Riflessioni del giorno



IL SIMBOLO E' LA QUALITA' DI OGNI COSA

"Il simbolo è la qualità di ogni cosa, in quanto questa è strettamente connessa con il Verbo che la fonda; e il mito, fatto di "cose" viventi e respiranti, è il racconto che parla dell'uomo interiore - anch'egli legato a Dio di cui è l'immagine - a partire dai materiali pieni d'animo, propri dell'uomo esteriore.
Scoprendo questa dimensione dinamica e liberante dell'esistenza, sfuggivo a quel sistema costringente che mi soffocava per vivere l' "istante" in tutta l'estensione della sua verticalità. Non l'ho mai più abbandonato; e mi si è rivelato come l' "IO SONO", il santo NOME ebraico YHWH, che anche Cristo afferma d'essere: "Prima che Abramo fosse, IO SONO".
Fu stupendo scoprire, al di là del tempo storico, quest'altro tempo che mi consentiva di cancellare dalla nostre banalizzanti traduzioni l' "in principio" classico e riduttivo dell'inizio della Genesi come del Vangelo di Giovanni. Be-re'sit, il "principio" che apre i due libri è presente in noi in ogni istante della nostra vita; è l'immagine divina, fondatrice di Adam, essendo d'altro canto l'Adamo l'umanità intera, voi ed io, e ogni essere umano, carico del "seme" segreto. [....]
Compresi pure che la forma stessa del corpo umano era significante, che i nomi degli organi e delle membra manifestavano una funzione segreta, come se il corpo intero fosse una lingua e, nella gioia o nel dolore, avesse un linguaggio. Quando si ha a che fare con il dolore, la medicina ufficiale sa togliere il male senza avere tenuto conto del messaggio, e quest'ultimo si farà sentire ancora o in modo diverso, essendo stato il problema solo rimandato ma non veramente risolto.
Scoprii il ruolo essenziale del malato che diviene responsabile davanti al suo sintomo. Il corpo umano è chiamato infatti a raggiungere il proprio modello, il che vuol dire che è programmato dentro una precisa finalità: fare di noi degli uomini, poi degli déi. Bloccare il processo di questo programma significa ingenerare la malattia.
Per il momento la nostra umanità nel suo insieme non capisce tali cose; si trova ancora allo stadio animale corrispondente allo stato confusionale del "sesto giorno" della Genesi; identificata con l'esterno delle cose, non ha idea alcuna dell'interno, retto tuttavia da leggi che ignora e che dunque trasgredisce; da ciò derivano tante sofferenze!"
(Annick de Souzenelle - ll simbolismo del corpo umano)




IL PENSIERO DELL'EQUILIBRIO 


"Il pensiero dell'equilibrio ci assilla.
Fragile bipede che disegna la sua traiettoria sullo sfondo del vuoto interstellare, l'uomo moderno esce dal bozzolo delle tradizioni, si avventura, posa imprudentemente la punta dei piedi sui fili tesi della scienza, della tecnologia e del materialismo. 
Viene preso allora da una vertiginosa angoscia, non solo quella di cadere da così in alto, o quella che coglie "l'anima senza tana", o ancora quella che nasce dalla permanente oscillazione che ritma la sua marcia aleatoria. Ancora di più: l'angoscia di non poter controllare le fluttuazione, spianare le sinusoidi fino a ottenere la linea retta.
La modernità, in una certa maniera, sarebbe precisamente questo: credersi liberati dalle alternanze che costituiscono le leggi naturali: scaldarsi d'inverno, climatizzarsi d'estate, per vivere  sempre  a temperatura uniforme; cancellare le polarità che si attraggono, e annullare così ogni movimento parassita, fonte di empirismo e di insicurezza nell'esistenza individuale, o nel confronto dei sistemi sociali.
L'immagine geometrica del progresso storico rappresenta bene questo desiderio: la traccia idealmente rettilinea che taglia lo spazio in diagonale verso futuri migliori è un diagramma che bandisce ogni oscillazione e tende alla continua identità con se stesso. 
"Essere equilibrato" assume qui dei significati che si riuniscono in una configurazione molto attuale: "essere in buona salute", "bastare a se stesso", "essere autonomo", "accettarsi", ecc.; curiosamente l'espressione può allo stesso tempo sottolineare un ripiegamento su se stessi o una mentalità da "vincente".
Ma l'obiettivo rimane sempre sottrarsi al movimento che rende fragili, impedisce di "mantenere" la propria linea di condotta, e l'attenzione a non deviare diventa presto paura del cambiamento e di ciò che esso modifica in un'omeostasi acquisita pazientemente.
Sembra che lo stato di equilibrio parta da tutt'altro atteggiamento, si radichi nel lasciarsi andare, nell'abbandono delle rigidità dell'io. Paradossalmente lo si scopre quando diventa evidente che vivere consiste nel passare miracolosamente da squilibri spontanei a squilibri consentiti, alla ricerca di una stabilità capace di includere le variazioni in una totalità più vasta che dia loro un senso. Detto altrimenti, da un punto di vista frammentario, analitico, l'esistenza appare come una successione di impulsi divergenti; ma, dal punto di vista della globalità, questi segmenti si collegano in un movimento ciclico: a volte in alto, a volte in basso, a sinistra o a destra, questo è il precario equilibrio umano.
Così, da una successione di apparenti disequilibri, nasce un percorso che conduce a costruire il vero equilibrio."

(F.N.E.Y. - Hatha Yoga - L'Equilibrio in piedi - dalla prefazione di Ysé Masquelier)




NON PRENDERE NULLA IN MODO PERSONALE


"Qualunque cosa accada intorno a voi, non prendetela personalmente. Per usare un esempio che ho già fatto prima, se ti vedo per strada e dico: "Sei proprio uno stupido", senza neppure conoscerti, è evidente che non sto parlando di te, ma di me.
Se prendete le mie parole in modo personale, forse crederete di essere stupidi. Forse penserete: "Ma come fa a saperlo? E' chiaroveggente, oppure il fatto che sono stupido balza agli occhi di tutti?"
Prendete la mia frase in modo personale perché siete d'accordo con ciò che ho detto. Appena l'accettate, il veleno passa dentro di voi, intrappolandovi nel sogno infernale. Ciò che vi intrappola si chiama importanza personale: la tendenza a prendere tutto personalmente. Questa è la più grande espressione di egoismo, perché ci spinge a credere che tutto sia riferito a noi. 
Durante il periodo del nostro addomesticamento, impariamo a prendere tutto in modo personale. Pensiamo di essere responsabili per ogni cosa. Io, io, io, sempre io!
Nulla di ciò che fanno gli altri è a causa nostra. Ognuno vive nel proprio sogno, nella propria mente, in un mondo completamente diverso da quello in cui viviamo noi. Quando prendiamo qualcosa in modo personale, crediamo che gli altri sappiano cosa c'è nel nostro mondo e cerchiamo di imporre il nostro punto di vista sul loro. [....]
Quando prendete le cose personalmente vi sentite offesi e la reazione è quella di difendere le vostre convinzioni, creando conflitti. Rendete grande qualcosa che di per sé è piccolo, perché avete bisogno di avere ragione e di dimostrare che gli altri sbagliano. Anche voi trasmettete le vostre opinioni e anche per voi vale il fatto  che qualunque cosa facciate, qualunque emozione provate, si tratta di una proiezione del vostro sogno personale, di un riflesso dei vostri accordi.[....]
Create un intero film nella vostra mente, un film di cui siete registi, produttori e protagonisti. Tutti gli altri sono personaggi secondari, perché si tratta del vostro film.
Il modo in cui lo guardate dipende dagli accordi che avete preso con la vita. Il vostro punto di vista è personale. Quindi, se vi arrabbiate con me, so che state affrontando voi stessi. Vi arrabbiate con me perché avete paura e io sono soltanto un pretesto.
Se non avete paura è impossibile che vi arrabbiate con me, o che mi odiate. Senza la paura è impossibile essere gelosi o tristi.
Se vivete senza paura, se amate, non c'è posto per quel tipo di emozioni. Se non provate emozioni negative, è logico che vi sentiate bene e quando state bene, tutto intorno a voi è buono e vi fa sentire felice. 
Amate tutto ciò che vi circonda perché amate voi stessi e vi piace il vostro modo di essere. Siete felici del film che state producendo e dei vostri accordi con la vita. Vi sentite contenti e in pace. Vivete in uno stato di beatitudine dove ogni cosa è meravigliosa. In questa beatitudine, fate l'amore tutto il tempo con tutto ciò che percepite."
(Don Miguel Ruiz - I quattro accordi)



UN AMORE NON E' UN AMORE SE NON SI DONA


Da qualche tempo qualcuno tra voi tende una mano verso il cielo. Sono i vostri primi gesti di offerta. Un'offerta timida, quasi incredula, indecisa, ancora carica di egoismo o di sfiducia con cui un essere offre, anche se per un attimo, il proprio modo di vivere per il bene di tutti. In questi confusi gesti è già in potenza lo spirito del nuovo piano di coscienza.

Dal cielo, come immediata risposta, viene dato il desiderio di vita e di cose nuove e, soprattutto, la coscienza del proprio egoismo. Questo pesante, sordo egoismo che fa credere ai padri, ai politicanti e a chi detiene anche una piccola porzione del potere sugli altri, di essere nel giusto, e fa credere ai figli ribelli, alle masse silenziose e agli sfruttati di essere giustificati nella loro ribellione. Ognuno di voi, dimentica, sempre più facilmente, di trovarsi nella posizione ottimale, nonostante tutto, e che la realtà è la vostra lotta verso voi stessi, non verso gli altri.

Qualcuno fra voi, da qualche tempo, prova sentimenti confusi, come echi di una comprensione di cose che vengono percepite in uno stato di sogno, echi che vengono da lontano o dal di fuori della vostra realtà. Voi non potete spiegare queste cose agli altri uomini. Potete soltanto indicarle simbolicamente a coloro che pure le hanno cominciate a provare. Sono i vostri contatti con ciò che sta per venire, che vi preparano allo sviluppo dell'intuizione. State per svegliarvi.

Agli altri, a coloro che vi giudicano, vi criticano e che parlano sfacciatamente male di voi, proclamandosi vostri amici o che sono vostri parenti, va ricordato che una campana non è una campana finché non suona; una canzone non è una canzone finché non viene cantata: UNA VITA NON E' UNA VITA SE NON VIENE VISSUTA; UN AMORE NON E' UN AMORE SE NON SI DONA.

(Bernardino del Boca - La Voce degli Zoit)

LA VOCE DELLA SORGENTE NASCOSTA

La voce
della sorgente nascosta,
la linea delle piante,
l'ombra scura delle montagne
tra le nubi e la nebbia
sono lo stesso incantesimo:
tutto è voce del creatore,
che parla nel silenzio.


(Rabindrananth Tagore - Sfulingo)


L'APPRENDIMENTO


Ci sono due modi di imparare. Nel primo, si raccolgono informazioni; c'è qualcuno che ti dice quali concetti ti saranno utili e come funziona il mondo. Poi inserisci i dati nel tuo computer e reciti il ruolo appropriato. Questo concetto si accorda bene a questi altri concetti?
Eppure il modo migliore di imparare non avviene attraverso un calcolo di informazioni. Imparare è fare scoperte, fare uscire quello che c'è in noi. Quando facciamo scoperte, portiamo alla luce le nostre potenzialità, i nostri stessi occhi, per trovare il nostro potenziale, per vedere cosa sta succedendo, per scoprire come possiamo fare espandere la nostra vita, per trovare i mezzi che abbiamo a disposizione affinché ci aiutino a fronteggiare le situazioni difficili. 
Qualsiasi speculazione sulle cose, qualsiasi tentativo di ottenere informazioni e assistenza da un aiuto esterno, non produrrà un'autentica maturazione. 
Chi lavora con me deve continuamente prestare attenzione al momento presente. "Sto sperimentando questo; adesso sento questo; adesso non ho più voglia di lavorare; adesso sono annoiato." 
Da questo punto si può procedere, discernendo che cosa, nell'esperienza presente, è accettabile per te, quando vuoi scappare, quando sei determinato a tollerare te stesso, quando senti che stai soffrendo e così via. L'abilità di vedere davvero è salutare, e il mondo si svela di conseguenza.

(Bruce Lee - Il Tao del Dragone)


LO SCOPO VERO DELLA VITA

Il vostro scopo è quello di vivere
allineati con quello che c'è,
 così che nulla di quello che fate
sia un mezzo per un fine,
ma sia un fine in sé.


(Eckhart Tolle - Il senso vero della tua vita)



NELLA MIA VITA HO AMATO

Nella mia vita
ho amato, cuore e anima,
luci ed ombre della terra.
Questo amore senza fine
ha fatto udire
la voce della speranza
nell'azzurro del cielo.
E rimarrà nella felicità
e nel dolore più profondo,
rimarrà in ogni gemma
e in ogni fiore,
nelle notti primaverili ed estive.
Ho messo l'anello di nozze
alla mano del futuro.
(Rabindranath Tagore - Sfulingo)



IL NOSTRO INEVITABILE INCONTRO CON L'INFINITO

Arrabbiarsi con gli altri
significa dare importanza 
alle loro azioni ed è imperativo 
porre fine a questo modo di sentire.
Le azioni degli uomini non possono
essere così importanti
da mettere in secondo piano 
la sola scelta possibile: 
il nostro inevitabile incontro con l'infinito.


(Carlos Castaneda - La Ruota del Tempo)


L'ESPERIENZA DI TUTTE LE ESPERIENZE
Un guerriero 
deve coltivare la percezione 
di avere tutto il necessario
per quel bizzarro viaggio 
che è la vita.
Ciò che conta per un guerriero
è essere vivo. 
La vita di per sé 
è sufficiente e completa
e ha in sé la sua giustificazione.
Di conseguenza si può dire, senza
peccare di presunzione, che
l'esperienza di tutte le esperienze 
è essere vivi.


(Carlos Castaneda - La Ruota del Tempo)



IL FLAUTO SILENZIOSO

Spero di non possedere mai,
Né di essere posseduto.
Non aspiro più al paradiso,
Soprattutto non temo più l'inferno.
Il rimedio alla mia sofferenza 
L'avevo in me fin dall'inizio,
Ma non l'ho preso.
Il mio malessere proviene da dentro,
Ma non l'ho considerato
Fino a questo momento.

Ora mi accorgo che non troverò mai la luce
Se, come una candela, non divento il mio stesso combustibile
Consumando me stesso.


(Bruce Lee - Cord's closing speech nel copione di The Silent Flute Bruce Lee Papers)

IL BOSCO CI SI INFITTISCE INTORNO
[...] Entriamo e il bosco
ci si infittisce intorno
profondo, insondabile
privo di direzioni, spazio angusto
e illimitato
evade la penetrazione dello sguardo
catturato da zolle erbose,
distese d'erica
ceppi e rocce che affiorano
in cedevolezze invitanti
sicchhé dolce 
è sottrarsi alla strada
e perdersi nel verde


(C.N. Schluz - In "La Danza degli Alberi" di Marcus Parisini)


IL MISTICISMO CELTICO


"Il misticismo è il praticare una connessione diretta e individuale con le forze divine dell'universo, dell'unità con esse. 
Il beneficio di questa pratica è una migliore conoscenza del mondo, un senso di scopo, la comprensione di avere il proprio posto nella creazione e, ovviamente, una migliore conoscenza di sé stessi. Quest'ultima conoscenza è importantissima per il primo basilare insegnamento di ogni tradizione misterica matura: "conosci te stesso".
La frase fu scritta sopra l'entrata dell'Oracolo di Delfi. Il filosofo Schopenhauer disse che forma la base e il punto di partenza di qualunque tipo di conoscenza.
L'esplorazione e scoperta delle meravigliose altezze e oscurità del Sé, la sua relazione con le altre grandi forze del'universo, il modo in cui la ricerca stessa tende a trasformare il cercatore, è ciò che chiamiamo misticismo.
Ma allora cos'è dunque specifico del misticismo celtico? 
Sia nell'antica letteratura che nei revival moderni, ciò che troviamo è un romanticismo caratterizzato dalla quasi adorazione delle arti e della musica, dalla destrezza dei guerrieri e dalla natura selvaggia. [....]
E' una spiritualità che prevede l'abitare la Terra in sinergia con essa, con il mare, con il cielo. Le necessità umane non vengono ignorate poiché è una spiritualità delle tribù e delle famiglie, di potere personale e giustizia sociale.
Ma pone l'umanità in un contesto globale; non esiste l'immagine dell'esser umano come padrone e regolatore del mondo. L'accolito della spiritualità celtica non è un signore della terra, ma è un amante della Terra. E infatti il Druidismo è una spiritualità che celebra la bellezza e la divinità dell'amore.
I tempi sono maturi dunque per una rinascita delle tradizioni spirituali collegate alla Terra. Come qualunque altra spiritualità del mondo, le tradizioni della Terra conducono direttamente e inevitabilmente alla riconnessione con l'ambiente, minacciato da inquinamento, distruzione delle risorse, estinzioni di massa e riscaldamento globale. 
E questo non in virtù di un comandamento di un Dio distante e separato dal mondo, bensì perché l'immensità e la bellezza del mondo sono la manifestazione della gloria di quel Dio. Inoltre la saggezza della erra guida il cercatore a riconoscere e godere delle bellezze del mondo come un'esperienza sacra che gli spetta di diritto."
(Brendan Cathbad Myers - I Misteri del Druidismo)




LETTERA AD UNA FIGLIA
Quando proposi la teoria della relatività, pochissimi mi capirono,
e anche quello che rivelerò a te ora,
perché tu lo trasmetta all'umanità,
si scontrerà con l’incomprensione e i pregiudizi del mondo.
Comunque ti chiedo che tu lo custodisca per
tutto il tempo necessario, anni, decenni,
fino a quando la società sarà progredita abbastanza
per accettare quel che ti spiego qui di seguito.
Vi è una forza estremamente potente per la quale
la Scienza finora non ha trovato una spiegazione formale.
È una forza che comprende e gestisce tutte le altre,
ed è anche dietro qualsiasi fenomeno
che opera nell'universo e che non è stato ancora individuato da noi.
Questa forza universale è l’Amore.
Quando gli scienziati erano alla ricerca di una teoria unificata dell'universo, dimenticarono la più invisibile
e potente delle forze.
L’amore è Luce, visto che illumina chi lo dà e chi lo riceve.
L’amore è Gravità, perché fa in modo
che alcune persone si sentano attratte da altre.
L’amore è Potenza, perché moltiplica
il meglio che è in noi, e permette che l’umanità
non si estingua nel suo cieco egoismo.
L’amore svela e rivela. Per amore si vive e si muore.
Questa forza spiega il tutto e
dà un senso maiuscolo alla vita.
Questa è la variabile che abbiamo ignorato per troppo tempo,
forse perché l’amore ci fa paura,
visto che è l'unica energia dell’universo che l’uomo
non ha imparato a manovrare a suo piacimento.
Per dare visibilità all’amore, ho fatto una semplice
sostituzione nella mia più celebre equazione.
Se invece di E = mc2 accettiamo che l’energia per guarire il mondo
può essere ottenuta attraverso
l’amore moltiplicato per la velocità della luce al quadrato,
giungeremo alla conclusione che l’amore è
la forza più potente che esista, perché non ha limiti.
Dopo il fallimento dell’umanità nell’uso e il controllo
delle altre forze dell’universo,
che si sono rivolte contro di noi, è arrivato il momento
di nutrirci di un altro tipo di energia.
Se vogliamo che la nostra specie sopravviva,
se vogliamo trovare un significato alla vita,
se vogliamo salvare il mondo e ogni essere senziente che lo abita,
l’amore è l’unica e l’ultima risposta.
Forse non siamo ancora pronti per fabbricare una bomba d’amore,
un artefatto abbastanza potente da distruggere tutto l’odio,
l’egoismo e l’avidità che affliggono il pianeta.
Tuttavia, ogni individuo porta in sé un piccolo ma potente generatore d’amore la cui energia aspetta solo di essere rilasciata.
Quando impareremo a dare e ricevere questa energia universale, Lieserl cara,
vedremo come l’amore vince tutto,
trascende tutto e può tutto, perché l'amore è la quintessenza della vita.
Sono profondamente dispiaciuto di non averti potuto esprimere
ciò che contiene il mio cuore,
che per tutta la mia vita ha battuto silenziosamente per te.
Forse è troppo tardi per chiedere scusa, ma siccome il tempo è relativo,
ho bisogno di dirti che ti amo e che grazie a te sono arrivato all'ultima risposta.
Tuo padre Albert Einstein


(Albert Einstein - Nel Fiore della Vita - La sua lettera per la figlia Lieserl)



L'ESSENZA DELLA MUSICA

"Quando l'uomo vive nell'elemento musicale, vive in un'immagine della sua patria spirituale. In tale immagine l'anima trova la sua massima elevazione, l'intimo rapporto con l'elemento primordiale umano.
Per questo la musica agisce tanto a fondo anche sull'anima più semplice. L'anima più semplice sente nella musica l'eco di ciò che ha sperimentato nel devacian, si sente nella sua patria. Sente così ogni volta la certezza di provenire da un altro mondo.
In base a questa intuitiva conoscenza, Schopenhauer assegnò alla musica quella posizione centrale fra le arti, affermando che nella musica l'uomo percepisce il battito del cuore della volontà del mondo.
L'uomo sente nella musica l'eco di ciò che vive pulsando nell'intimo delle cose e che è così fortemente apparentato con lui stesso. Poiché i sentimenti sono l'intimo elemento dell'anima, affine al mondo spirituale, e  poiché l'anima ha nel suono l'elemento nel quale propriamente si muove, essa vive perciò in un mondo in cui non sono più presenti gli intermediari corporei dei sentimenti, eppure i sentimenti stessi vivono ancora.
Il modello della musica sta nello spirito, mentre i modelli per le altre arti si trovano nel mondo fisico. 
Quando ascoltiamo musica, sentiamo benessere perché i suoni si accordano con quel che abbiamo sperimentato nel mondo della nostra patria spirituale.

(Rudolf Steiner - L'Essenza della Musica)

TAO 



Il Tao, di cui si può parlare,
non è l'eterno Tao;
Il nome, con cui si può chiamare,
non è l'eterno nome.
Senza un nome, 
è il principio del Cielo e della Terra.
Con un nome,
è la Madre di tutte le cose.
Senza il desiderio,
si percepisce l'indefinibile;
con il desiderio,
si percepisce il limite.
I due punti, gli stessi in origine, 
hanno solo nomi diversi.
L'identità si chiama mistero,
mistero del mistero,
ecco la porta dell'indefinibile.

(Tao Te Ching - IL Libro della Via e della Virtù - Lao Tzu)




AWEN


"Nella tradizione britannica del druidismo, awen è una parola gallese tradotta poeticamente come "sacra ispirazione". Letteralmente significa "spirito che fluisce" ed è l'essenza della vita, l'energia creativa che scorre attraverso le correnti e le maree del vivere.
E' la gorgogliante acqua di nascita della sorgente, la passione dell'amore, la risata selvaggia del vento. E' stata interpretata come il "delirio poetico", è l'energia che passa tra l'artista e la musa. 
Nella percezione druidica, dove il mondo è vitale e vibrante di energia e di saggezza del sacro, ed è intessuto e colorato, formato dalla creatività dello spirito, awen scorre come essenza del rapporto tra spirito e spirito.
Awen è il tocco degli dei del cielo sulla terra, e la terra che si apre, dando risposte; è il bacio del fulmine, l'esplosione del concepimento, l'eruzione della germinazione.
E' la carica elettrica del riconoscimento da anima ad anima.
Riconoscendo il sacro, onorando lo spirito con meraviglia e rispetto, noi cominciamo a formare un rapporto, che sia con la montagna, con un albero, con la luna o con un altro essere umano, lentamente comprendendo il potere del nostro stesso spirito mentre la nostra percezione dello spirito davanti a noi aumenta e si chiarisce. 
Il rapporto ha a che fare con l'estendersi, e, essendo aperti, a permettere all'energia di un altro di toccarci, da spirito a spirito, e a rispondere.
Questo scambio di energia sacra è un'esperienza di estasi e di chiarezza, che ci influenza nel corpo, nel cuore e nell'anima. E' la comunicazione di awen, una condivisione dell'essenza della vita. 
Qualcuno potrebbe dire che questa è una definizione dell'amore.

(Emma Restall Orr - Rituale)



RIFLESSIONI

"Al livello del presente, l'uomo trova il suo vero viso, e può vivere la sua misura d'eternità. Nella sua dimensione cristica, egli esce dal tempo pur restando nel tempo; l'istante è il punto cruciale dell'uomoLa maggior parte degli esseri lo rifiuta perché è la cosa più difficile di tutte da vivere. Legato per essenza all'eternità, il presente è portatore d'assoluto."

"Abbiamo contratto, in occidente, la sterilizzante malattia di imprigionare le nostre conoscenze-informazioni nell'intelletto e di usarle solo per ispessire sempre di più i muri della nostra prigione, dove rannicchiarci con illusorie sicurezze."

"Da un capo all'altro della salita, bisognerà entrare nell'intelligenza di Dio che si fa ostacolo all'uomo affinché l'uomo divenga dio."

(Annick De Souzenelle - Il simbolismo del corpo umano)



LA VITA NASCE DAL MISTERO




"Da giovane, pensavo che la vita si potesse
svolgere secondo le mie speranze e le mie

aspettative. Ora so che la Via si snoda come un

fiume, sempre mutevole, sempre avanti, sempre

attratta verso Dio, verso il Grande Oceano 

dell'Essere. I miei viaggi mi hanno fatto capire

che è la Via stessa che forma il guerriero, che

ogni cammino conduce alla pace e ogni scelta

alla saggezza. E che la vita nasce, e nascerà 

sempre, dal Mistero."



(da: "I viaggi di Socrate" di Dan Millman)

IL CIELO E L'INFERNO

"Gli venne in mente una storia che gli aveva raccontato alcuni mesi prima il suo maestro, forse proprio in attesa di quel momento.  Gli aveva parlato di un giovane samurai, gonfio di orgoglio e collerico, che uccideva chiunque gli arrecasse anche la minima offesa. Erano tempi in cui i samurai si facevano le loro leggi da soli e il suo comportamento era considerato normale.

Ma un giorno, dopo un'altra inutile uccisione, mentre ripuliva la spada dal sangue e la rimetteva nel fodero, il giovane samurai ebbe l'improvviso timore che gli dèi disapprovassero il suo comportamento e lo scagliassero all'inferno. Spinto dal desiderio di saperne di più sull'aldilà, si recò nell'umile capanna di un maestro zen di nome Kanzaki. Si tolse la katana in segno di rispetto, la posò a terra, si inchinò profondamente e disse: "Vi prego, maestro, parlatemi del cielo e dell'inferno".

Il maestro zen guardò il giovane samurai e sorrise, poi il sorriso si trasformò in una risata sarcastica, come se il samurai avesse detto una colossale stupidaggine. Puntandogli contro il dito e continuando a ridere, Kanzaki disse: " Zotico ignorante! Osi interrogare me, un maestro di saggezza, sul cielo e sull'inferno? Non sprecare il mio tempo, sei troppo stupido per capire queste cose!"

Il Samurai sentì il sangue montargli alla testa. Se fosse stato un altro ad apostrofarlo così, l'avrebbe ucciso all'istante, ma si trattenne e ingoiò gli insulti.
Il maestro Kazaki non aveva finito: "E non le capirebbe nessun membro del tuo lignaggio di zotici e ignoranti".

Era troppo. Il samurai afferrò la katana, balzò in piedi e sollevò la spada sulla testa del maestro.

Tranquillamente, Kanzaki disse: "Ecco le porte dell'inferno".

La mente del samurai si illuminò e capì che cos'era l'inferno: non un regno dell'aldilà, ma qualcosa che appartiene a questa stessa vita. Cadde in ginocchio, lasciò andare la spada e s'inchinò profondamente: "Maestro, avrete sempre la mia gratitudine per quello che mi avete insegnato. Vi ringrazio sentitamente".

Kazaki sorrise e disse: "Ecco le porte del cielo".

(Dan Millman - La vita di Socrate - La vera storia del guerriero di pace)







ALLA RICERCA DELLA SACRALITA' PERDUTA




Ancor oggi si sente dire che il medico "è come un missionario", che fare il medico è un po' come portare avanti un messaggio in particolare odore di santità....
Si attribuiscono al mestiere sanitario delle qualità particolari, tali da far di un uomo un vero e proprio eroe, portatore di arcani segreti, intermediario con il trascendente, mago e soprattutto infallibile. Si diventa così in breve tempo mezzi uomini e mezzi dei, rivestiti di luccicanti e invincibili armature, adorni di uno splendore tale da far invidia ad ogni Cristo in mandorla.

In realtà, il processo che porta alla creazione di un siffatto stereotipo è vecchio come il mondo ed è altrettanto indispensabile per mantenere un equilibrio sociale accettabile.  L'eroe è sempre presente in ogni tempo ed è colui che incarna i desideri e le speranze della massa. Raramente si parla al plurale (è successo per i Fantastici Quattro... ma probabilmente la società che li ha creati era enormemente in crisi...), e, ogni volta che compare, si tratta di porre rimedio a qualche evento nefasto che ha colpito la comunità. Giunge come il deus ex machina del teatro greco, ovvero la soluzione al problema, la luce nelle tenebre. Una necessità dunque creata dall'uomo per mantenere un equilibrio, per scongiurare la vittoria del male, il trionfo del caos, la minaccia per l'integrità del gruppo.

La malattia da sempre è concepita come deviazione dalla via maestra, un fatto negativo che si inserisce nel normale svolgimento dei fatti di tutti i giorni. Ecco che a questo punto ben si inserisce il fattore di riequilibrio, il guaritore, colui che sa. Ma cosa conosce questo incredibile personaggio? Conosce le leggi che regolano l'universo, conosce la volontà degli dei, ma soprattutto intende il funzionamento del corpo umano: ha ben chiara la correlazione fra il sintomo e l'organo affetto dal morbo ed è questa semplice legge di causa - effetto che rende chi la conosce simile alla divinità. [....]
Conoscere l'uomo, aver chiaro "come funziona", questa è la vera sapienza, la chiave del potere...

Oggi purtroppo il mondo scientifico ha creato una vera e propria spersonalizzazione della medicina, facendo dei medici dei meri tecnici  del sintomo, e soprattutto la diffusione della cultura a 360 gradi senza controllo (mi riferisco al terribile ruolo assunto dalla rete informatica dove non esiste alcuna possibilità di garantire qualità) ha svuotato il guaritore di quell'alone di misticismo che lo rendeva veramente capace di compiere grandi cose.

Oggi siamo entrati nell' "era della salvezza", l'era dell'immortalità, periodo storico caratterizzato da una vera e propria negazione della  malattia, negazione della debolezza,, negazione dell'uomo quale  creatura naturale. Si sviluppa il mito della medicina salvifica per cui la morte è sempre conseguenza di errore ed arrivare a 90 anni è ancora troppo poco... si è perso di vista il ruolo dell'umanità come grosso recipiente in continua evoluzione, fatta di esseri finiti e destinati per loro natura a morire. 

Ma la morte non è un evento né positivo né negativo: è uno dei momenti indispensabili per la salvaguardia della specie. Se soltanto per un momento fosse possibile fermare i nostri sogni e desideri di immortalità per com-prendere veramente cosa siamo, ecco che l'uomo scoprirebbe una nuova meraviglia : sé stesso nelle sue straordinarie qualità. In un ipotetico mondo fatto di uomini consapevoli ci sarebbe molta più serenità rispetto allo spasmodico e arrovellato mondo odierno fatto di negazione dell'uomo medesimo. [...]

(Sandy Furlini  - Prefazione a "Medicina Sacra" di Massimo Centini) 

LA DANZA DEGLI ALBERI - 2 -





"Ascoltare la foresta che germoglia piuttosto che l'albero che cade", queste belle parole di Hegel parlano di conoscenza intuitiva del cosmo, di mistero, di quel fremito ineludibile di crescita che è cospirazione d'amore, silenzioso, di cui nessuno parlerà mai nella nostra società dell'immagine e della rappresentazione esteriore di tutto ciò che è esteriore e frivolo.

Un tempo gli uomini scrivevano poesie  sugli alberi e le foreste, la bellezza della terra veniva ritratta da pittori viaggiatori e grandi camminatori, in quadri che parlavano di neve, acqua, nuvole e popolazioni sterminate di faggi o querce.

Oggi la natura è vecchia e malata. Nei giornali si legge che sta deperendo, che è stata tradita, che ha abbandonato le grandi città, e che è stata vessata da burocrati, schiacciata dagli industriali ingordi e violentata dagli agricoltori sempre più impotenti per le conseguenze imprevedibili dell'effetto serra.

L'albero della conoscenza del bene e del male è ormai solo un ramo nudo; e l'uomo vi è seduto sopra e lo sta segando!
Io non sono uno scienziato né un biologo, ma un sognatore e non vedo ostacolo alcuno affinché sempre più uomini si riempiano le mani, le tasche e il proprio cuore di semi di speranza; che sempre più persone di buon senso si nutrano di parole poetiche, come quelle di Montale: "Leggere i segni contorti dei rami sul lenzuolo infinito blu cobalto come un essenziale alfabeto..."

Pranzare ogni giorno con cibo di speranza, preparato da tanti uomini e donne che si sentono parte della natura, e non superiori ad essa. Come le donne indiane del "Chipko Movement" che abbracciano gli alberi per salvarli dalle motoseghe; o la tribù  dei Bishnoi, sempre dell'India, un popolo di sei milioni di "guardiani della terra" che danno la vita  per salvare la loro terra, abbracciati anche loro alle piante.

Oppure la bella storia di Jiulia Hill, detta farfalla", che per difendere centinaia di sequoie millenarie della California settentrionale, ha scelto di vivere su una di esse, chiamata "luna", a novanta metri da terra, senza scendere per più di un anno, e vincendo così la battaglia contro i taglialegna. [.....]

E ancora, apprendere notizie incoraggianti sul rallentamento della deforestazione: nel mondo, negli ultimi quindici ani, le aree boschive sono cresciute in ventidue dei cinquanta paesi con grandi foreste e in Italia, pochi sanno che negli ultimi vent'anni la superficie boschiva è aumentata del ventuno per cento, con inoltre iniziative ammirevoli, come a Roma, dove il sindaco si è impegnato a far piantare cinquecentomila nuovi alberi ogni anno.

Non è forse arrivato il momento di non cercare più, ma bensì di trovare con urgenza e responsabilità, senza psicosi da fine dl mondo o fanatismo da ecofobia, qualcosa che non sia sporcato dal mondo e viverlo?

Giocare sull'altalena di parole, terra, radici, e piantagioni di giovani alberi; parole di acqua, di sole e semina di speranza di spazi illimitati, reinventati, dove i bambini possano toccare e abbracciare gli alberi, e giocare a piedi nudi su prati di erba coperti di rugiada.

(Marcus Parisini - La Danza degli Alberi)



LA DANZA DEGLI ALBERI - 1 -



[...]Disegnare gli alberi mi ha condotto alla verticalità: con gli occhi ho seguito le righe di vita del tronco fino al cielo, poi con la matita ho raccontato questo ponte tra terra e infinito, e ogni albero solitario si è offerto al mio salire.

Un camminare con lo spirito non più in senso orizzontale, non più soltanto per raccogliere i frutti della loro generosità, castagne come noci, ma verticale, obbligato così a vedere la crescita paziente e faticosa, simile a quella umana, dove il protendere i rami come le braccia al sole rispecchia il più antico modo per nutrirsi di vita.

Vedere il volto di questi meravigliosi soggetti immutati da millenni è disegnare, un atto della mente; accarezzare un tronco è un impulso del cuore. Fra le due cose insieme un inizio di conoscenza, un'esigenza "contemplativa" per imparare ad amare la natura e la bellezza, non l'unica, ma la mia.

Questa forma di apprendimento spirituale dell'uomo dall'albero è antica, un desiderio di evasione verso il cielo, una sua nostalgia innata. Gli alberi crescono e si modellano cercando la luce, e noi non vorremmo tendere a fare altrettanto?

Ma dobbiamo imparare ad attendere ed ascoltare, e quali maestri migliori troviamo in un bosco! E' con la curiosità e con l'umiltà che dovremmo porci davanti ad essi, perché, anche se tutti conoscono la funzione vitale, indispensabile, che hanno le piante per la nostra respirazione, e tutti sanno perché noi respiriamo, forse bisognerebbe conoscere un nuovo modo per respirare, e non solo perché esistiamo, ma perché noi esseri umani inspiriamo anche con lo spirito, la mente ed il cuore, oltre i nostri polmoni, il corpo.

E l'albero, un bosco, appaga tutti questi bisogni, perché senza bellezza, forse non meriterebbe alzarsi al mattino. Passeggiare immergendoci nel mondo silvestre, ci unisce alla danza cosmica di nascita, crescita e morte della vita.

Questo sentimento di unità con la natura, con la terra, questa idea di comunanza e unità degli esseri, il dialogo con questa amica d'infanzia dell'uomo, potrebbe colmare il vuoto di estraneità che oggi noi tutti viviamo.

Occorre recuperare un rapporto spirituale, una forma di alleanza sacra, un linguaggio remoto, certamente utopico, fatto di immagini ed emozioni, in cui le parole "separazione" e "distruzione" non hanno più radici, perché la razionalità non appartiene all'amore.

Sì, perché per non distruggere è essenziale saper amare, e quest'arte si impara con la pazienza, con la calma e nel silenzio, come osservando un albero che negli anni cresce e si sviluppa in forza e bellezza.
(Marcus Parisini - La Danza degli Alberi)




COME IN ALTO COSI' IN BASSO
La vita non può essere sinonimo di coscienza, in quanto già il linguaggio differenzia mancanza di coscienza e morte. La vita non consiste neppure nella materia, perché soltanto le espressioni della vita si rendono visibili nell'ambito della materia. 
La vita è per l'uomo il più grande dei misteri.

Se già l'anima è ignota alla scienza, ancora più lo è la vita nel suo autentico significato. La scienza è in rapporto semplicemente con i suoi effetti materiali, ma la vita in sé stessa non la conosce. L'uomo non può produrla e non può distruggerla. La vita è una qualità che sfugge completamente ai suoi approcci.

Ognuno conosce per sentito dire la classica tripartizione: corpo, anima e spirito. La filosofia ermetica insegna che lo spirito è vita. La vita (spirito) contrariamente all'anima è impersonale, anonima. C'è soltanto uno spirito, una vita. Quando lo spirito agisce attraverso di noi, allora si vive. Terminata la "vita terrestre" si conclude semplicemente questo rapporto, ma la vita non viene affatto distrutta. C'è un solo spirito e quindi anche la vita dentro di noi rappresenta un'unità, è la "scintilla divina" che esiste in ogni essere vivente.

L'uomo, come qualsiasi altro prodotto della natura, consiste di corpo, anima e spirito. Egli vive sé stesso come unità e chiama questa unità "io". Considerando bene, ci si rende conto che già l'unità corporea "uomo" si può suddividere in altre "unità". Come per esempio gli organi. Altrimenti non si potrebbe distinguere un cuore da un fegato. Questa funzionalità individuale presuppone però che ogni organo abbia una coscienza individuale. Questo pensiero può parere insolito, dato che noi attribuiamo sempre solo a noi stessi una coscienza.  La maggior parte degli uomini è disposta a concedere una coscienza al proprio cane, sebbene la coscienza del cane sia indubbiamente diversa da quella dell'uomo. Attribuire una coscienza ad una mosca appare però già più problematico, anche se vien fatto di chiedersi come mai si debba operare una simile distinzione. Tutto ciò che si evolve vivendo e mostra una sua individualità, ha una coscienza, anche se noi abbiamo difficoltà a entrare con la nostra coscienza in quella di altre forme diverse di vita.

Bene o male, dobbiamo concedere anche ai nostri organi questa coscienza. Il fegato sente sé stesso come unità e individualità chiusa in sé stessa. Il suo compito è solo quello di compiere le sue prestabilite funzioni di fegato, altrimenti l'individualità uomo, ad esso preposta e in cui esso fegato è integrato, ne soffrirebbe.

Se analizziamo più da vicino l'individuo fegato, ci imbattiamo in dualità. Essa vive, può riprodursi, possiede quindi senza dubbio una sua coscienza, sente di esistere. Il suo compito è quello di essere in tutto e per tutto una "cellula epatica". 

Se questa situazione non la soddisfa e anzi scopre un desideri personale di libertà, si trasforma  in cellula tumorale, in quanto abbandona l'ordine prestabilito. L'uomo che si trova ad avere in sé queste cellule anarchiche, non se ne rallegra di certo, anzi cerca di eliminarle per garantirsi la propria esistenza.

Come la cellula  in quanto individuo è parte dell'individuo maggiore costituito dall'organo, e l'organo a sua volta è parte dell'individuo uomo, così anche l'uomo è parte di un'unità maggiore.
L'uomo è soltanto una cellula di u organismo che chiamiamo pianeta terra.

Come tutti i pianeti, anche la terra ha un'intelligenza individuale e possiede non solo un corpo, ma anche una coscienza. Se questo non avvenisse, non avremmo un corpo planetario intatto, bensì un cadavere di pianeta. Come un corpo umano morto va in decomposizione, così va in decomposizione anche il corpo di un pianeta morto, come per esempio avviene nella cintura di asteroidi.

[...] Anche un pianeta è soltanto un organo di un essere vivente più grande, il sistema solare, e così via. Se l'uomo considera un po' questo ordine, si rende ben presto conto che egli stesso, in quanto cellula, deve adempiere soltanto ad un compito, cioè compiere il servizio che gli è stato affidato nell'universo. Deve fare il possibile per essere una cellula il più possibile utile, allo stesso modo che lui si aspetta lo siano le cellule del suo corpo; altrimenti lui stesso diventerà una cellula tumorale di questo mondo. Se egli abbandona volontariamente l'ordine per assaporare la sua malintesa libertà, non dovrebbe meravigliarsi di venire eliminato. Perché: 

Come in alto, così in basso.

(Thorwald Dethlefsen - Il Destino come Scelta)




TIME IS ON MY SIDE: SISTEMA SOLARE 
E SINCRONICITA' COSMICA

Fin dai tempi più antichi gli uomini hanno proiettato sé stessi - i propri pensieri, la propria identità, i propri desideri - fuori di sé, e nulla è più fuori di sé del cielo lontano, che per riflesso, per analogia, diventava l'immagine interna della loro mente, infinita nella sua possibilità di spaziare, conoscere e immaginare, luminosa a volte, oscura e tenebrosa quando il buio notturno invece trionfava.

Nulla nel cielo è più potente e imperioso del Sole, che determina le stagioni e detta i tempi e i ritmi di ogni cosa vivente. Il Sole era dunque, fin dai tempi più antichi, la vita stessa e l'uomo vivente era per sé, in quanto vivo, un Sole altrettanto imperioso e potente, nel suo essere centro di sé stesso. 

L'identità, l'Io, la centralità di un Sé individuale che si impone, non possono che accogliere il cerchio luminoso, caldo e accecante del Sole come simbolo dell'uomo, di ogni singolo uomo.

E il Sole è l'uomo perché l'uomo è luce. E il Sole esiste perché gli occhi dell'uomo che si aprono ne accolgono la luce, e la luce esiste solo perché gli occhi e la pelle e il midollo dell'uomo la accolgono, ne sono l'ineludibile possibilità di esistere.

Il Sole è l'uomo e l'uomo è Sole, nessuno può dire davvero dove finisce uno e comincia l'altro. Questa identificazione viene sintetizzata da un simbolo, il più importante della costruzione linguistica astrologica.

Tutto ciò che attorno al Sole ruota, nella proiezione della mente che legge sé stessa fuori di sé, è ciò che attorno alla centralità del Sole individuale ruota. Sensazioni, intuizioni, pensieri, progetti, passioni, strategie, modelli, ruoli, compiti, l'incontro con altri uomini, la loro conoscenza, la possibilità di comunicare con loro.

Il sistema solare è il simbolo attivo dell'uomo nella sua solarità centrale e centrata, ma anche nelle sue varie espressioni, d'azione e e comunicazione esterna e di interiore e intimo conoscersi. 
(Marco Pesatori - Urano e la cerimonia del tè)


POESIA ANONIMA



Dopo un po' impari la sottile
differenza fra tenere una
mano e incatenare un'anima

E impari che l'amore non è
appoggiarsi a qualcuno
e la compagnia non è sicurezza

E inizi a imparare che i baci
non sono contratti
e i doni non sono promesse

E cominci ad accettare le tue sconfitte
a testa alta e con gli occhi aperti
con la grazia di un adulto,
non con il dolore di un bambino

E impari a costruire le tue strade oggi
perché il terreno di domani 
è troppo incerto per fare piani

Dopo un po' impari che 
il sole scotta
se ne prendi troppo

Perciò pianti il tuo giardino
e decori la tua anima
invece di aspettare 
che qualcuno ti porti i fiori

E impari che puoi davvero sopportare
che sei davvero forte 
e che vali davvero






IL CUORE MIO

Il cuore mio vuole innalzarsi 
in mezzo al cielo
come una stella,
nella propria gioia come un fiore
vuole fiorire verso il cielo.
Nella notte profonda, salito in cielo, 
vuole mirare in ogni direzione,
perdersi in mezzo alle stelle
e cantare felice.


(Rabindranath Tagore - Sissu - Massime per una vita armoniosa)





PREGHIERA


Che la vita si crei, respiri, metta radici sulla terra. 
Che la natura abbia un ordine, rechi la vita e segua il suo ciclo.
Che nasca un uomo fornito d'intelletto, costruisca una civiltà e protegga la terra;
che si diffondano amore, gratitudine e pace.


(Masaru Emoto)





E QUESTA NOSTRA VITA

E questa nostra vita, priva
di un pubblico rifugio, trova
lingue negli alberi,
libri nei ruscelli che scorrono
sermoni nelle pietre, 
e il bene in ogni cosa.


(William Shakespeare)

VI E' UN INCANTO NEI BOSCHI SENZA SENTIERO

Vi è un incanto nei boschi 
senza sentiero. Vi è un'estasi sulla
spiaggia solitaria. Vi è un asilo
dove nessun importuno penetra,
in riva all'acqua del mare 
profondo; e vi è un'armonia
nel frangersi delle onde.
Non amo meno gli uomini,
ma più la natura. E in questi
miei colloqui con lei io mi libero
da tutto quello che sono
e da quel che ero prima
per confondermi con l'universo.
E sento ciò che non so esprimere
e che pure non so
del tutto nascondere.


(G. Byron - in "L'anima del lupo" di Marcus Parisini)





E IO HO IL VENTO NEL CUORE
E io ho il vento nel cuore,
e con la tempesta corro nei cieli carichi di pioggia;
salgo e scendo, sfreccio rapido fra le fole che si intrecciano
in mille gorghi e spirali.
E io ho il sole nel cuore,
e con i raggi sinuosi mi lascio scivolare fino a terra;
mi immergo nella calda luce e sprofondo nel culmine del volto sorridente
dove la dolce carezza m'acquieta.
E io ho la pioggia nel cuore,
e con gli scrosci divento acqua ridente;
cado quand'essa cade e in rivoli mi addentro nei meandri oscuri,
fra le pieghe di Madre Terra.
E io ho la terra nel cuore,
profumata pelle di chicchi di roccia;
sono pietra dura e sabbia fine, zolla fertile ed erba tenera
e con risa di frane corro lungo le montagne.
E io sono aria nel cuore, 
e sono fuoco nel cuore;
sono acqua,
e sono terra nel cuore.


(Tail Na Bridé - Eryr Nemeton)




I VENTI DELLA VITA

"L'uomo inventò dio per paura, quindi il problema non è dio, ma la paura"
(U.P. Krishnamurti)

Colui che si adatta alla propria natura tende a persistere, colui che va contro la sua essenza finisce prematuramente.
Gli esseri viventi affrontano un vento costante, un'opposizione permanente e sostenuta nel loro deambulare nell'esistenza: è il vento della vita. Castaneda lo chiamava "la tumbadora" e sosteneva che tutti gli esseri viventi fossero continuamente ed indiscriminatamente colpiti da palle di "fuoco" lanciate contro le nostre bolle di energia.
Quando queste palle di fuoco trovavano una fessura, il picchiettio persistente continuava finché non rompevano la bolla. Così vedevano la morte i veggenti della sua stirpe. L'immagine, inquietante, mi sembra tuttavia molto descrittiva.

Il vento della vita, a volte martellante, a volte tormentoso, ci sfida continuamente come individui, mettendo in discussione la nostra visione di noi stessi, dei nostri desideri e dei nostri obiettivi. Configurare la nostra struttura di fronte a questo vento significa prendere posizione davanti alla vita stessa.

Mantenere spiegate le nostre vele in pieno temporale è stupido, quanto mantenerle ammainate con un buon vento di poppa. Non tutti siamo lo stesso tipo di veliero; i nostri alberi non hanno la stessa capacità o portata, la nostra chiglia non ha la stessa robustezza, ma alla fine tutti possiamo decidere quando issare o meno le vele, tutti possiamo dirigere coscientemente il timone. In sostanza è questa la libertà, non qualsiasi altra cosa.

Quando gli esseri viventi vivono in sintonia alla loro natura, stanno con naturalezza adottando ed adattando la migliore delle posizioni di fronte ai venti della vita. Quando in modo artificioso ci impegniamo in un'altra struttura o posizione rispetto alla nostra, l'attrito cresce a causa della resistenza creata ai venti del divenire, e ciò ci condurrà presto o tardi alla calamità."
(Alfredo Tucci - Il Guerriero Sacro)







LUCE O EGO?
"Il tema principale de Il fuoco dal profondo è ciò che Castaneda chiama "La Consapevolezza dell'Essere". Uno degli elementi essenziali di questa consapevolezzza è che noi siamo campi di energia, o "uova luminose". [...]
Non è difficile comprendere che tutto ciò che facciamo richiede energia. Nessun atto può essere realizzato senza possedere l'energia necessaria per eseguirlo, si tratti di correre la maratona, di interrompere una vecchia abitudine, o semplicemente di alzarsi dal letto.
Allo stesso tempo, benchè ogni persona possieda dell'energia, nella vita della gente comune  questa è già completamente utilizzata nelle azioni abituali, determinate per ognuno dal proprio passato.
In altre parole, tutta l'energia della persona si trova già investita nell'ambito del conosciuto e non resta nessun exta per abbordare l'ignoto. Se vogliamo intraprendere qualcosa di veramente nuovo, che non si trovi tra quello che già facciamo attualmente, avremo bisogno di energia "libera", cioè disponbibile, per farlo.
Questa è la ragione dell'enorme difficoltà che l'uomo comune incontra quando vuol cambiare, o creare situazioni o risultati distinti da quelli che costituiscono la "normalità" della vita. Non ha energia disponibile.
D'altro canto chi, come guerriero, intraprende il cammino della conoscenza, è necessariamente interessato a tutto ciò che concerne l'energia. Sa che il viaggio verso l'ignoto e tutti i cambiamenti che dovrà realizzare dentro di sè, richiederanno non solo un alto livello di energia, ma anche che una congrua parte di essa sia "disponibile". Perciò egli regola tutto ciò che fa in base all'energia.
Questa è una parte del segreto degli esseri luminosi: siamo energia e tutti i nostri atti comportano un acquisto o una perdita della nostra forza vitale. Il guerriero sa che ogni azione fortifica o indebolisce la sua energia e quindi diventa estremamente attento alla natura dei suoi atti, nei quali cerca sempre l'impeccabilità. 
L'impeccabilità non è altro che l'uso ottimale dell'energia.
La chiave del problema è che se smettiamo di percepirci come un ego e accettiamo di essere un campo di energia, questo non solo ci spingerà a cambiare il nostro modo di vedere la realtà, ma anche il nostro modo di comportarci all'interno di essa. 
Mentre come ego siamo costretti a realizzare un'enorme quantità di azioni orientate alla difesa o alla riaffermazione dell'ego medesimo, come campi di forza dovremo dedicare la nostra attenzione al modo in cui utilizziamo la nostra energia, per accrescerla o diminuirla.
Per cui le nostre azioni si orienteranno verso l'uso adeguato dell'energia, che è anche il marchio del guerriero: l'impeccabilità.
Vediamo un esempio semplice e concreto: il caso di un uomo che vive una situazione in cui il suo ego si sente frustrato e reagisce con irritazione perchè la cena non era pronta quando lui è arrivato a casa dal lavoro. Come ego si sentirà offeso, giacchè l'ego esige che gli si renda culto e che venga preso per vero tutto ciò che lui si racconta su sè stesso.
Quindi griderà e minaccerà la moglie, cercando in lei l'accettazione del fatto che l'importantissimo ego di suo marito merita di essere trattato con più considerazione. Se ci riesce, lei piangerà, chiederà perdono o preparerà la cena in fretta e furia, dicendo con ciò all'ego (e non alla persona reale) di suo marito: "Sì, credo che tu esista e sia reale e credo inoltre che tutto ciò che mi racconti e ti racconti su te stesso sia vero".
E' evidente che questo accade perchè, ogni volta che l'ego si scontra con il fatto che la realtà esterna non lo conferma - cosa che accade di continuo - inizia a dubitare di essere reale e si sente minacciato.
Quind cerca,, con i mezzi di cui lo ha dotato la sua storia personale, di manipolare la realtà e le persone che lo circondano, per obbligarle ad ammettere la sua esistenza. 
Per raggiungere lo scopo s'irriterà, si offenderà, si deprimerà e potrà persino minacciare di suicidarsi per ottenere la conferma desiderata. Solo così riesce ad autoingannarsi e a credere di esistere, benchè in fondo sappia benissimo di essere una massa specifica di nulla.
E poichè di fatto sa di non avere una sostanza concreta, cerca incessantemente conferme dall'esterno. Vuole cioè che altri esseri umani - i quali abitualmente saranno occupati a fare lo stesso - lo accettino e agiscano come se l'ego in questione esistesse e costituisse la persona reale.
Niente di tutto ciò può accadere se agiamo in base alla conoscenza di quello che veramente siamo: campi di energia
Se l'uomo dell'esempio precedente percepisse se stesso come un campo di forza, procederebbe in modo diverso, tenendo in considerazione innanzitutto l'uso ottimale dell'energia.
Saprebbe che l'irritazione consuma un'enorme quantità di energia senza apportare nulla eccetto debolezza, cattiva salute e cattiva qualità della vita e irritarsi quindi non sarebbe un uso  adeguato nè desiderabile della propria energia.
Così, invece di permettersi uno spreco inutile, valuterebbe le diverse scelte a sua disposizione. Ad esempio aspettare con calma che gli preparino la cena, opure aiutare lui stesso a prepararla."  

(Victor Sanchez - Gli insegnamenti di Don Carlos)





CANTARE E' NATURALE

Il canto precede il linguaggio strutturato, accompagna il ciangottio dei bambini, i borbottii del neonato. Diventa filastrocca, compagno di giochi, fratello del movimento. Canta il quotidiano. Esprime i nostri stati d'animo e le nostre emozioni. Vi sbarazza del peso delle parole, trasformandole in suoni più significativi, più diretti.
Calma la paura, l'ansietà. Conferisce struttura alla personalità dandole dei punti di riferimento. Si trova in perfetta unione con gli eventi importanti della vita. E' il prezioso ausiliario del ricordo poichè spesso ad una canzone si associa un avvenimento importante.
Stabilisce il dialogo. Lo ristabilisce nell'individuo afasico, chiuso, ripiegato su se stesso. Stimola le vostre energie, radicandovi alla terra e collegandovi al cielo. E' colui che vi inizia. E' a tal punto lo specchio di voi stessi che vi rivela i vostri limiti, i vostri conflitti.
Da parte vostre vi è dunque accettazione o rifiuto, e l'atto cantato diviene più difficile. A maggior ragione lo è quando si alllontana dal campo dell'intuizione. Lo analizzate, lo paragonate agli altri. L'educazione vi è passata, con la sua sequela di valutazioni, esperienze e repressioni, di fatti pedagogicamente corretti o errati. Allora ve ne fate una ragione, perchè siete convinti di essere stonati, di avere una voce poco armoniosa o troppo debole.
Non osate liberare la vostra voce, uscire da voi stessi. Chi vi circonda vi ha consolati da quell'opinione molto diffusa che non siete dotati per la musica, che era meglio tacere che scalfire l'orecchio musicale, l'orecchio assoluto che regna con un certo accademismo sul vostro spazio vitale.
E' giunto il momento di proiettare il vostro Io sonoro, di affermarvi!
A tale scopo occorre cancellare tutto questo passato ingombrante fatto di ricordi dolceamari dei corsi musicali a scuola, dei dettati musicali. Il panico che vi assaliva quando, dopo il segnale del la del diapason, cercavate invano di aprirvi una strada attraverso quell'accozzaglia di suoni che si scontravano sul vostro pentagramma. Era un suono acuto, quello? Oppure più grave? Un accordo? 
E fino a che punto il "treno" dell'orecchio musicale aveva deragliato? Un rumore rotto e confuso copriva il dispotico diapason e, senza punti di riferimento, vi bilanciavate sul ritmo di misure ripetute che vi pervenivano come ondate anarchiche. Eravate come il novello studente di informatica che tenta di decifrare il suo programma. Poi giungeva l'ora della prova della voce davanti ai vostri chiassosi compagni. Con le gote arrossate, dalla vostra bocca non usciva che una terribile voce, quel dispettoso e zoppicante suono che faceva tanto ridere tutta la classe.

Creare il proprio spazio per cantare

Se vi riconoscete - poco o molto - in questo ritratto, ora nulla deve restare di tutto ciò nella vostra memoria. Bandite dalla vostra mente qualsiasi traccia di questo fastidioso passato. In questo èpreciso istante tutto viene cancellato. Create mentalmente il vostro spazio vergine e visualizzate una luce molto delicata in fondo alla vostra gola, come una presenza che veglia sui vostri canti futuri.

(Philppe Barraqué - La voce che guarisce)


IL CAMBIAMENTO DELLE ENERGIE


L’osservazione cosciente di sé provoca sensibili modifiche nel carattere e nel comportamento. Le innovazioni rituali e le cerimonie trasformano il corpo del praticante. Una rigorosa “igiene di vita” si rende allora necessaria, se non altro per arginare, canalizzare e controllare il potente flusso delle energie e la carica delle emozioni.

Ogni sorta di energie prendono possesso, se così si può dire, dello spirito e del corpo. Energie telluriche, cosmiche, organiche, astrali o eteriche, karmiche, divine, egregoriche, ed è talvolta difficile ritrovarsi, tanto sono multiple  e varie le forze vive che ci attraversano. Così la coscienza dell’adepto deve mantenersi sempre in stato di vigilanza, diventare come un albero o una sentinella dell’invisibile.

La coscienza, come il corpo, deve tenersi costantemente in verticale. La nozione di verticalità è fondamentale nella pratica delle arti marziali.

L’evoluzione spesso imprevedibile delle nostre energie si conforma alla nostra attitudine di “vegliante” immobile, di guerriero impassibile, osservatore e attento.

E’ in effetti nel cuore di questa apparente immobilità, al centro del ciclone, dei giochi mobili del samsara, che noi possiamo veramente crescere, sbocciare e “lavorare”.

La volontà partecipa di questa trasformazione. “Abbandonare la presa” non ha niente a che vedere con nessun genere di rassegnazione. L’osservazione cosciente di sé modifica poco a poco le mancanze intrinseche. Ci si avvicina impercettibilmente a una sicura perfezione. Non c’è alcun orgoglio nel constatare questa evidenza. L’importante è lavorare, mettere in moto le energie e le potenze del corpo cosciente e avanzare verso la luce di una conoscenza trascendentale.

Quando l’essere si accinge a “rischiarare” i labirinti del suo pensiero, si riavvicina alla natura e ai segreti dell’universo.

Il corpo si vede come un sistema che equilibra le percezioni. La coscienza del corpo unifica i contrari. La memoria si svela ai limiti del sonno. Il senso ultimo di ogni istante contiene già in sé l’eternità. La creazione delle energie passa per il corpo che si “alchimizza”.

Le preghiere sono lo spirito di una “tensione verticale” che cancella il dolore del periplo terrestre. Gli arcangeli e gli angeli sono forze primordiali. La loro dimensione resta nascosta, salvo in rari casi di intervento. Se lo spirito ha creato questa luce celestiale – nulla è creato in verità perché tutto è nato attraverso lui – è per meglio impregnarsi di un calore essenziale, ritrovare le radici di una fonte ancestrale, bere alla sorgente del Fuoco Divino questa luce pura che viene dall’Alto.

La sorgente ultima delle energie viene direttamente dall’Increato. Il pensiero coordina il miracolo delle forme. Si impara infatti a dirigere le emozioni nel cuore del mondo fenomenico. Ciò fa risorgere le energie più profonde, che arrivano da un corpo immemorabile, dagli abissi oscuri della coscienza.

L’insieme delle energie vitali forgiano il senso e la sostanza. Lo spirito osserva l’evoluzione delle più banali apparenze. Ma lo spirito non può nulla senza la sostanza inferiore. Le pulsazioni dell’universo, all’interno del nostro spirito, manifestano la presenza di un principio essenziale. E’ in questo senso che il pensiero diventa esso stesso un’energia, con tutto quello che questo implica di vera potenza operativa, di processi microscopici, di linee di forza e di tensione.

Colui che pensa il superamento e lo vive nella sua carne, incarna una necessità solida quanto l’universo.

La pura coscienza delle energie muove la presenza delle passioni e dei sogni. L’essere si fonde nel reale, nella sua magia fenomenica. Lì è la sorgente di tutte le visioni, delle emozioni e dei pensieri.

Con una meditazione “sottile”, come ce la insegnarono i Druidi, è possibile attraversare i giochi fluttuanti dei fenomeni, sperimentare l’origine delle parole essenziali e trasformare i nostri rapporti con la potenza delle energie.


 
(Marc-Louis Questin - ABC de la Méditation druidique)

GAIA


"Noi, moderni e insensibili abitanti del pianeta Terra, siamo il risultato di un esperimento molto complesso che ci ha allontanati anni luce dalla radice della vita, portandoci a sviluppare in forma eccezionale le strutture cerebrali del razionale.
E' oggi consueto sottolineare il paradosso che intercorre tra l'enorme sviluppo tecnologico e l'altrettanto gigantesco sconquasso ambientale che la tecnologia ha prodotto: volevamo creare un paradiso, ma, come apprendisti stregoni, abbiamo evocato le forze del caos.
Tra imperativi consumistici e paure da fine millennio possiamo però intravvedere una via diversa. E' la direzione della ricomposizione, dell'integrazione sincretica di occidente e oriente, di passato e presente. E' la sapiente tessitura della smisurata e disorganizzata banca dati della storia umana al fine di elaborare il senso dell'umanità e della vita, elaborati all'interno di un nuovo livello evolutivo. La strada passa sicuramente attraverso quei canali percettivi che ci possono ancora portare in sintonia con la Terra, che ci fanno sentire che è un'entità viva, attraverso un ritrovato e rimotivato contatto che porti la nostra specie ad una nuova relazione con il pianeta. [.....]
Nello sforzo di superare il limite tipico della scienza contemporanea, la specializzazione, Lovelock, tra il 1968 e il 1973, afferma che "l'evoluzione delle specie e quella del loro ambiente sono strettamente legate tra loro e costituiscono un unico, indivisibile processo. [.....]
Si chiede Lovelock: " Perchè le ricerche sul pianeta sono state separate dalla spietata divisione delle scienze in discipline separate, in studi con il paraocchi? 
I geologi hanno cercato di convincerci che la Terra è solo una palla di roccia inumidita dagli oceani; che solo un esilissimo strato di aria la isola dal vuoto assoluto degli spazi; e che la vita è solo un incidente di percorso, un passeggero tranquillo che ha chiesto un passaggio alla nostra palla di roccia nel corso del suo viaggio nello spazio e nel tempo.[.....]"
Lovelock sintetizza l'ipotesi del pianeta vivo in un nuovo modello e ribattezza la Terra con l'antico nome di Gaia, la Terra Madre, la più antica divinità greca. [...]
"Non abbiamo difficoltà a pensare" afferma Lovelock "che entità superiori come le persone umane siano costituite da un complesso gruppo di comunità cellulari collegate tra loro. Troviamo facile considerare una nazione o una tribù come un'entità costituita dalle persone che la compongono e dal territorio che occupano. Ma che dire di grandi entità come gli ecostistemi e Gaia? 
Fu necessario osservare la Terra dallo spazio per darci il senso di un vero pianeta vivo, su cui gli organismi viventi, l'atmosfera, l'oceano, le rocce, si uniscono tra loro per formare quel tutto unico che è Gaia".
(Gianfranco Mancardi - Silvio Palombo
 Gaia, l'intelligenza che abita la Terra)
 
LA STORIA DEI TRE MONACI CHE RIDONO


"Ecco la storia dei tre monaci che ridono. I loro nomi non vengono ricordati perchè non li rivelarono mai a nessuno, per cui in Cina sono conosciuti semplicemente come i tre monaci che ridono.
Costoro non facevano altro che ridere: entravano in un villaggio, si mettevano in mezzo alla piazza, e iniziavano a ridere.
Piano piano altre persone venivano contagiate da quella risata, finchè si formava una piccola folla, e il semplice guardare quelle persone faceva scoppiare a ridere tutti i presenti.
Alla fine tutti gli abitanti venivano coinvolti dalla risata collettiva. A quel punto i tre monaci si spostavano in un altro villaggio.
La risata era la loro unica predica, il solo messaggio. Non insegnavano nulla, nel senso letterale del termine: si limitavano a creare quella situazione.
Erano amati e rispettati in tutta la Cina: nessuno aveva mai fatto sermoni simili. 
Essi comunicavano che la vita dovrebbe essere solo e unicamente una risata.
E non ridevano di qualcosa in particolare: si limitavano a ridere, come se avessero scoperto lo "scherzo cosmico".
Quei monaci diffusero gioia infinita in tutta la Cina, senza usare una sola parola.
Con il tempo invecchiarano e uno di loro morì. Prima di morire aveva detto ai suoi amici: "Ho riso tanto nella mia vita, che nessuna impurità si è accumulata vicino a me. Non ho raccolto polvere: la risata è sempre giovane e fresca. Per cui, non mi lavate e non cambiatemi le vesti".
Per rispetto, dunque, non gli cambiarano l'abito. E quando il corpo fu posto sulla pira, all'improvviso si accorsero che nei vestiti aveva nascosto dei fuochi artificiali. Pim, pum, pam! L'intero villaggio si mise a ridere, e i due monaci rimasti dissero: "Furfante! Ti sei fatto l'ultima risata!".

(Gianni Ferrario - Ridere di cuore. Il potere terapeutico della risata)


 
LA NUBE
 La Nube mi disse : Io svanisco.
la Notte disse : Io sprofondo dentro l’aurora infuocata.
Disse il Dolore: Io rimango ai tuoi piedi in profondo silenzio.
Io muoio nella pienezza, mi disse la Vita.
La terra disse: Le mie luci baciano i tuoi pensieri ogni momento.
I giorni passano, disse l’Amore, ma io ti attendo.
La Morte disse: Io spingo la barca della tua vita
attraverso il mare.

Rabindranath Tagore         (da Fruit-Gathering, n.LIV) 


 
LA GIOIA DI ESSERE

"L'infelicità o la negatività sono una malattia sul nostro pianeta. Ciò che l'inquinamento è a un livello esterno, la negatività lo è a uno interiore.

Si trova dappertutto, non soltanto è presente nei luoghi nei quali la gente non ha a sufficienza per vivere, ma anche dove ce n'è più che abbastanza. 
Vi sorprende? No. Il mondo del benessere è ancora più profondamente identificato con la forma, maggiormente perso nel contenuto, più intrappolato nell'ego.

La gente crede di dipendere da ciò che accade per la propria felicità, il che sarebbe come dire, di dipendere dalla forma. Non si rende conto che gli avvenimenti sono la cosa più instabile dell'universo. Cambiano costantemente. 

Le persone vedono il momento presente definito da qualcosa che è accaduto, ma non avrebbe dovuto accadere, o da qualcosa che non è accaduto, ma avrebbe dovuto invece accadere. 
Perdono così la pofonda perfezione che è inerente alla vita stessa che è già qui, sempre, e che è dietro a ciò che sta o non sta accadendo, dietro la forma.

Accettate il momento presente e troverete quella perfezione che è più profonda di qualunque forma, e che non è sfiorata dal tempo.
La gioia dell'Essere, che è la sola vera felicità, non può arrivarvi da nessuna forma, da nessun possedimento, acquisizione, persona o evento, non può arivarvi da nessuna delle cose che accadono. 

Quella gioia non può mai arrivare. Proviene dalla dimensione senza forma che è dentro di voi, dalla cocienza stessa, che è una cosa sola con chi siete.

 (Eckart Tolle - Un nuovo mondo)


 
IL MI E IL MA' 
o l'interno e l'esterno delle cose

"[...] Come far ritrovare a chi sta "in basso" l'immagine di ciò che è "in alto" e la strada che conduce al suo modello?
I diversi miti di creazione che l'umanità ha trasmesso con le sue grandi correnti tradizionali riferiscono di questi  "in alto" e "in basso" nati da una separazione (nel senso di distinzione) nel seno di un'unità iniziale.
[...] Dio distingue la luce dalle tenebre, il giorno dalla notte, poi l'uomo dalla donna, ma, soprattutto, dalle acque originali Mayim distingue "le acque che sono sopra il firmamento" dalle "acque che sono sotto il firmamento" (Genesi 1, 6-7), acque che la tradizione ebraica chiama rispettivamente mi e ma'. [...]
Simbolicamente possiamo dire che il mi è il mondo dell'unità archetipale non manifesta e il ma' quello della molteplicità manifestata ai differenti livelli di realtà.
La radice mi troverà il corrispondente greco nella radice mu che presiede alla formazione delle parole che illustrano il mondo degli archetipi, come "chiudere la bocca", "tacere", "essere iniziato". Ogni iniziazione è una introduzione sulla via che lega il mondo manifesto a  quello dei suoi archetipi; essa si compie nel silenzio. 
Il mito è la storia che rende conto della vita degli archetipi. Le nostre parole murmure, muto, mistero, derivano dalla stessa radice.
La radice ma' è la radice-madre di tutte le parole significanti la manifestazione (come materia, materno, matrice, mano, etc.). Ogni elemento del ma' è l'espirazione del suo corrispondente nel mi."

(Annick De Souzenelle - Il Simbolismo del Corpo Umano)



 
IL POTERE DEL CUORE
  
"Cìò che bisogna sapere è che, anche nelle sue funzioni fisiche, il cuore è realmente l'organo della pace. Ma poichè esso è indipendente dalla volontà personale e dalle facoltà cerebrali, il suo ruolo magistrale è misconosciuto dalla maggior parte degli uomini, i quali non considerano che il suo ruolo meccanico e paralizzano le sue possibilità.

Non si può dare al cuore la preponderanza necessaria senza conoscere il suo straordinario potere. Lasciamo parlare su questo tema un esperto cardiologo:

"A dire il vero, il regno del cuore, con le sue vie di distribuzione, ovvero i vasi, comprende l'intera estensione dell'essere vivente nel tempo e nello spazio...
Il cuore è impegnato in un gioco misterioso di equilibrio con l'organismo intero, ben al di là dei vasi e delle loro pressioni mutevoli.... Per correggere una rottura di equilibrio o i misfatti di una lesione, dispone di notevoli modi di compensazione consacrati da millenarie esperienze. L'eredità ci ha trasmesso questa Saggezza del cuore. Essa è, in noi, un dono della specie...

Il cuore possiede un'attitudine a riparare i danni che possono colpirlo, senza che per un solo istante si esaurisca la sorgente di energia che è in lui.
E' a giusto titolo il simbolo di un dono inesauribile.

Nella pratica della cardiologia abbiamo dovuto riconoscere che il cuore ha un potere quasi illimitato di conservare la vita, tanto che può usare liberamente delle sue risorse naturali e applicare i suoi stratagemmi. [...]
Ma troppo spesso, in effetti, le disgraziate interferenze della psiche, soprattutto quella dell'angoscia, trasformano il corso degli avvenimenti in una catastrofe.

Molte volte si è visto un cuore robusto, appena alterato nella sua struttura, 
cedere sotto la prova di una crisi acuta di ansia e soccombere in poche ore. Sotto il colpo della tempesta emotiva crolla tutto il meraviglioso edificio delle difese omeostatiche trasmesse con la Saggezza del cuore, dall'inizio dei tempi".

Le esperienze probanti di questo saggio cardiologo confermano questa affermazione della potenza reattiva del cuore alle malattie che possano colpirlo e ugualmente le sue possibilità di rifacimento delle lesioni vascolari, se una disposizione tranquilla e fiduciosa gli permette di agire senza ostacoli. [...]

La conoscenza dei poteri del cuore è indispensabile alla pratica della via di mezzo, affinchè essa raggiunga la preponderanza della sua influenza.
Questa via è un bilanciamento continuo fra l'egoismo dell'Io e l'altruismo del Sè. Il Cuore solo può realizzare questo prodigio di equilibrio, attraverso la sua posizione mediatrice tra il temporale e il non temporale, fra  l'organismo mortale ed il suo archetipo immortale.

L'alternanza del suo movimento (dilatazione - contrazione) è l'immagine perfetta di questo bilanciamento fra i due poteri, di cui il personale deve divenire cosciente, per essere trasceso dall'impersonale.

Non bisogna dunque mai operdere di vista nè l'uno nè l'altro di questi obiettivi: anzitutto risvegliare, con un'attenzione costante, la Coscienza dell'Io, affinchè essa illumini a sua volta la nostra coscienza cerebrale sulla mutevolezza dei nostri impulsi emotivi o razionali; nello stesso tempo prendere coscienza, con la mediazione, del gioco vitale delle nostre funzioni organiche, lontani da ogni preoccupazione medica o psicanalitica.

Ma quando il nostro Io cosciente è risvegliato, bisogna sottometterlo al controllo della nostra Coscienza spirituale e non permettergli di applicare il suo potere a scopi egoistici: come un cane da caccia che, avendo "puntato" la selvaggina, deve reprimere il desiderio di inseguire il proprio premio.

Ora, per  ottenere questa abnegazione dell'Io, bisogna potergli offrire una compensazione. Questa compensazione non può essere che una gioia superiore alle sue piccole gioie egoistiche.

Questa Gioia è la Luce che rischiara ogni nuova tappa del cammino; è l'entusiasmo che risulta da ogni risveglio della Conoscenza, è l'ardore provocato dalla rottura di una catena, poi di un'altra catena, fino alla rottura del guscio dell'Io, quando l'azione continua della Presenza finisce per vincere le resistenze e attirarla alla Luce."
 (Isha Schwaller de Lubicz - L'apertura del cammino)




 

ORIENTAMENTO INTERIORE

Sia attraversato il mare fertile,
fertili siano le montagne allineate.
Allineata sia la foresta piovosa.
Piovoso sia il fiume di cascate.
Di cascate il lago di specchi d'acqua,
 di specchi d'acqua la collina di un pozzo...
Labor Gabhal


L'orientamento interiore inizia dentro di voi e si manifesta prima di tutto nel mondo in cui vivete. Con il tempo imparerete a viaggiare oltre i confini della coscienza quotidiana, ma ciò non sarà di alcuna utilità finchè non metterete in funzione la bussola interiore.

Se iniziate a percepire il mondo che vi circonda, di fronte e di dietro, a destra e a sinistra, sopra e sotto, incomincerete a sentire il vostro orientamento.
Per esempio, quando camminate, tenete la testa inclinata verso terra o all'insù per guardare il cielo? Scrivete con la destra o con la sinistra, o siete ambidestri? Siete in grado di guardare soltanto davanti a voi oppure riuscite a percepire anche ciò che sta dietro o a fianco?

Quando avrete risposto a queste domande, inizierete a sintonizzarvi con la bussola che lavora dentro di voi; così, attraverso lo studio dei metodi qui presentati, acquisterete consapevolezza di dimensioni al di là di quella in cui vi muovete solitamente.

L'importanza di questi viaggi nei mondi interiori non deve essere sopravvalutata; sono sì il mezzo che vi permette di raggiungere una vera comprensione del cosmo, però quando entrate nel Mondo Ultraterreno percepite non solo quella dimensione, ma anche il mondo di tutti i giorni in modo totalmente nuovo.

Dobbiamo imparare a vedere noi stessi chiaramente, ad abbandonare lo stato di "esilio" autoimposto nel quale viviamo per la maggior parte del tempo durante la vita cosciente.
E' nei regni interiori che sviluppiamo il rafforzamento spirituale che ci consente di entrare nelle dimensioni illimitate dello spazio interiore.

I Celti avevano una coscienza profonda dei mondi interiori. Qui presentiamo alcune brevi descrizioni, tratte da diverse fonti, che vi danno l'idea della meravigliosa ricchezza del Mondo Ultraterreno celtico.

La prima è tratta dagli scritti di Michael Comyn, un bardo irlandese del diciottesimo secolo; la seconda è ricavata da  una storia medievale di un grande eroe di Ultonia, Cuchulainn; la terza proviene dalle opere di Taliesin, il bardo gallese del sedicesimo secolo i cui lavori contengono molte indicazioni per la pratica dello sciamanesimo celtico.

Miele e vino abbondano ,
e  ogni altra cosa che l'occhio ha contemplato,
il tempo fugace non ti piegherà,
non vedrai morte nè decadimento.
Michael Comyn
Alla porta dell'est ci sono tre alberi di vetro color porpora,
Dalle loro cime uno stormo di uccelli
canta una dolce canzone prolungata...
All'ingresso della radura c'è un albero.
Dai suoi rami arriva 
una musica bella e armoniosa.
E' un albero d'argento, illuminato dal sole.
Brilla come oro.
The Sick-Bed di Cuchulainn

La mia sedia è a Caer Siddi,
dove nessuno conosce il peso dell'età o della malattia...
E' circondata da tre cerchi di fuoco,
fino ai confini della città arriva la marea dell'oceano.
Davanti ad esso sgorga una fontana fertile.
Il suo liquore è più dolce del miglior vino.
Taliesin 

Anche da queste citazioni potete sentire il vento del regno fatato alitarvi sul viso. Si dice che, per chi ha compiuto un viaggio in quel regno, l'unica cosa che desidera è di ritornarci, così bello è quel posto e così gioiose e ospitali sono le persone che vi abitano. Come sciamani avrete occasione di visitarlo spesso, portando con voi novità per il mondo esterno.

(John Matthews - Sciamanesimo Celtico)





L'ORO, CONDENSAZIONE DELLA LUCE SOLARE


"Se non lavorate con la luce, se non capite che cos'è la luce, non comprenderete nulla della vita.
Nella luce vi è tutto; essa è all'origine del mondo, è la causa dell'universo. 
La luce è uno spirito, uno spirito che viene dal sole... Ogni raggio è una forza straordinaria che va dovunque per penetrare la materia e lavorare su di essa. 
Se vi è un campo da appprofondire veramente, è proprio quello della luce: che cosa è veramente, come agisce e in quale modo noi pure dobbiamo lavorare con essa. 

Colui che abbanddona la luce col pretesto di aver troppe cose da sbrigare, di dover provvedere a guadagnar denaro,ecc., non si pone su un buon cammino.

Naturalmente, se gli esseri umani apprezzano e cercano tanto l'oro, ciò è causato dal fatto che nel subconscio conoscono un segreto di cui non riescono ad avere  un chiaro ricordo; quel segreto è che l'oro è una condensazione della luce solare, e che quella luce contiene la vita e la forza.

Bisognerebbe però che, prima di cercare l'oro, capissero quanto sarebbe più importante cercare la luce, poichè la luce costituisce la testa, mentre l'oro costituisce la coda; la luce è l'anima e lo spirito, e l'oro è il corpo

Se toccate il corpo senza toccare l'anima, non toccate nulla. Se possedete il corpo senza possedere l'anima, avete soltanto un cadavere. Inoltre è molto pericoloso voler possedere l'oro prima di possedere la luce.

Sapete bene che cosa succede a chi prende un serpente per la coda: si fa mordere. Occorre prendere il serpente per la testa, perchè solo così sarete fuori pericolo; poi potrà seguire la coda.

Concentratevi quindi sulla luce, amate la luce che è un simbolo di Dio stesso: riceverete qualche pagliuzza d'oro e, grazie a quelle pagliuzze, potrete ottenerne intere montagne.

Ma certo, guardate: i saggi, gli Iniziati, possiedono grandi quantità d'oro; se foste chiaroveggenti vedreste che sono circondati da un'infinità di particelle e di raggi d'oro.

Un Iniziato è avvolto in un'aura di luce, che è quell'oro vivo che gli alchimisti chiamano "l'oro potabile". Sì, perchè quell'oro può essere bevuto. E' come un fiume...

[....]L'oro deve essere bevuto, mangiato e assimilato anche interiormente sotto forma di idee e di pensieri, idee e pensieri fra i migliori, i più luminosi. Solo in quel modo si otterrà veramente dell'oro.

Purtroppo questo non è il modo di procedere della maggioranza degli esseri umani, che pensano solamente ad arricchirsi a tutti i costi e il più rapidamente possibile. 
Il risultato è che l'oro diventa uno schermo fra loro e gli altri, che vengono così visti soltanto come ostacoli da superare e concorrenti da eliminare; intanto diventano rigidi e crudeli, poichè nella loro mente quell'oro si è trasformato in uno schermo attraverso il quale non vedono più con chiarezza.
Questa è la sventura di coloro che hanno collocato l'oro nella loro mente.

Mi chiederete: "Ma allora, dove bisogna metterlo?" Nelle tasche, nella cassaforte, ma mai nella propria mente! Quindi non è bene pensare all'oro, nè desiderarlo, nè cercarlo, ma inserire nella propria mente solo la luce, la saggezza: solo così si potrà possedere l'oro, quello vero. [...]

Se invece amate l'oro più dela luce, sarrete ottenebrati e non vedrete più nulla con chiarezza. L'idea dell'oro e del denaro, una volta innestata nel vostro cuore e  nella vostra mente, assorbirà la vostra attenzione in misura tale da rendervi incapaci di vedere la bellezza, lo splendore e l'intelligenza della creazione.

Lo so che direte: "Ma che cosa ci state raccontando? Il denaro è indispensabile!" A chi lo dite! Lo so benissimo che non  si può farne a meno; soltanto non bisogna metterlo nella propria mente, non si deve eleggerlo a proprio padrone e nemmeno farne lo scopo della propria esistenza. 

Usarlo come mezzo, come strumento, come possibilità, sì, ma al servizio di un'ideale, di quell'ideale che deve essere la luce

Non permettete mai al denaro di diventare colui che vi comanda: è un servitore meraviglioso, ma un pessimo padrone, e non vi darebbe che consigli negativi, che vi farebbero allontanare dal Regno di Dio.

Pensate dunque soltanto alla luce, perchè la luce dona ricchezza (non denaro, ma ricchezza); è la luce che dà i poteri ed è sempre la luce a darvi pure il vero piacere. [...]

Ermete Trismegisto, il Maestro dei Misteri, disse: "Il sole è suo padre, la luna è sua madre, il vento l'ha portata nel suo ventre e la terra è la sua nutrice". 
Come vedete, il sole (il fuoco), la luna (l'acqua), il vento (l'aria) e la terra: i quattro elementi si sono uniti per produrre e nutrire quella luce, quella quintessenza che Ermete Trismegisto chiama Telesma e che offre al'Iniziato tutto il sapere e tutti i poteri."

(Omraam Mikael Aivanhov - La luce, spirito vivente)



 

LA VIA DEL SILENZIO
"Esiste una strana relazione tra l'interno e l'esterno, in ogni essere umano, e si fonda sul fenomeno per cui si cerca all'esterno quello che è dentro di noi, in quanto conosciamo meglio l'esterno, facilmente osservabile, mentre ci sono quasi del tutto sconosciuti gli immensi poteri latenti di cui siamo portatori.
Siamo scarsamente consapevoli di quanto condizioniamo la realtà con i nostri pensieri, con i nostri umori. Non ci rendiamo conto che andando in giro con degli occhiali verdi, vediamo tutto verde. Per il depresso, ogni cosa intorno a lui dice: DEPRESSIONE. Per l'innamorato tutto grida: FELICITA'.
Se potessimo essere sempre innamorati, anche senza una fidanzata, come potrebbe essere la nostra vita? 
Quando dico queste cose qualcuno si allarma, Dunque non ci sarebbe più bisogno di una compagna, di un compagno? Dovremmo vivere da soli? Niente più sesso? Forse non ci sarebbe più tanto il bisogno, ci sarebbe il piacere di condividere il proprio benessere, e forse le cose tra i due andrebbero meglio.
La prima cosa di cui sarebbe interessante rendersi conto è quanto ciascuno di noi si crea l'habitat in cui vive. Ciascuno di noi è una centrale creativa di relazioni, luoghi, oggetti, lavori, occasioni, atmosfere, flussi di energia, sogni, sogni che tendono a diventare realtà, dal momento che tutto quello che facciamo è stato prima "sognato". Se poi questo sogno è un incubo, dovremmo chiederci di cosa ci siamo nutriti prima di andare a letto. Un corpo nutrito di buone energie e di buon cibo non produce incubi.
La relazione con l'esterno occupa il primo posto nella nostra attenzione, e tra tutto prevale la dimensione della parola, della comunicazione verbale e visiva, di ciò che appare, tanto che si è parlato di civiltà dell'immagine.
Amiamo moltissimo parlare, analizzare le persone, a volte sparlare di qualcuno. Ci incontriamo per passare intere sareate a mangiare qualcosa insieme, e poi parlare, parlare, parlare. Siamo tutti preoccupati dell'immagine che diamo di noi e se quello che abbiamo detto è stato capito e apprezzato.
Quando entriamo nel silenzio, quando lo sciamano vi si cala dentro, non si tratta solo di assenza di suoni e di parole.
Il silenzio è soprattutto la porta per entrare nel nostro potere interno.
Quando dico: non produciamo rumore, non mi riferisco solo a quanto percepiamo con le orecchie, anche se è già qualcosa di importante. Si può produrre rumore anche senza che si oda nulla.
Immaginate di essere in una stanza con una persona molto nervosa, che pur non parlando, anzi, proprio tramite il suo mutismo, vi cominichi il suo nervosismo con il suo modo di muoversi, di respirare, con l'onda d'urto tangibile della sua rabbia, e capirete quello che sto dicendo.
Il vero silenzio crea onde di pace, di tranquillità, di armonia, di forza, e come tutte le onde che creiamo si introducono nei luoghi e negli oggetti che ci circondano, e si comunicano agli altri senza che apriamo bocca, senza nemmeno pensarci.
E' solo in quest'ordine di silenzio che si produce la conoscenza del mondo interiore, la sua espansione e la modificazione del nostro modo di relazionarci con l'esterno."

(Maurizio Dina - Iniziazione allo Sciamanesimo)






IL MONDO SOTTERRANEO CELTICO COME RISONANZA

"Penso spesso al mondo interiore come a un paesaggio; qui, nel nostro scenario calcareo, le sorprese non hanno fine. E' bellisimo trovarsi sulla vetta di una montagna e scoprire una sorgente che zampilla dalla roccia; quell'acqua ha una lunga storia di tenebra e silenzio, scaturisce dal cuore della montagna, dove non è mai penetrato sguardo umano. 
La sorpresa della sorgente ci rimanda alla arcaiche risorse della coscienza che si destano in noi; con un'improvvisa freschezza, nuove fonti zampillano dentro di noi.
Il silenzio del paesaggio cela una vasta presenza; un luogo non è semplicemente un punto nello spazio; un luogo è un'individualità profonda. 
La sua superficie di erba e pietra è benedetta dalla pioggia, dal vento e dalla luce.
Con attenzione totale, il paesaggio celebra la liturgia delle stagioni concedendosi senza riserve alla passione della divinità
La forma di un paesaggio è una forma antica e silenziosa di coscienza. 
Le montagne offrono una contemplazione senza confini; fiumi e ruscelli forniscono la voce; sono le lacrime di gioia e disperazione della terra.  
La terra è ricolma d'anima
Nelle Enneadi Plotino parla della cura dell'anima per l'universo: "Tutto questo in un solo essere vivente universalmente comprensivo, che circonda tutti gli esseri viventi che sono dentro di lui, e ha un'anima, un'unica anima che si estende a tutti i suoi elementi nel grado di partecipazione appropriato a ciascuno".
La civiltà ha addomesticato il luogo; la terra è stata spianata per costruire case e città; strade, vie, e pavimenti sono in piano affinchè possiamo camminare e viaggiare facilmente. Quando resta immutata, la curvatura del paesaggio invita la presenza e la fadeltà della quiete. Nella distrazione del viaggiatore e nel suo essere di passaggio, il suo antico esserci passa inosservato.
Gli uomini conoscono solo la notte transitoria; sotto la superficie del paesaggio la terra vive in una notte eterna, l'oscura e antica culla di ogni origine.
Non è strano che nel mondo celtico le fonti fossero luoghi sacri; in esse si vedevano soglie fra il mondo sotterraneo, sconosciuto e buio, e il mondo esterno della luce e della forma
Nell'antichità la terra d'Irlanda era considerata come il corpo della Dea e si veneravano nelle fonti le speciali aperture attraverso le quali la divinità scorreva verso l'esterno. 
Manannàn mac Lir disse: "Chi non berrà alla sorgente non possiederà conoscenza". 
Ancora oggi c'è chi si reca in visita alle fonti sacre, girando più volte intorno alla sorgente in senso orario e spesso lasciando offerte votive. Si ritiene che le diverse fonti abbiano proprietà curative differenti.
Quando nella mente si ridesta una sorgente, nuove possibilità iniziano a scorrere e scopriamo in noi una profondità e un'eccitazione che non sapevamo di possedere. Quest'arte del risveglio è suggerita dallo scrittore irlandese James Stephens che ha detto: "L'unica barriera è la nostra disponibilità". Spesso restiamo esiliati, esclusi dalla ricchezza del mondo dell'anima soltanto perchè non siamo pronti.
Il nostro compito è di elevare il cuore e i pensieri: c'è così tanta beatitudine e bellezza vicino a noi, e a noi destinata, e non può essere accolta nella nostra vita perchè non siamo pronti a riceverla; la maniglia è all'interno della porta: solo noi possiamo aprirla.
La nostra mancanza di disponibilità è spesso causata da cecità, da paura e assenza di autostima. Quando saremo pronti, saremo benedetti: in quel momento la porta del cuore diverrà la porta del paradiso
Come ha detto magistralmente Shakespeare nel Re Lear: "Gli uomini debbono aver pazienza/nell'uscir di questo mondo, così come l'hanno avuta nell'attesa di entrarvi./La sola cosa importante è d'esser maturi".
(John O'Donohue - Anima Amica - Il libro della saggezza celtica) 






IL SIGNIFICATO COSMICO DEL NATALE
 "Ancora una volta siamo giunti al "periodo di Natale", che viene festeggiato in maniera molto diversa: per il credente questo è il momento santo in cui si celebra un mistero sublime; agli occhi dell'ateo, non è che un insieme di leggende e superstizioni; l'intellettuale lo considera un insieme di fatti enigmatici che superano i limiti della ragione.
Nelle chiese si ricorda come, nella notte santa, il Signore e Salvatore, concepito senza peccato, nacque da una Vergine. Non si offrono altre spiegazioni: ciascuno liberamente può accettare o rifiutare quel racconto straordinario. Coloro nei quali intelligenza e ragione prevalgono sulla fede e credono solo a quello che è dimostrabile, respingono questa storia come assurda e senza rapporto con le immutabili leggi della natura.
Per cercare una spiegazione convincente sono state proposte diverse interpretazioni basate in particolare sull'astronomia. Si fa osservare che nella notte tra il 24 e il 25 dicembre il Sole comincia l'ascensione da sud a nord, e, poichè esso è la "Luce del Mondo" una buona parte dell'umanità sarebbe inevitabilmente sterminata dal freddo e dalla fame se restasse a sud. 
E' quindi per noi una grande gioia il fatto che cambia direzione e inizia la risalita verso nord. Per questo viene salutato con il nome di "Salvatore", colui che viene a "salvare il mondo" dandogli il "pane di vita", facendo crescere il grano e la vite. 
Di conseguenza, "dà la sua vita" nel momento in cui attraversa la "croce" dell'equinozio di primavera, quando si eleva (ascensione) nei cieli boreali.
Durante la notte in cui il Sole comincia a dirigersi verso nord, il segno zodiacale della Vergine, "Regina del Cielo", sorge a mezzanotte all'orizzonte orientale, nel linguaggio astronomico si trova "all'ascendente". In questa maniera il Sole "nasce da una Vergine", senz'altro intermediario, quindi con una "concezione immacolata".
Questa spiegazione può soddisfare l'intelligenza per quanto riguarda l'origine della pretesa "superstizione", ma il vuoto angoscainte che dimora nel cuore di ogni scettico, che ne sia più o meno cosciente, sussisterà fino al momento in cui raggiungerà l'illuminazione spirituale che gli darà una spiegazione accettabile  per il cuore e per la mente. [....]
In giugno, al solstizio d'estate, la Terra è più lontana dal Sole, ma nell'emisfero nord i suoi raggi la colpiscono quasi perpendicolarmente al suo asse ed il risultato è che l'attività fisica viene considerevolmente stimolata. In quel momento le radiazioni spirituali del Sole cadono obliquamente su questa parte della Terra ed è questa la ragione per la quale sono più deboli.
D'altra parte, al solstizio d'inverno, la Terra è nel punto più vicino al Sole ed i raggi spirituali di questo arrivano nell'emisfero nord ad angolo retto, favorendo la spiritualità. Nello stesso tempo le attività materiali sono rallentate per il fatto che i raggi fisici del Sole arrivanno oblliquamente.
Per conseguenza nella notte tra il 24 e il 25 dicembre le attività fisiche sono al loro punto più basso e le forze spirituali raggiungono la massima attività, per cui questa notte è la più "santa" dell'anno. Al contrario, il solstizio d'estate segna l'epoca del divertimento degli gnomi e delle altre entità che si occupano dell'evoluzione materiale del globo, come dimostra Shakespeare nell'opera "Sogno di una notte di mezza estate".
Se nuotiamo secondo corrente, copriremo una maggiore distanza con minore sforzo che non lottando contro corrente. [...] Sfruttiamo dunque il momento favorevole, dedicando le energie ad un grande sforzo spirituale, poichè raccoglieremo frutti più abbondanti che in qualsiasi altra epoca dell'anno."
(Max Heindel - Il Cielo sopra Natale) 



IL RISVEGLIO DELL'ANIMA
"Il risveglio dell'anima, il primo lampo abbagliante della nuova coscienza spirituale che trasformerà e rigenererà tutto l'essere, costituisce un avvenimento che ha un'importanza fondamentale, un valore incomparabile nella vita interiore dell'uomo.
La grande massa dell'umanità non è ancora giunta a questo stadio della sua evoluzione; essa anzi in generale ne ignora o ne nega addirittura l'esistenza. Ma vi sono state, in ogni epoca ed in ogni parte della terra, delle anime che hanno ricevuto la Luce e che ci hanno lasciato la testimonianza commossa e giubilante del grande avvenimento. [....]
Per ben capire il significato dlle singolari esperienze interiori che sogliono precedere il risveglio dell'anima occorre ricordare alcune caratteristiche psicologiche dell'uomo ordinario.
Questi, più che vivere, si può dire che si lasci vivere. Egli prende la vita come viene; non si pone il problema del suo significato, del suo valore, dei suoi fini. Se è volgare, si occupa solo di appagare i propri desideri personali: di procurarsi i vari godimenti dei sensi,di diventare ricco, di soddisfare la propria ambizione.
Se è d'animo più elevato, subordina le proprie soddisfazioni personali all'adempimento dei vari doveri famigliari e civili che gli sono stati inculcati, senza preoccuparsi di sapere su quali basi si fondino quei doveri, quale sia la loro vera gerarchia, ecc. 
Egli può anche dichiararsi "religioso" e credere in Dio; ma la sua religione è esteriore e convenzionale, ed egli si sente "a posto" quando ha obbedito alle prescrizioni della sua chiesa e partecipato ai vari riti.
Insomma l'uomo comune crede implicitamente alla realtà assoluta della vita ordinaria ed è attaccato tenacemente ai beni terreni, ai quali attribuisce un valore positivo; egli considera così in pratica la vita fine a sè stessa, ed anche se crede ad un paradiso futuro, tale credenza è del tuttto teorica ed accademica, come appare dal fatto, spesso confessato con comica ingenuità, che desidera andarvi....il più tardi possibile.
Ma può avvenire, e in realtà avviene in alcuni casi, che questo "uomo ordinario" venga sorpreso e turbato da un improvvisso mutamento nella sua vita interiore.
Talvolta in seguito ad una serie di delusioni - non di rado dopo una forte scossa morale, come la perdita di una persona cara ; ma talvolta anche senza alcuna causa apparente, in mezzo al pieno benessere e favore della fortuna - insorge una vaga inquietudine, un senso di insoddisfazione, di mancanza; ma non la mancanza di qualcosa di concrreto, bensì di alcunchè di vago, di sfuggente, che egli non sa definire.
A poco a poco si aggiunge un senso di irrealtà, di vanità della vita ordinaria; tutti gli interessi personali, che prima tanto occupavano e preoccupavano, si "scoloriscono", per così dire, perdono la loro importanza e il loro valore.
Nuovi problemi si affacciano; la persona comincia a chiedersi il senso della vita, il perchè di tante cose che prima accettava naturalmente il perchè della sofferenza propria ed altrui; la giustificazione di tante disparità di fortune; l'origine dell'esistenza umana; il suo fine."

(Roberto Assagioli - Il Mondo Interiore - Scritti Teosofici 1918-1962)



IL GUERRIERO SACRO

"Solo l'idea della morte dà all'uomo il distacco sufficiente affinchè sia incapace di abbandonarsi ad alcunchè. Solo l'idea della morte dà all'uomo il distacco sufficiente affinchè non riesca a negarsi niente. Ma un uomo di tale fortuna non brama, perchè ha acquisito una lussuria silenziosa per la vita e per tutte le cose della vita. Sa che la sua morte lo sta cacciando e che non gli darà il tempo di aderire a un bel niente, perciò prova, privo di ansie, tutto di tutto."
(Carlos Castaneda)

Agli albori dell'umanità lo sciamano, il saggio uomo di medicina e il guerriero erano una sola e inscindibile figura. Individui con un alto livello energetico, toccati da infinita curiosità, da una profonda capacità di osservazione e da un'istintiva fede nell'unità trascendente di tutti gli esseri e le cose. 
I primi sciamani erano panteisti, perchè l'idea di un ordine naturale e di un'unità trascendente che riunisce nel suo divenire attraverso i cicli tutto ciò che esiste, è il risultato naturale di vivere immersi nella natura. 
E dico immersi e non a contatto, perchè per percepire questa unione, lo sciamano doveva farlo con tutto il suo essere. La sua religiosità non era il frutto di un discorso intellettuale o metafisico, di discorsi morali e neanche della tradizione, era qualcosa di fisico, emozionale, intenso, diretto, vivido, pensato e sentito. Il coraggio dello sciamano deriva da questa certezza. Da essa deriva anche il suo slancio a sperimentare e scoprire. Dalla sua umiltà sorge la sua prudenza, dalla necessità di agire, l'occasione di imparare.  
Non vi era nessuno che mettesse a posto quell'osso rotto, tutti gli occhi si rivolgevano a lui. Non vi erano ambulanze, nè signori con vesti bianche e licenza di uccidere in stile 007; c'era un problema e bisognava cercare una soluzione.
La specializzazione e la moltiplicazione dei ruoli sociali ha portato alle società moderne molte cose eccezionali e ci ha permesso di crescere nella direzione della comodità, favorendo il nostro successo come specie. 
Migliaia di "tecnici" di questo o di quello sono le milizie necessarie affinchè il miracolo della modernità accada, ma durante il tragitto abbiamo perduto molte cose e, secondo me, tra le più importanti vi è proprio la visione globale del mondo.
Specializzandoci con lo strumento "dell'analsi" (dal greco "ana", separare e "lisis", sciogliere) cominciamo a conoscerre il mondo attraverso la dissociazione delle sue parti. Vedere i dettagli con tanta intensità, spesso ci ha naascosto la profonda unione che li anima, un'unione che va oltre la semplice interazione e che si nasconde nel mistero dell'autentica fusione dell' "Uni-versus" (l'Uno in movimento). 
Perciò il fissare i rami cominciò ad impedirci di vedere il bosco.

(Alfredo Tucci - Il Guerriero Sacro)







IL MISTERO NON CI LASCIA MAI SOLI

"E' strano essere qui. Il mistero non ci lascia mai soli. Dietro la nostra immagine, dietro le nostre parole, prima dei nostri pensieri, dietro la nostra mente, il silenzio di un altro mondo è in attesa.
Un mondo vive in noi; nessun altro può portarci notizie di questo mondo interiore. Ognuno è un artista: aprendo le labbra, facciamo uscire suoni dalla montagna che giace sotto l'anima; questi suoni sono le parole.
Il mondo è pieno di parole; sono tanti a parlare senza sosta, ad alta voce, quietamente, nelle stanze, per strada, alla televisione, alla radio, sul giornale, nei libri.
Il rumore delle parole trattiene per noi quello che chiamiamo mondo. Prendiamo i suoni gli uni dagli altri e facciamo progetti, predizioni, benediciamo e bestemmiamo. Ogni giorno la nostra tribù di linguaggio tiene insieme il mondo.
L'emissione delle parole rivela quanto ciascuno di noi inesorabilmente crei. 
Ogni persona porta il suono fuori dal silenzio e convince l'invisibile a farsi visibile.
Gli esseri umani sono nuovi, qui; sopra di noi le galassie danzano verso l'infinito; sotto i nostri piedi è l'antica terra e di questa argilla siamo splendidamente plasmati. La più piccola pietra, tuttavia, è milioni di anni più vecchia di noi. 
Nei nostri pensieri l'universo silenzioso ricerca un'eco.
Un mondo sconosciuto vuole essere riflesso: le parole sono specchi inclinati che fermano i nostri pensieri. Fissiamo lo sguardo in queste parole-specchi e cogliamo barlumi di significato, di appartenenza e di protezione; dietro le loro lucenti superfici sono tenebra e silenzio.
Le parole sono come il dio Giano, guardano all'interno e all'esterno contemporaneamente.
Se finiamo per assuefarci all'esterno, la nostra interiorità ci abbandonerà e saremo affamati di un desiderio che nessuna immagine, nessuna persona o azione potrà placare.
Per rimanere integri dobbiamo restare fedeli alla nostra vulnerabile complessità; per mantenere il nostro equilibrio dobbiamo tenere legati l'interno e l'esterno, il visibile e l'invisibile, il noto e l'ignoto, il temporale e l'eterno, il vecchio e il nuovo.
Nessun altro pùò affrontare per noi questo impegno: siamo lìunico accesso ad un mondo interiore. Questa sanità è santità: essere santi significa essere naturali, amare i mondi che giungono a equilibrio in noi. 
Dietro la facciata di immagine e distrazione, ogni persona è un artista in questo primario e ineludibile senso: ciascuno di noi è destinato e privilegiato a essere l'artista interiore che possiede un mondo unico e gli dà forma.
La presenza umana è un sacramento creatore e tumultuoso, un segno visibile della grazia invisibile. In nessun altro luogo esiste un accesso così intimo e spaventoso al mistero."
(John O'Donohue - Anima Amica (Anam Cara)- Il libro della saggezza celtica)






IL REGNO DELL'ESSERE


Quando vi arrendete a ciò che è
e per questo diventate totalmente presenti,
il passato smette di avere qualsiasi potere.
Il regno dell'Essere, che era stato oscurato dalla mente,
allora si schiude.
E d'improvviso una grande quiete si fa spazio in te,
un senso di pace al di là della comprensione.
Ed in quella pace vi è una gran gioia.
Ed in quella gioia vi è amore.
E nel nucleo più profondo vi è il sacro,
l'incommensurabile, Quello che non può essere nominato.

(Eckart Tolle - Come mettere in pratica il potere di adesso) 





 
"IL RUBAIYAT" 

Svegliatevi! Infatti, il Mattino, nella Coppa della Notte,
Ha lanciato la Pietra che mette in Fuga le Stelle:
Ed ecco! Il Cacciatore dell'Oriente ha afferrato
La Torretta del Sultano in un Laccio di Luce.

Parafrasi  
Così cantò il Silenzio interiore:
"Dimentica il tuo sonno d'ignoranza, svegliati!"
"Infatti l'alba della saggezza ha lanciato, nell'oscura
coppa del tuo ignorare, la pietra della disciplina spirituale,
quell'arma di potere divino che può rompere la coppa e
mettere in fuga le pallide stelle dei desideri terreni.
"Guarda, la Saggezza - "il Cacciatore dell'Oriente" - ha
lanciato un laccio di luce per circondare il reale minareto
del tuo orgoglio egocentrico: la saggezza, per liberarti, infine,
della lunga notte dell'ignoranza spirituale!"

(Il Rubaiyat di Omar Khayyam commentato da Paramahansa Yogananda)





 

L'INTUIZIONE

"L'intuizione ci rivela di continuo chi siamo. Ma restiamo insensibili alla voce degli dei, coprendola con il ticchettio dei pensieri e il frastuono delle emozioni. 
Preferiamo ignorarla, la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Perchè altrimenti dventeremmo quello che abbiamo paura di essere. Completamente vivi."

(Massimo Gramellini - Fai bei sogni)




 
LA MEDITAZIONE

  La meditazione è la radice,
la pianta, il fiore e il frutto.
Sono le parole che dividono
il frutto, il fiore, la pianta e la radice.
In questa separazione
l'azione non genera bontà:
la virtù è la totale percezione.

(J. Krishnamurti)



LA VOLONTA' INTERIORE
La volontà interiore è la sola virtù che non tenga conto delle leggi istituite dall'uomo. 
Un uomo che abbia una volontà interiore obbedisce a un'altra legge, la sola legge che io ritengo sacra: la legge presente in sè stessi, la propria "volontà".
Cosa significa che un uomo ha una volontà interiore? Non significa forse "avere una volontà propria"? 
[....]
Un uomo con una volontà interiore ha come unico scopo la sua crescita personale. Dà importanza solo al potere misterioso presente in sè stesso, che gli ordina di vivere e lo aiuta a crescere.
Questa forza interiore non può essere conservata, accresciuta o approfondita con il denaro o con il potere, perchè il denaro e il potere sono invenzioni della diffidenza, del sospetto.
Coloro che non si fidano della forza interiore presente in loro, o che non ne hanno, devono compensarla con dei sostituti, per esempio il denaro.
Quando un uomo ha fiducia in sè stesso, quando tutto ciò che desidera al mondo è vivere il proprio destino in libertà e purezza, considera tutti i suoi possedimenti e beni, sovrastimati e troppo costosi, come semplici accessori, forse piacevoli da avere e da usare, ma mai essenziali.
Il suo unico destino vivente è la silenziosa, invincibile legge nel suo cuore, che le abitudini comode rendono così difficle da perseguire, ma che costituisce il destino e la divinità dell'uomo di volontà.

(Bruce Lee - Il Tao del Dragone)





L'UOMO, STRUMENTO DI MISURA

L'uomo ha dato un nome a tutte le cose, ha imparato a sfruttare quasi tutte le possibilità della natura, ha costruito macchine che stanno per conquistare gli spazi stellari, solo per accorgersi che la vita ha un'altra dimensione, quella spirituale, che fino ad ora la scienza materialista ha voluto ignorare.

Ma mentre una parte dell'umanità conquistava la conoscenza e dominava la materia con la mente e le tecniche da lei ideate, un'altra parte sperimentava le vie dello spirito e cercava di conquistare l'anima invece della materia.
E anche gli uomini che hanno seguito questa seconda strada hanno accumulato opere di saggezza e di spiritualità, che hanno influenzato la vita e il pensiero dei materialisti.

L'evoluzione dell'uomo culturale e dell'uomo spirituale si sono svolte contemporaneamente, anche se a molti può sembrare che le attuali conquiste della tecnica siano molto più importanti e progredite di quelle raggiunte dagli spiritualisti.

L'uomo, come ogni altra cosa creata, essendo un'espressione di quella Vita la cui "intelligenza" opera nelle particelle più microscopiche della materia, si trova sempre al punto giusto. Tutto è giusto e buono nell'attimo presente.

La nostra limitata coscienza ci ha finora costretto a riconoscere soprattutto gli aspetti contrastanti della vita: la luce e il buio, la gioia e il dolore, il poco e il tanto, così che istintivamente siamo stati spinti a desiderare e a lottare per raffinare i nostri sensi e spingerci sempre più avanti sulle strade che abbiamo trovato aperte davanti a noi.
Mentre la scienza scopriva la complessità della natura, gli spiritualisti giungevano a concepire l'unicità della vita. [...]

Ma per comprendere il punto raggiunto attualmente dall'uomo nella sua evoluzione è necessario fare un po' di ginnastica mentale, cioè toccare alcuni degli odierni problemi culturali e scientifici, come punti trigonometrici per stabilire la nostra posizione. 

Per far capire ad una persona che non conosce la geografia dove si trova sul nostro pianeta, le dobbiamo insegnare a localizzare i continenti ed alcune grandi città. Nello stesso modo noi dobbiamo fare una sintesi dei principali problemi umani e tener presenti questi due punti essenziali:

1) attraverso tutto il creato fluisce la Vita, che è la sola realtà;

2) i nostri sensi e la nostra mente ci danno una visione distorta e limitata di questa realtà e dobbiamo perciò imparare a sviluppare l'intuito per imparare a conoscere le nostre limitazioni.   
Tutti i nostri problemi non sono che fenomeni della crescitra, necessarie espressioni dell'evoluzione degli esseri umani e delle cose.

(Bernardino del Boca - La Dimensione Umana)



CHE COS'E' LA MEDITAZIONE

La meditazione è uno stato di non-mente
La meditazione è uno stato di pura consapevolezza, priva di contenuti.
Di solito la tua consapevolezza è sovraccarica di scorie, assomiglia ad uno specchio coperto di polvere. 
La mente è un traffico continuo, un estenuante flusso di pensieri, di desideri, di ricordi, di ambizioni: è un traffico inarrestabile!
Giorno dopo giorno, perfino quando dormi, la mente è sempre in funzione, sogna. 
Continua a rimuginare, è sempre immersa in ansie e preoccupazioni. 
Si prepara per il domani: preparativi segreti sono in atto.
Questa è una condizioni non meditativa. 
La meditazione è esattamente l'opposto. 
Quando il traffico si è dissolto e il pensiero è cessato, quando nessun pensiero si muove più, non vi è più un agitarsi di pensieri e tu sei in totale silenzio: quel silenzio è meditazione. 
E in quel silenzio si conosce la verità, mai prima.
La meditazione è uno stato di non-mente.
Ed è impossibile giungere alla meditazione tramite la mente, perchè la mente perpetua sempre sè stessa. 
Si può giungere alla meditazione solo mettendo la mente da parte, restando calmo, indifferente, privo di identificazioni con la mente; osservando il dipanarsi del processo mentale, ma senza esservi identificato, senza credere di essere la mente.
Meditazione è la consapevolezza di non essere la mente.
Quando la consapevolezza scende in profondità dentro di te, lentamente, molto lentamente, giungeranno alcuni istanti: attimi di silenzio, momenti di puro spazio, momenti di trasparenza, istanti in cui nulla in te si muove e tutto è quiete.
In questi istanti di quiete realizzerai chi sei e comprenderai il mistero di questa esistenza.
(Osho - Il Libro Arancione)


LA TORRE DI BABELE

Oggi come in nessun'altra epoca della Storia conosciuta, io vedo gli uomini, folli d'orgoglio, costruire la loro Torre di Babele. 

Nella confusione dei linguaggi e della comprensione, essi costruiscono con materiali faticosamente strappati alla scorza terrestre. Utilizzando il ferro e il cemento ed i vari prodotti di una chimica distruttiva, gli uomini erigono e legano pezzo su pezzo, servendosi come malta di teorie matematiche l'una più folle dell'altra, e continuano poi a perseguire il loro sogno infantile di costruire un mondo che vada dalla loro Terra mortale fino al cielo della padronanza della vita e delle forme.

Ma, nella stessa maniera allegorica della biblica Torre di Babele, manca loro la pietra angolare che è la piramide contenitrice del mondo.
La carenza di questa base farà allora crollare anche l'edificio più perfettamente progettato e presto vedremo i popoli dispersi, indisciplinati, intenti a divorarsi l'un l'altro in uno spaventevole caos.

In questa nostra epoca l'operaio non "sente" e non comprende più il legno, il cuoio, il metallo.... la sua opera è inanimata, incapace di emanare o iradiare alcuna vibrazione di vita, non avendola mai ricevuta a sua volta.

Dobbiamo allora ricorrere ad analisi, a studi statistici sulle qualità del materiale affidato all'automatismo della macchina, poichè abbiamo teso un velo fra l'uomo e le cose. Le cose quindi permangono, ma l'essere vivente perde la propria vita soffocando la propria coscienza.

Osserviamo le fasi della storia: le epoche più feconde, le più geniali e le più "vive" hanno sempre visto un artigianato fiorente. Non sarà mai possibile rinnovare la coscienza dei popoli, se non attraverso l'artigianato, piuttosto che con le dottrine. La civiltà meccanizzzata costituisce l'agonia di un mondo.

(R.A. Schwaller De Lubicz - La Scienza Sacra dei Faraoni)




 
"L'ESSERE E IL NON ESSERE"


Trenta raggi si congiungono in un perno,
ma è il vuoto ad azionare il carro.
Con l'argilla impastata
si forma il vaso,
ma è il vuoto ad essere utilizzato.
Porte e finestre compongono la casa,
ma è il vuoto ad essere utilizzato.
L'Essere produce
e il Non Essere utilizza. 



"L'UOMO PERFETTO"

Chuang-tzu disse:
"L'uomo perfetto usa la sua mente
come uno specchio;
non si attaca a nulla, ma non rifiuta nulla;
accoglie, ma non trattiene". 
Come l'acqua che riempie uno stagno
ed è sempre pronta a scorrere di nuovo fuori,
lo spirito mette in moto il suo potere inesauribile
perchè è libero, e si apre a tutto,
perchè è vuoto.

(Bruce Lee - Il Tao del Dragone)

"E' COME UNA LOCANDA, L'ESSERE UMANO"





E' come una locanda, l'essere umano.
Ogni mattina qualcuno che arriva.
Gioia, tristezza, squallore,
una momentanea consapevolezza giunge
come un ospite inatteso.
Dà loro il benvenuto, e intrattienili tutti!
Anche se sono una folla di dolori
che violentemente spazzano via
tutti i mobili della tua casa.
Tratta ugualmente ogni ospite con onore.
Forse ti sta ripulendo per prepararti
a qualche nuova delizia.

(Rumi)





“LA VITA E’ IL DANZATORE E VOI SIETE LA DANZA”

Nel senso lato della parola, l’ego in sé stesso è patologico, non importa che forma prenda. Quando consideriamo l’antica radice greca della parola “patologico”, scopriamo quanto sia appropriato questo termine applicato all’ego.
Sebbene questo termine sia normalmente usato per descrivere una condizione di malattia, è derivato da pathos, che significa sofferenza. Questo è esattamente ciò che scoprì il Buddha già 2600 anni fa, una caratteristica della condizione umana.
Una persona nella morsa dell’ego, comunque, non riconosce la sofferenza come sofferenza, ma la vede come la sola risposta appropriata in ogni situazione che si presenta. L’ego, nella sua cecità, è incapace di vedere la sofferenza che infligge a sé stesso e agli altri.
L’infelicità è una malattia mentale ed emozionale creata dall’ego che ha raggiunto proporzioni epidemiche. E’ l’equivalente interiore dell’inquinamento ambientale del nostro pianeta. Stati negativi come la rabbia, l’ansia, il risentimento, la scontentezza, l’invidia, la gelosia, e così via, non sono riconosciuti come negativi, ma totalmente giustificati e ulteriormente fraintesi come fossero causati da qualcuno o da qualche fattore esterno invece che creati da voi stessi. “Ti ritengo responsabile del mio dolore”. Questo è quello che implicitamente l’ego afferma.
L’ego non è in grado di distinguere fra una situazione e la sua interpretazione e la reazione a quella situazione. Potete dire: “Che giornata spaventosa” senza comprendere che il freddo, il vento o qualsiasi sia la situazione a cui reagite non sono spaventosi. Sono come sono. Quella che è spaventosa è la vostra reazione, la vostra resistenza interiore alla situazione e l’emozione creata dalla resistenza.
Per dirla con le parole di Shakespeare: “Non c’è nulla che sia buono o cattivo, ma il pensiero lo rende tale” . Per di più, la sofferenza o la negatività sono spesso percepite erroneamente come piacere perché fino ad un certo punto l’ego, grazie a loro, si potenzia.
Per esempio, la rabbia e il risentimento rafforzano incredibilmente l’ego aumentandone il senso di separazione, enfatizzando l’estraneità degli altri e creando una fortezza, all’apparenza inespugnabile, costituita da una posizione mentale di “io sono nel giusto”.
Se foste in grado di osservare i cambiamenti fisiologici che accadono nel corpo quando siete posseduti da tali stati negativi, la cattiva influenza che hanno sul funzionamento del cuore, del sistema digestivo e immunitario e di altre innumerevoli funzioni del corpo, vi sarebbe chiaro che in verità tali stati sono patologici, sono forma di sofferenza e non di piacere.
Ogni volta che siete in uno stato negativo, vi è qualcosa in voi che vuole la negatività, che la percepisce come piacere o che crede che vi darà quello che volete. Se fosse altrimenti, chi vorrebbe attaccarsi alla negatività, rendere sé stessi e gli altri infelici e far ammalare il corpo?
Così, ogni volta che vi è della negatività in voi, se potete essere consapevoli in quel momento che c’è qualcosa in voi che ricava piacere o che crede abbia uno scopo utile, potete diventare direttamente consapevoli dell’ego. Nel momento in cui questo avviene, la vostra identità si è spostata dall’ego alla consapevolezza. Significa che l’ego si sta restringendo e la consapevolezza sta crescendo.
Se nel mezzo della negatività siete capaci di comprendere: “In questo momento sto creando sofferenza per me stesso”, questo sarà sufficiente per innalzarvi al di sopra delle limitazioni degli stati condizionati dell’ego e delle reazioni.
Vi si schiuderanno infinite possibilità, le quali vengono a voi quando vi è la consapevolezza, vie molto più intelligenti per rispondere a qualsiasi situazione. Sarete liberi di lasciar andare la vostra infelicità nel momento in cui riconoscete la sua mancanza di intelligenza. La negatività non è intelligente.
Appartiene sempre all’ego. L’ego può essere abile, ma non è intelligente. L’abilità persegue le sue piccole mire. L’intelligenza vede la vastità della totalità nella quale tutte le cose  sono connesse. L’abilità è motivata da interessi personali ed è estremamente miope. La maggior parte degli uomini politici e degli uomini d’affari è abile. Solamente pochi sono intelligenti. Qualunque cosa sia ottenuta con l’abilità ha vita breve e, alla fine, si rivela sempre controproducente. L’abilità divide; l’intelligenza include.
L’ego crea separazione e la separazione crea sofferenza. L’ego è perciò chiaramente patologico. A parte le emozioni negative più ovvie come la rabbia e l’odio, vi sono altre forme più sottili di negatività che sono così sottili che non sono riconosciute come tali, come l’impazienza, l’irritazione, il nervosismo e “l’essere stufi”.
Costituiscono l’infelicità di fondo che, in molte persone, è lo stato interiore predominante. Dovete essere molto attenti e assolutamente presenti per riuscire a scoprirli. Ogni volta che lo fate è un momento di risveglio, nel quale non siete identificati con la mente.
Ecco qui uno degli stati negativi più comuni che facilmente vi può sfuggire, proprio perché è così comune, così normale. Sperimentate spesso un senso di scontentezza che potrebbe definirsi meglio come un generico senso di risentimento di fondo? Può essere specifico o no. Molte persone passano gran parte della loro vita in questo stato. Sono così identificate con questo che non sono in grado di staccarsi e di osservarlo.
Sotto questa sensazione, vi sono credenze inconsciamente mantenute, come dire, certi pensieri. Pensate quei pensieri nello stesso modo in cui sognate i vostri sogni quando dormite. In altre parole, non sapete che li state pensando, proprio come il sognatore non sa che sta sognando.
Qui vi sono alcuni dei pensieri più comuni, dei quali non siamo consapevoli, che nutrono il senso di scontentezza o il risentimento di fondo. Ho tolto il contenuto da questi pensieri, così da lasciare la nuda struttura. In questo modo diventano più chiaramente visibili.
Ogni volta che vi è dell’infelicità di fondo nella vostra vita (o anche evidente all’esterno) potete vedere quali di questi pensieri si applica e si adatta al vostro personale contenuto in accordo con la vostra situazione personale:
Deve accadere qualcosa nella mia vita prima che possa essere in pace (felice, soddisfatto, etc.). E ho risentimento perché non è ancora accaduto. Forse il mio risentimento la farà finalmente accadere.
Sono risentito perché nel passato è accaduto qualcosa che non sarebbe dovuto accadere. Se non fosse successo, adesso sarei in pace.
Sta accadendo qualcosa, adesso, che non dovrebbe accadere e ciò mi impedisce di essere in pace
Spesso le credenze inconsce sono dirette verso una persona, e così l’ “accadere” diventa il “fare”:
Dovresti fare questo o quello così io potrei essere in pace. E sono risentito perché non l’hai ancora fatto. Forse il mio risentimento ti indurrà a farlo.
Qualcosa che tu (o io) hai fatto, detto, o non hai fatto nel passato mi impedisce di essere in pace, adesso.
Qualcosa che stai facendo o non facendo adesso mi impedisce di essere in pace.
Tutte le cose dette sopra sono asserzioni, pensieri più o meno inconsapevoli che sono confusi con la realtà. Sono storie che l’ego crea per convincervi che non potete essere in pace adesso o che non potete essere pienamente voi stessi, adesso. Essere in pace ed essere chi siete, cioè essere voi stessi, sono un’unica cosa.
L’ego dice: “Forse, in qualche momento nel futuro, posso essere in pace se questo accade, oppure ottenendo una cosa o diventando così”. Oppure: “Non posso mai essere in pace perché è successo qualcosa nel passato”.
Ascoltate le storie della gente e tutte possono essere intitolate “Perché non posso essere felice adesso”. L’ego non sa che la vostra sola opportunità per essere in pace è adesso. O forse lo sa e ha paura che voi possiate scoprirlo. La pace, dopotutto, è la fine dell’ego.
Come essere in pace adesso? Facendo la pace con il momento presente. Il momento presente è il campo in cui si svolge il gioco della vita. Non può avvenire in nessun altro luogo. Quando avete fatto la pace con il momento presente, osservate che cosa accade, cosa potete fare o scegliere di fare, o piuttosto che cosa la vita fa attraverso di voi.
Vi sono quattro parole che racchiudono il segreto dell’arte di vivere, il segreto di ogni successo e della felicità: UNO CON LA VITA. Essere una cosa sola con la vita è essere una cosa sola con l’Adesso. Allora comprenderete che voi non vivete la vita, ma che la vita vive in voi.
La vita è il danzatore e voi siete la danza.
(Eckhart Tolle – Un nuovo mondo)


LA BELLEZZA AMA I LUOGHI TRASCURATI

Esistono molti tipi differenti di solitudine. C’è la solitudine della sofferenza, quando attraversiamo una tenebra isolata, intensa e terribile; le parole non sono più capaci di esprimere il dolore, quello che gli altri riescono a comprendere resta così distante e differente da quanto stiamo realmente patendo…
Tutti dobbiamo attraversare questo tempo di desolazione; la mentalità contadina ha sempre riconosciuto che, in momenti simili, dobbiamo usare una straordinaria delicatezza con noi stessi. Mi piace l’immagine del campo di grano in autunno: quando il vento colpisce le spighe, esse non si oppongono rigide e inflessibili alla sua forza; se così fosse il vento le farebbe a pezzi. No. Il grano ondeggia con il vento, si flette e, quando il suo impeto è cessato, ritrova la sua stabilità e il suo equilibrio.
E’ affascinante anche la storia del ragno dei licosidi, che non tesse mai la sua ragnatela fra due oggetti duri, come due pietre; se lo facesse, la sua tela verrebbe lacerata dal vento. Istintivamente, la costruisce allora tra due fili d’erba: quando il vento giunge, la tela si piega insieme all’erba finché il soffio non cessa, poi si rialza e ritrova il suo punto di equilibrio.
Sono immagini splendide per una mente in armonia con sé stessa. Carichiamo di una pressione terribile il nostro pensiero: quando lo tendiamo o induriamo il nostro modo di vedere e le nostre convinzioni, perdiamo tutta la dolcezza e la flessibilità che ci offrono un riparo, un’appartenenza e una protezione autentici.
Talvolta il modo migliore di prendersi cura della nostra anima è tornare a rendere elastiche alcune delle opinioni che induriscono e cristallizzano il nostro pensiero, esiliandoci dalla nostra stessa profondità e bellezza.
La creatività ha bisogno di una tensione flessibile e misurata. Pensiamo ad un violino: se le corde sono troppo tese, si spezzano; quando l’accordatura è equilibrata, il violino può sopportare una grande forza e produrre la musica più tenera e potente.
Soltanto in solitudine possiamo scoprire il senso della nostra bellezza. Nessuno di noi, inviati sulla terra dal Divino Artefice è privo della profonda bellezza delle luce divina, una bellezza spesso nascosta dall’ottusa facciata della routine. Solo nella solitudine potremo raggiungere la nostra intima bellezza. 
Nel Connemara, regione ricca di villaggi di pescatori, c’è il detto: “Is fànach an àit a gheobfà gliomach” (E’ nel posto inaspettato o dimenticato che troverai l’aragosta). Negli interstizi e negli angoli trascurati della nostra negletta solitudine troveremo ciò che abbiamo sempre cercato altrove.
Ezra Pound ha detto qualcosa di simile della bellezza: la bellezza ama tenersi lontano dalla luce pubblica; le piace trovare un luogo dimenticato o abbandonato, perché sa che solo lì troverà la luce in grado di ripeterne la forma, la dignità e la natura.
In ogni persona si cela una bellezza profonda. La cultura moderna è ossessionata dalla perfezione estetica: la bellezza è standardizzata, è diventata un prodotto come gli altri. Nel suo significato autentico, essa è invece l’illuminazione dell’anima.
C’è una lanterna nell’anima che rende luminosa la nostra solitudine: essa non deve rimanere solitaria, può risvegliarsi al suo luminoso calore. L’anima redime e trasfigura ogni cosa, perché è spazio divino.
Quando dimoriamo con pienezza nella nostra solitudine, sperimentandone gli estremi di isolamento e abbandono, scopriamo che nel suo cuore non ci sono desolazione e vuoto, ma intimità e protezione. “
(John O’Donohue – “Anima Amica (Anam Cara) – Il libro della saggezza celtica”)


GUARIGIONE E COSCIENZA DI SE’

E’ importante capire che nulla, al di fuori di voi, può guarirvi. Voi siete le uniche persone che possono farlo. Se cercate all’esterno qualcosa che vi faccia guarire, perderete l’opportunità di curare la profonda sorgente della malattia.
Il cristallo di quarzo possiede un tremendo potenziale che l’uomo può usare per la propria crescita nella consapevolezza, perché la sua energia entra in risonanza con tutte le energie del corpo, incluso il corpo mentale. Con la risonanza e la sintonia si riconoscono e si sperimentano consapevolmente le energie.
L’aumento della consapevolezza implica la purificazione delle energie a tutti i livelli del vostro essere: fisico, mentale ed emozionale. Man mano che queste energie diventano sempre più pure, l’energia repressa viene liberata e, di conseguenza, anche il dolore. Il vostro intero sistema energetico si purifica sempre di più nella sua natura e voi diventate come un cristallo trasparente.
Le vostre energie si purificano, si trasmutano, e si uniscono armoniosamente. Quando la vostra energia si purifica, diventate canali puri dell’energia universale. Voi stessi diventate il vostro cristallo, integrandovi e collegandovi direttamente con la vostra dimensione spirituale. Non c’è più separazione tra spirito e fisico.
Il processo di guarigione implica l’integrazione di tutte le parti frammentate e non integrate di voi stessi, attraverso l’accettazione di tutte le vostre energie, lasciando che esse si esprimano chiaramente e in modo naturale.
Non avete bisogno di manipolare e controllare coscientemente l’energia per cambiare e trasmutarla; dovete solo esprimerla, perché essa è fatta per essere espressa e l’esistenza della maggior parte dei dolori del corpo consiste in energia emozionale inespressa, bloccata all’interno da troppo tempo. I sentimenti e le emozioni sono la naturale espressione e la memoria dell’anima.
E’ innaturale negare, reprimere, controllare o manipolare i sentimenti. Negare i sentimenti significa alienare la vostra anima e creare disgregazione al vostro interno, cioè invitare la malattia.
[…………..]
Abbiamo parlato di risonanza e di sintonia in relazione alla funzione e all’uso del cristallo. A questo proposito vorremmo aggiungere che la sintonia implica il distogliere l’attenzione dal mondo esterno per rifocalizzarla all’interno di sé, nel mondo interiore e sul movimento dell’energia nel momento presente.
Sono disponibili molte tecniche per favorire questo processo e ogni persona troverà quella che meglio le si adatta; la cosa più importante è che essa faciliti la focalizzazione dell’attenzione verso l’interno.
E’ anche importante che la tecnica sia considerata per quella che è, e che in seguito se ne faccia a meno per permettere lo sviluppo spontaneo del processo naturale. Vi è una grande varietà di tecniche di rilassamento, presa di coscienza e meditazione che, se praticate regolarmente, possono servire a un gran numero di persone per le più svariate necessità.
Attraverso queste tecniche l’attenzione viene focalizzata più all’interno del corpo e sulla sua energia che sulla mente e i relativi contenuti. Si toglie enfasi alla mente mentre l’attenzione comincia a spostarsi e, contemporaneamente, vi è un corrispondente spostamento di energia, poiché essa segue sempre l’attenzione.
Questo movimento o spostamento di attenzione dalla mente è essenziale per sperimentare il “qui e ora”. Il momento presente non può mai essere sperimentato direttamente attraverso la mente o il pensiero. La mente funziona nel passato o nel futuro. La dimensione presente si sperimenta veramente solamente quando si esula dai propri pensieri e si è semplicemente rilassati nel momento.
Questo processo richiede un po’ di pratica perché la mente è diventata il punto focale dell’energia, in particolare nel mondo occidentale. A poco a poco la mente smetterà di chiacchierare e vi sentirete più consci del momento, più in sintonia con il flusso della vostra energia e del vostro ambiente e sperimenterete altri modi di conoscere che non coinvolgono direttamente la mente.
Comincerà ad affiorare in superficie un’intuizione profonda e una conoscenza interiore insieme a molte altre esperienze che potrebbero rivelare dimensioni di voi stessi che non conoscevate ancora. La vostra dimensione spirituale può essere sperimentata solo nel momento presente.
Dio può solo essere percepito nel presente e, quindi, quando vivete il momento con consapevolezza conoscete Dio. Dio non è lontano da voi, Egli è celato nell’eterno presente e voi dovete solo “essere” per averne coscienza.
Ogni persona deve confidare nelle proprie capacità e nel proprio sapere interiore. Spesso le esperienza di presa di coscienza avvengono spontaneamente e diventano sempre più frequenti man mano che la vostra energia si allontana dalla mente.
“Pensare di essere nel momento” non è lo stesso che “essere nel momento”. Se “pensate” di essere nel momento, non ci siete, siete nella vostra mente. E’ una situazione ingannevole e bisogna provarla per conoscere la differenza. “Essere nel momento” è una resa dell’attività mentale, una pura presenza del vostro essere e della vostra consapevolezza.
Per alcuni questo avviene senza sforzo né pratica. Tali persone sembrano essere fuori dal tempo, vitali e vivaci nonostante la loro età anagrafica. Nei loro occhi vi è una brillante, scintillante limpidezza. Queste persone non vivono nel tempo; vivono nel presente, senza passato né futuro, solo ora. Siedono ai confini del tempo e lo guardano mentre scorre. Sono semplicemente presenti.
L’essere presenti nel momento è la porta sulla dimensione spirituale per conoscere la connessione col tutto e con tutte le parti di voi stessi, integrando il vostro spirito con  la vostra dimensione fisica. Sperimentare questo significa conoscere la vostra vera essenza.
[…………]
Si fa un gran discutere, oggi, nel mondo, della spiritualità. Cercare di definire lo spirito o la spiritualità è impossibile ed è sbagliato, per principio, poiché le definizioni provengono dalla mente, sono parole prodotte dalla mente. Al massimo queste parole possono descrivere aspetti limitati dello spirito, ma non possono catturarne l’essenza.
Quando si usano per definire, le parole tendono a “confinare”. Lo spirito può solo essere sperimentato e conosciuto direttamente nel momento presente.
Se sperimentate il flusso della vita momento per momento, iniziate a conoscere Dio, o lo spirito, nel momento e scoprite che eravate sempre là dove  intendevate essere, ma forse senza saperlo in modo cosciente. 
(Christa Faye Burka – La coscienza del cristallo)

IL NOVIZIO ZELANTE 
 Un Racconto Zen
"C'era una volta un novizio di Kochi la cui devozione e il cui zelo impressionavano la sua famiglia, i suoi amici, i suoi conoscenti, gli atri novizi. Ma non il suo maestro (roshi).

Tutto il giorno e talvolta anche tutta la notte praticava seriamente la meditazione in posizione seduta (zazen). Si concentrava con grande attenzione sul koan che gli veniva dato. Adempiva qualunque compito gli venisse affidato con profonda considerazione. 

Se c'è qualcuno, dicevano gli altri novizi, che merita rapidamente l'illuminazione (satori), è proprio lui. Il roshi non era dello stesso parere. Invitò il giovane novizio e gli chiese: "Perché lavori così coscienziosamente?"
"Per raggiungere il satori. E' il motivo per cui mi trovo qui."
"Capisco."

Quindi il roshi riprese a badare alle proprie faccende e il novizio alle sue. Così si andò avanti. Il roshi si occupava delle proprie incombenze e viveva la propria vita. Il novizio zelante sedeva ben diritto, incrociava ben bene le braccia, non gli capitava mai di appisolarsi, chiudeva completamente gli occhi, respirava con molta regolarità.

I novizi che lo tenevano d'occhio si aspettavano che, per il satori, da un momento all'altro cadesse in un attacco parossistico. Ma non capitò. Nulla accadde, sebbene egli si concentrasse così intensamente sul fatto di non concentrarsi, che gli si imperlavano le tempie di sudore.

Alla fine andò a trovare il roshi.
"Nonostante io faccia meditazione così a lungo, così diligentemente e devotamente, non succede niente."
"Vedo."
"Che cosa dovrei fare?"
"Dovresti andartene a casa. Stai perdendo il tuo tempo."

Il novizio rimase scioccato. Cercò di discuterne con il roshi, che, comunque, restava seduto in silenzio e non avrebbe risposto fino a quando il giovane, così fortemente turbato, non si fosse alzato per lasciare la stanza.

"Siediti e ti dirò qualcosa. Non hai capito le mie parole e devo spiegarmi. Ho detto che stavi perdendo il tuo tempo ed è quello che intendevo. Per spiegarmi meglio: lo zen non culmina nel  satori. Non è il traguardo per il quale ci si impegna. Lo zen è sufficiente anche senza il satori, perché è un mezzo senza un fine.

In questo senso assomiglia alla vita. La vita, questa vita, la nostra vita, la vita di tutti non ha uno scopo. Per meglio dire, si vive. E si dovrebbe fare meditazione allo stesso modo. La meditazione è il fine stesso, non è un processo che porta a qualcos'altro. E' vivere.

Il motivo per il quale stai perdendo il tuo tempo è che non sei consapevole di questo. Pensi solamente al futuro e così trascuri il presente. Peggio ancora, usi il presente solo alla ricerca di qualcosa di cui hai semplicemente letto o sentito parlare. Consideri il satori come una specie di ricompensa. E credi che saresti in un certo senso diverso se dovesse verificarsi. Perciò qui stai perdendo tempo. Dovresti tornare a vivere a casa.

Questo è ciò che intendo dire e ciò che ho detto. Se tu non fossi cieco, l'avresti già capito. Anche adesso, proprio in questo preciso momento, mentre ti sto parlando ti aspetti che un significato di qualche tipo emerga dalle mie parole, che invece non hanno nessun valore.
Non hai capito e faresti meglio ad andartene."

Il novizio si ritirò desolato. Ma non andò a casa. Ritornò in mezzo agli altri. Talvolta, la notte, sedeva in giardino. E così continuò.

Non è dato sapere se raggiunse il satori o no. In ogni caso, ciò non ha nulla a che vedere con questa storia."

(Racconti Zen - Donald Richie) 




LA COSCIENZA DELLA MORTE

"Nelle cosiddette società moderne, uno dei "fare" centrali su cui riposa la costruzione dell'ego degli individui e, per estensione, la costruzione dell' "ego della società", è la negazione della morte.

Veniamo addestrati fin da piccolissimi a dimenticare che dobbiamo morire. Ciò naturalmente dà un certo sollievo alla paura dell'ignoto che  pure abbiamo appreso, ma ci richiede il prezzo altissimo di dimenticare anche la natura magica della vita.

La negazione sociale della morte è un tratto particolare della cultura europea e degli ambiti da essa dominati.
I popoli precolombiani in genere e gli antichi toltechi in particolare, fecero della coscienza della morte uno dei valori fondamentali della loro vita, tanto nel campo sociale che in quello individuale.

L'abitudine  occidentale di comprare "assicurazioni sulla vita", pagare a rate il costo del proprio funerale, lasciare le proprietà agli eredi prima di morire e lo stesso shock violento prodotto dal percepire da vicino la morte di qualcuno, sono alcuni esempi che mostrano fino a che punto veniamo addestrati a crederci immortali.

Il ruolo delle religioni, che vendono diversi tipi di paradisi e di resurrezioni, in cui trascenderemo la morte, è fondamentale per la congiura del dimenticare. Sebbene questo tipo di religiosità non sia esclusiva dell'occidente, è però in occidente, nell'impero del consumismo, che il suo aspetto di negazione della morte è più enfatizzato ed efficiente. Fare donazioni alla chiesa, anche solo in occasione di matrimoni o battesimi, è un modo più o meno cosciente di comprarsi "un po' di terra" in paradiso

Rispetto alle religioni orientali, possiamo osservare che quando alcune loro correnti - come lo yoga - penetrano in occidente, la reincarnazione diventa uno dei punti che più attraggono il consumatore occidentale, mentre gli aspetti più sottili, come il silenzio interiore o la pratica di una vita semplice, vengono appena percepiti. Siamo disposti a pagare qualunque prezzo per l'inganno dell'immortalità.

Il fatto è che la morte è il mistero. E' l'ignoto. E ci è stato insegnato a temere il mistero e a negare l'ignoto.

E' strano, abbiamo imparato a dimenticare l'unica cosa realmente sicura della nostra vita: la morte.

In fondo a tutta questa faccenda c'è l'ego. E' lui che teme la morte e a ragione. Davanti alla morte l'ego si riduce a ciò che è sempre stato: niente.
Poichè la morte non è la negazione della vita, ma la negazione dell'ego. La vita invece si sostiene con la morte.

La vita dei nostri corpi si nutre della morte di animali e piante, allo stesso modo in cui questi si nutrono della nostra propria morte. Per questo, visto  che morte ed ego sono antitetici, la coscienza della morte rappresenta una delle strade per arrivare - in vita - al di là delle frontiere dell'ego.

Mentre l'ego non ha modo di trattare con il fatto della nostra mortalità, il corpo come campo di energia conosce intrinsecamente il suo destino. Il nostro altro io può trattare direttamente con il mistero e interagire con l'ignoto, senza che la non-comprensione a livello razionale lo spaventi. Così, la coscienza della morte è uno degli accessi alla consapevolezza dell'essere: siamo un campo di energia, non un ego.

Questa coscienza intrinseca può essere recuperata solo fuori dal mondo delle parole. Come la ricapitolazione, è un ricordo del corpo, più vicino al sentimento che alla ragione. Precisamente perchè l'immortalità è uno dei fare strutturalmente basilari dell'uomo comune, il suo non-fare corrispondente - la coscienza della morte - è una delle tecniche fondamentali nel cammino del guerriero.

Inoltre, sul fare dell'immortalità si basano a loro volta la maggior parte dei fare e delle routines del'ego che più consumano energia. L'importanza personale è possibile solo se ci sentiamo immortali. I fare più comuni di un essere immortale si rivelano come vere mostruosità alla luce della nostra mortalità. 
Poiché ci sentiamo immortali ci permettiamo di:

- Rimandare ad un domani inesistente le decisioni e le azioni che solo oggi possiamo compiere.
- Reprimere gli affetti, negandoci la possibilità di esprimerli e dimenticando che l'unico tempo per toccare, accarezzare è incontrarsi è un oggi, che in ogni caso sarà molto breve.
- Non apprezzare la bellezza e imparare a vedere tutto "brutto" (immaginiamo la bellezza di un fiore, per chi non è più capace di vederla).
- Difendere la nostra immagine.
- Abbandonarci a sentimenti di odio, rancore, offesa e meschinità varie.
- Preoccuparci per delle sciocchezze, arrivando fino alla depressione e all'angoscia.
- Lamentarci, essere impazienti, sentirci sconfitti, eccetera.

Un mortale cosciente non si può permettere un tale spreco del suo tempo unico, breve e irripetibile sulla terra. Per questo un mortale cosciente è un guerriero, che fa di ogni atto una sfida. La sfida di gustare la vita fino in fondo in ogni istante. La sfida di vivere il suo momento nel modo impeccabile che il potere gli permette. Un mortale gode e assapora il valore di ogni attimo prezioso, perchè sa con certezza che la morte lo spia e che all'appuntamento che ha con lei non ci sarà modo di mancare. Poichè la morte può toccarlo in qualsiasi momento, un guerriero si dà per morto in anticipo.  
Considera ogni azione come "il suo ultimo atto sulla terra" e cerca  di fare in modo che tale atto sia il meglio di sè stesso.

Naturalmente, le azioni di un essere che - alla luce della sua morte imminente - sta dando il meglio di sè stesso in ogni suo atto, hanno un potere speciale. Possiedono una forza ed un sapore che non si possono comparare con le noiose ripetizioni di un immortale. 

E' per questo che il guerriero fa della sua coscienza della morte la chiave di volta di tutta la sua conoscenza e di tutta la sua lotta. Così, invece di basarsi sui valori vuoti e astratti di chi crede che non morirà mai, si basa sull'unica cosa veramente sicura che esiste nella vita: la morte."

(Victor Sanchez - Gli insegnamenti di Don Carlos)

 
LA TRASFORMAZIONE DELLA COSCIENZA

"La trasformazione della coscienza umana e la trasformazione del pianeta sono intimamente connesse; l'umanità influenza ed è influenzata dal pianeta. C’è un continuo interscambio di energia tra il corpo della terra e il corpo dell'umanità; l'uno non potrebbe esistere senza l'altro perché ognuno è creato e sostenuto dall'altro.
Nel corso della storia sia il pianeta che l'umanità hanno continuato a cambiare. La vita in tutte le sue forme crea e trasforma continuamente sé stessa. Non vi è nulla di statico nell'universo. Tutto è in costante stato di moto.
Il pianeta è un riflesso del livello della coscienza collettiva degli individui che lo abitano in ogni tempo. Se la coscienza umana si trasforma, anche il pianeta si trasforma.
Nella storia dell'insediamento umano del pianeta, l'effetto cumulativo dei cicli di crescita e di trasformazione ha dato come risultato una spirale nella coscienza umana e planetaria. In ogni ciclo di trasformazione completo l'energia procede attraverso tre stadi principali che creano un effetto circolare.
In ogni ciclo di trasformazione l'energia parte da uno stato di integrazione e va verso uno stato di disintegrazione che culmina in seguito nella reintegrazione dell'energia. Con la reintegrazione dell'energia il ciclo è completo ma l'energia si è intensificata in senso vibratorio, creando così una spirale
Questo rappresenta un nuovo livello di integrazione, comprensione e presa di coscienza ottenuto grazie all'esperienza.
Questo, per l'individuo, si traduce nella sensazione di arrivare sempre al punto di partenza, ma ogni volta che ricominciamo dall'inizio portiamo con noi un nuovo punto di vista, una nuova consapevolezza. 
Questo stesso movimento di base dell'energia che si trasforma si applica sia alla natura, sia all'esperienza di un individuo, sia a quella di una civiltà o all'universo intero. Considerando l'effetto a spirale che la trasformazione produce nell'energia, la coscienza dell'umanità, come quella del pianeta, è in salita. 
La coscienza collettiva dell'umanità ha integrato un gran numero di esperienze e la totalità delle esperienze umane passate è profondamente radicata nell'umanità contemporanea. Questa esperienza accumulata dall'umanità forma la nostra coscienza presente e mentre la trasformazione della coscienza continua nel presente, le nostre trasformazioni personali contribuiranno alla coscienza futura del tutto.
A livello individuale la trasformazione della coscienza è ciclica in natura e si muove con un ritmo preciso, unico per ogni persona. La trasformazione avviene sia che ne siamo consapevoli sia che non lo siamo.
Divenire consci del movimento dell'energia all'interno di noi stessi significa scegliere di accettare i cambiamenti e collaborare con essi quando avvengono. In questo modo partecipiamo al movimento dell'energia vitale in modo essenziale e significativo.
L'attuale processo di trasformazione non necessita comprensione ma accettazione. E' necessaria un'arrendevolezza consapevole al movimento dell'energia vitale per permettere ai cambiamenti di manifestarsi in modo facile e naturale. Quando si resiste al cambiamento si ha uno stato di inerzia e stagnazione perché si resiste anche all'energia vitale. Resistere al cambiamento significa resistere alla vita e al flusso di energia vitale che scorre costantemente attraverso di noi. 
Arrendersi al cambiamento significa avere la volontà di permettere alla vita di farci espandere e far fiorire il nostro potenziale sconosciuto. Se questa espansione viene contrastata troppo, il bocciolo del nostro potenziale finirà per non sbocciare, per poi seccare e morire. Accettando i cambiamenti facilitiamo il nutrimento dell'anima e acquisiamo consapevolezza di noi stessi come parti della natura e quindi influenzati dal processo naturale.
La trasformazione delle coscienza personale implica la crescita verso l'allineamento e la reintegrazione con il sé attraverso la soluzione della separazione interiore e il riconoscimento dei vari modi in cui creiamo separazione dal sé e quindi dagli altri e dall'ambiente.
La qualità della nostra relazione con il prossimo e con il nostro ambiente non è che il riflesso del tipo di relazione con il nostro sé. Se c'è disunione e conflitto nei nostri rapporti molto probabilmente c'è disunione e conflitto all'interno di noi stessi.  
Non essere coscienti significa avere l'illusione della separazione, sia interiormente che esteriormente, e trasformare la coscienza umana significa dissolvere l'illusione della separazione. Appena la dualità interiore è dissipata iniziamo a scorgere il nostro vero volto. Quando la dualità interiore si dissolve completamente "diventiamo" il nostro volto originale.
Ci vuole coraggio e molta fiducia per lavorare su noi stessi coscientemente in questo processo. La natura della trasformazione normalmente implica dolore e paura. Spesso si resiste al cambiamento perché non vogliamo provare il dolore di lasciar andare il conosciuto e/o per paura dell'ignoto. Ma è solo sperimentando il dolore e la paura che possiamo veramente sperimentare il dono della trasformazione, la gioia del risveglio a una maggiore consapevolezza e un nuovo modo di sperimentare noi stessi e il mondo.
Come la perla, simbolo di completezza che contiene gli elementi di purezza e trasformazione, ma anche della terra e della creazione, creiamo purezza, bellezza e integrità accogliendo il nostro dolore interiore, il conflitto e l'ansietà."

(Chritsa Faye Burka - La coscienza del sé)
 

APRIRSI OLTRE LE CREDENZE

"All'interno dei gruppi di crescita si pone oggi molta enfasi sul fatto che ciò in cui crediamo crea la nostra realtà e questo è un fatto molto importante e significativo da comprendere. Ciò che credete "è". In altre parole, ciò che credete sia vero è ciò che sperimentate come vero. E' come se l'universo vi assecondasse e vi desse ciò che vi aspettate. 
Ciò che è profondamente radicato in voi, di cui siete convinti, diventa il fondamento della vostra esperienza; quindi, se volete cambiare esperienza dovrete sondare in profondità ed esaminare attentamente le cose in cui credete. E' come rinnovare le fondamenta di una casa sostituendo credenze limitanti, restrittive e irrilevanti e mantenendo quelle che promuovono la vita e la sostengono.
Questo è un valido processo che la gente dovrebbe attuare durante tutta la vita perchè è come una pulizia del corpo mentale. Sono disponibili molte tecniche a questo scopo, per esempio la visualizzazioni, le affermazioni positive, l'immaginazione creativa e i sogni guidati. 
Queste tecniche sono molto efficaci per far evolvere il corpo mentale e per aprire la mente a nuove possibilità. Se, prima, non riuscite a immaginare che qualcosa accada, questa cosa non accadrà. Tutte le cose si manifestano prima nella mente, come pensiero, e poi nella manifestazione fisica. 
E' una legge fondamentale della manifestazione. E' molto importante che questa legge, o principio, sia onorata e considerata come un significativo e potente fattore che influenza il totale processo di crescita di una persona.
E' ugualmente importante considerare che questa è solo una delle dimensioni del vostro essere e che necessita di purificazione e guarigione. 
E' vero che le condizioni del corpo mentale influenzano le vostre esperienze nonchè gli altri livelli del vostro essere, ma focalizzarsi solo sul cambiare il corpo mentale significa ignorare la funzione di vitale importanza delle altre vostre dimensioni.
E' importante guarire ed evolvere allo stesso tempo anche il corpo emozionale perchè si creino unione, integrazione ed equilibrio.
E' impossibile guarire il corpo emozionale con la mente. Ad esso ci si deve avvicinare con il cuore.
Il corpo emozionale "sente" mentre il corpo mentale "pensa" e queste sono due diverse espressioni non intercambiabili. Il linguaggio del cuore è l'emozione, che vuole esprimersi naturalmente.
Le emozioni sono il movimento e l'espressione dell'energia del corpo emozionale e questa è in costante cambiamento. E' importante rischiarare, interagire e far evolvere questo livello del vostro essere trattando direttamente con queste energie nel presente.
Il cuore non comprende le parole, non può ragionare, quindi non può essere guarito solo con le parole o con il pensiero. Il cuore grida e trasmette un messaggio oltre la portata delle parole e, in questo modo, il corpo emozionale si pulisce, si rischiara e guarisce. Per equilibrarlo è importante accettare ed esprimere in modo diretto l'energia del corpo emozionale.
Se si ignorano, si negano o si giudicano le emozioni o l'energia del corpo emozionale, si perde il colegamento con la sorgente di energia necessaria per la vostra guarigione e integrazione.
Scollegarsi dalle proprie emozioni o dai sentimenti tentando di controllare questa dimensione con la mente significa scollegarsi dalla propria energia vitale.
Se smorzate i vostri sentimenti perdete vitalità e spontaneità e diventate "monotoni". L'energia emozionale trova o troverà espressione direttamente o indirettamente, in un modo o nell'altro. Voi siete vivi, siete organismi sensibili che rispondono alla vita in costante mutamento, attimo dopo attimo.
Non è realistico aspettarsi di tascorrere la vita cercando di controllare le proprie risposte emotive. Rispondere alla vita in questo modo è come essere congelati, controllati da rigide convinzioni sul come si "dovrebbe" essere invece di reagire spontaneamente alla vita. Ciò non significa lasciare che le emozioni e i sentimenti abbiano il controllo sulle vostre azioni.
Il livello emozionale è solo uno dei livelli del vostro essere, come lo è la mente. Le azioni e le risposte appropriate si hanno quando il sè emotivo e il sè mentale sono uniti; infatti quando c'è accordo e armonia tra queste due dimensioni, automaticamente vi spostate nel cuore, e la giusta azione segue. Di questo potete  esserne certi, perchè il cuore è proprio il punto di incontro di queste energie.  
Il fuoco del corpo emozionale si unisce alla luce del corpo mentale, e la giusta azione ne è la conseguenza.
Senza l'unione armonica di queste energie rispondete alla vita facendo predominare l'emotività oppure la razionalità, ma in questo modo siete sbilanciati. L'equilibrio deriva dall'unione dei due corpi.
Per collegarvi alla vostra dimensione spirituale, o sè superiore, è necessario passare dal cuore. La dimensione spirituale non potrà mai essere raggiunta attraverso la mente; essa deve essere contattata per mezzo dell'unione delle dimensioni emotiva e mentale nel cuore. 
E' quindi essenziale guarire queste due dimensioni per facilitare l'integrazione della dimensione spirituale. Questo non si ottiene solo attraverso la mente, nè tramite le emozioni. Il legame tra questi due corpi è molto forte e deve essere compreso che essi interagiscono continuamente; quindi, per creare armonia tra loro e al loro interno, è essenziaale guarire l'intera persona allo scopo di facilitare il collegamento con la dimensione spirituale.
Essere spirituali  non significa non avere emozioni, o controllarsi, ma essere completi; questo si ottiene con l'accettazione, l'integrazione e l'equilibrio. La completezza è l'equilibrio tra mente, corpo, anima e spirito.
Con l'accettazione e l'integrazione del sè emotivo con il sè mentale voi portate consapevolezza nelle vostre azioni sapendo che potete scegliere come rispondere alla vita. Questa presa di coscienza può renderevi liberi. Non siete più controllati dalle emozioni, potete fare scelte consapevoli e rispondere in modo diverso. In questo modo diventate "responsabili".
Basandovi più sul cuore nelle vostre risposte alla vita, comincerete a creare la  qualità delle esperienze che veramente desiderate. Il vero potere della manifestazione risiede nel cuore. Quando riconoscete i bisogni del vostro cuore, cosa desidera o cosa non desidera, siete in grado di manifestare.
Esprimete le vostre necessità chiaramente all'universo e poi lasciate andare, sicuri che saranno soddisfatte. Dovete solo fidarvi. Lasciar andare è importante; se non lo fate impedite alla manifestazione di realizzarsi perchè trattenete l'energia. Tutto ciò è un processo di sintonizzazione che consiste nel rinunciare al controllo avendo fiducia e accettando che ciò che viene a voi è in armonia con le vostre vere necessità. Quando tentate di manifestare solo con la mente, tramite affermazioni e visualizzazioni, fate accadere ciò che volete ma vi è un coinvolgimento e un controllo mentale attivo. Più le vostre energie vengono dirette dal cuore meno sarete comandati dalla mente. La vostra fiducia "costruisce" e voi siete in grado di affidarvi sempe di più alla vita stessa.
Attraverso la fiducia e l'abbandono l'essere umano si può avvicinare alla dimensione spirituale e può iniziare a integrare il suo spirito nel cuore. Il cuore è la porta dello spirito. Non ci sono altre strade verso Dio."

(Chritsa Faye Burka - La coscienza del cristallo)

 
IL MONTE ANALOGO
"DEFINIZIONI.    L'alpinismo è l'arte di percorrere le montagne affrontando i massimi pericoli con la massima prudenza.
          Viene qui chiamata arte la realizzazione di un sapere in un'azione.

Non si può restare sempre sulle vette, bisogna ridiscendere.... A che pro, allora?
Ecco: l'alto conosce il basso, il basso non conosce l'alto.
Salendo, devi prendere sempre nota delle difficoltà del tuo cammino; finchè sali puoi vederle. Nella discesa, non le vedrai più, ma saprai che ci sono, se le avrai osservate bene.
Si sale, si vede. Si ridiscende, non si vede più; ma si è visto. Esiste un'arte di dirigersi nelle regioni basse per mezzo del ricordo di quello che si è visto quando si era più in alto. Quando non è possibile vedere, almeno è possibile sapere. [....]
Le scarpe non sono come i piedi; non si è nati con esse. Dunque è possibile scegliere. Per questa scelta, lasciati guidare dalla gente più esperta poi dalla tua esperienza.
Ben presto, ti sarai abituato così bene alle tue scarpe che ogni chiodo, ogni aletta sarà per te come un dito, capace di tastare la roccia e di aggrapparvisi; diventerenno uno strumento sensibile e sicuro come una parte di te stesso.
Eppure, non sei nato con esse; eppure, quando saranno consumate le butterai via, senza cessare per questo di essere quello che sei.
La tua vita dipende un pò dalle tue scarpe; curale come si deve, e non perderai che un quarto d'ora al giorno, perchè la tua vita dipende anche da molte altre cose.

Un compagno molto più esperto di me mi dice: "Quando i piedi non vogliono più portarti, si cammina sulla testa". Ed è vero. Forse non è nell'ordine naturale delle cose, ma non è meglio camminare con la testa che pensare con i piedi, come capita spesso?

Se fai uno scivolone, una caduta non grave, non avere un attimo di interruzione, ma già nel rialzarti riprendi la cadenza della tua marcia. Imprimiti bene nella memoria le circostanze della caduta, ma non permettere al corpo di rimasticarne il ricordo. Il corpo cerca sempre di rendersi interessante con i suoi tremiti, il suo ansimare, le sue palpitazioni, i suoi brividi, i suoi sudori, i suoi crampi; ma è molto sensibile al disprezzo e all'indifferenza  che il suo padroone gli dimostra. Se sente che quest'ultimo non si lascia impressionare dalle sue geremiadi, se capisce che non c'è niente da fare per impietosirlo, allora riprende il suo posto e compie docilmente il suo dovere.

Il momento di pericolo.
Differenza tra il panico e la presenza di spirito.
L'automatismo (padrone o servo).

Tieni l'occhio fisso sulla via della cima, ma non dimenticare di guardare i tuoi piedi. L'ultimo passo dipende dal primo. Non credere di essere arrivato solo perchè scorgi la cima. Sorveglia i tuoi piedi, assicura il tuo prossimo passo, ma che questo non ti distragga dal fine più alto. Il primo passo dipende dall'ultimo.

Quando vai alla ventura, lascia qualche traccia del tuo passaggio, che ti guiderà al ritorno: una pietra messa su un'altra, dell'erba piegata da un colpo di bastone. Ma se arrivi a un punto insuperabile o pericoloso, pensa che la traccia che hai lasciato potrebbe confondere quelli che ti seguissero. Torna dunque sui tuoi passi e cancella ogni traccia del tuo passaggio. Questo si rivolge a chiunque voglia lasciare in questo mondo tracce del proprio passaggio. E anche senza volerlo, si lasciano sempre delle tracce. Rispondi delle tue tracce davanti ai tuoi simili.

Non ti fermare mai su un pendio di terreno cedevole. Anche se credi i tuoi piedi ben sicuri, mentre riprendi fiato guardando il cielo, la terra a poco a poco si comprime sotto il tuo piede, la ghiaia insensibilmente frana e tu parti improvvisamente coma una nave al varo. La montagna coglie sempre l'occasione per farti lo sgambetto.

Se, dopo aver disceso e poi risalito per tre volte dei canaloni  che finivano con degli strapiombi (che si vedono soltanto all'ultimo momento), le tue gambe si mettono a tremare dal ginocchio alla caviglia e i tuoi denti si stringono, raggiungi prima qualche piccola piattaforma dove tu possa fermarti al sicuro; e richiama alla memoria tutte le ingiurie che sai e  lanciale alla montanga, e sputa sulla montagna, insomma insultala in tutti i modi possibili, bevi un sorso, mangia un boccone e ricomincia ad arrampicarti, tranquillamente, lentamente, come se tu avessi tutta la vita per tirarti fuori da quella brutta situazione.
La sera, prima di addormentarti, quando ripenserai a tutto questo, vedrai allora che era una commedia: non era alla montagna che parlavi, non è la montagna che tu hai vinto. La montagna non è che roccia o ghiaccio, senza orecchie e senza cuore. Ma quella commedia ti ha forse salvato la vita.
Spesso, d'altronde, nei momenti difficili, ti sorpenderai a parlare alla montagna, ora lusingandola, ora insultandola, ora promettendo, ora minacciando; e sembrerà che la montagna risponda, se le hai parlato come dovevi, addolcendosi, sottomettendosi.
Non disprezzarti per questo, non aver vergogna di comportarti come quegli uomini che i nostri dotti chiamano dei primitivi e degli animisti. Sappi soltanto, ripensando a quei momenti, che il tuo dialogo con la natura non era che l'immagine, fuori di te, di un dialogo che si svolgeva all'interno. [....]

Con un gruppo di compagni, partivo alla ricerca della Montagna, che è la via che unisce la Terra al Cielo; che deve esistere da qualche parte sul nostro pianeta, e che deve essere la dimora di un'umanità superiore: questo fu provato razionalmente da colui che chiamavamo Padre Sogol, più anziano di noi sulle cose della Montagna, che fu il capo della spedizione.

Ed ecco che siamo approdati al continente sconosciuto, nucleo di sostanze superiori impiantato nella crosta terrestre, protetto dagli sguardi della curiosità e della cupidigia dalla curvatura del suo spazio - come una goccia di mercurio, per la sua tensione superficiale, rimane impenetrabile al dito che cerca di toccarne il centro. 


Con i nostri calcoli - non pensando ad altro - con i nostri desideri - abbandonando ogni altra speranza - con i nostri sforzi - rinunciando ad ogni agio - avevamo forzato l'entrata a quel nuovo mondo. Così ci sembrava.
Ma sapemmo in seguito che, se avevamo potuto approdare ai piedi del Monte Analogo, era perchè le porte invisibili di quell'invisibile contrada erano state aperte per noi da quelli che le custodivano.

Il gallo che squilla nel latte dell'alba crede che il suo canto generi il sole; il bambino che urla in una camera chiusa crede che le sue grida facciano aprire la porta; ma il sole e la madre vanno per le vie traciate dalle leggi del loro essere. Ci avevano aperto la porta, quelli che vedono noi mentre noi non possiamo vedderci, rispondendo con generosa accoglienza ai nostri calcoli puerili, ai nostri desideri instabili, ai nostri piccoli e maldestri sforzi."

René Daumal - Il Monte Analogo

  
LA VIA DELLA CONSAPEVOLEZZA
"Un altro allenamento importante per procedere nella nostra via è la pratica della VERITA'. Non quella assoluta, dogmatica, o quella che cerchi di imporre quando discuti con gli altri. Non è una verità della ragione, ma dell'ESSERE.

La raggiungi quando non hai più nulla da nascondere a te stesso. [...] La verità è importante perchè quando non hai più nulla da nascondere a te stesso, e quindi agli altri, puoi cominciare a conoscere la vera libertà dello Spirito.

Ora immagina di avere davanti a te un'entità, una divinità, una persona vera o immaginaria alla quale sai di poter affidare i tuoi segreti più intimi, e dille TUTTO di te senza freni nè giudizi. Metti avanti le parti più oscure, sgradevoli, pericolose (non preoccuparti, non lo verrà a sapere nessuno). Ma anche quelle più sublimi e tenere, quelle che nascondi per non essere preso in giro. 

Esplorati in ogni recesso, per quanto sgradevole o penoso questo possa risultarti, e racconta tutto a questo tuo immaginario amico. Poi abbracciati e dì mentalmente: IO SONO mentre inspiri, IO SONO mentre espiri. Vai avanti per alcuni minuti, anche di più se te la senti.

Accettati così come sei, perchè proprio lì dove credi sia il tuo nemico, proprio lì risiede il tuo più alto potenziale. Il male non esiste, è solo una funzione del bene! E' ciò che preme in te per essere trasformato.

La più alta manifestazione della verità interiore si rivela nel più alto contatto con sè stessi. La maggior parte delle persone che stanno male in modo non creativo, cioè non evolutivo, producendo solo autodistruzione, sono le persone che non sono in contatto con sè stesse in qualche area vitale della propria struttura psichica. Il contatto con sè stessi è una grande arte e una grande medicina.

Come puoi produrla? Innanzitutto devi imparare a sentire e capire quando NON sei in contatto con te stesso. E' naturale che mentre sei impegnato in qualche lavoro o attività importante l'attenzione si distolga da noi stessi per rivolgersi al contenuto della nostra attività.

Ma attenzione: se questa attività è svolta in armonia e in contatto con noi stessi sarà un piacere svolgerla, anche se si tratta di un'attività non particolarmente piacevole. Potremmo stancarci nel compierla così come ci si può stancare facendo una lunga passeggiata o un lavoro faticoso, ma si tratterà di una fatica sana, soddisfatta, mentre svolgere una attività qualsiasi controvoglia o non in contatto con noi stessi produrrà stress e frustrazione, spesso contrazioni in varie parti del corpo, alla lunga malattia. [...]

Al di là delle condizioni esterne, puoi percepire subito e facilmente quando non sei in contatto con te stesso: si produce un senso di ansia, di stress, di tensione. E' un'ansia di ritorno in sè stessi.
A questo punto fuggire, stordirsi con un continuo attivismo o evitando sempre di restare da soli non fa che peggiorare la situazione, anche se lì per lì sembra dare un certo sollievo.

La vera cura è FERMARSI, fermare il mondo, e ricongiungersi con la propria anima. Nella via sciamanica la fonte stessa della malattia è l'essersi distaccatto dalla propria anima intesa non come ente astratto e metafisico, ma come sorgente di ENERGIA, di LUCE e di CONSAPEVOLEZZA. La medicina del fermarsi non è però l'unica: nella vita quotidiana vale altrettanto sviluppare l'arte dell'AZIONE CONSAPEVOLE.

Per capire di cosa si tratta, vi propongo una piccola pratica. Sarà capitato a tutti qualche volta (a qualcuno tutti i santi giorni...) di lavare i piatti. Scusate se vi porto ad esempio una cosa così banale e quotidiana. 

Ma per uno sciamano non esistono momenti o cose banali. Per lo sciamano ogni istante è prezioso perchè potrebbe essere l'ultimo della propria vita, e ogni oggetto è un frammento prezioso dell'universo. Attento, perchè se imparerai bene questa lezione, non sarai mai più solo: tu sarai sempre con te. 

Ora fermati e guarda i tuoi piatti: renditi conto che ogni oggetto intorno a te è vivo e carico di energia. I tuoi piatti sono qui per servirti, e tu ora hai la possibilità di ringraziarli e caricarli di energia. Le mani sono la parte del corpo che meglio canalizza sugli oggetti l'energia radiante.

Lavando i piatti con gratitudine per il loro servizio e con CONSAPEVOLEZZA del processo energetico, tu li rendi vivi e luminosi, li rendi tuoi. I cibi mangiati nei piatti lavati in questo modo sono più gustosi e più sani, perchè questa energia radiante li disinfetta e li protegge.[...]

Potremo quindi dire che la CONSAPEVOLEZZA è quel processo energetico della coscienza che ti permette allo stesso tempo di "esserci" mentre fai quello che fai, cioè di non fuggire da te stesso, e di amplificare ogni dinamica energetica naturale.
Quello che hai fatto con i tuoi piatti lo puoi fare con la tua macchina, con i tuoi vestiti, con i tuoi oggetti d'uso."

Maurizio Dina - Iniziazione allo Sciamanesimo

  

L'ADAMO INTERIORE

"Il nome di Adamo è forse quello di un primo uomo creato, ma qui, è quello dell'umanità di tutti i tempi, quello di ciascuno di noi, uomini e donne. 
E' l' "uomo".

"Creato" nel sesto giorno della Genesi, "a immagine di Dio", è chiamato a essere "fatto a sua somiglianza"; questo "fare", nettamente distinto dal "creare", è l'opera divino-umana di tutta la vita, la dinamica della nostra storia personale o collettiva.

Questo Adamo è creato "maschio e femmina"; ciò significa che su un piano animale - quello del sesto giorno - noi siamo biologicamente uomini e donne capaci di riproduzione; ma sul piano dell'uomo che emerge alla sua reale dimensione d'uomo, al di sopra dell'animale, capace di mutazioni per andare verso la "somiglianza" - quello del settimo giorno - il significato è diverso.

Ogni essere umano è allora "maschio" quando "si ricorda" (la stessa parola in ebraico) dell'immenso potenziale di cui è costituito nelle sue profondità; questo potenziale è chiamato la adamah, che è madre delle profondità, il polo "femminile" nel cuore del quale è sigillata segretamente l'immagine divina, seme di ogni essere, che costituisce la propria, unica persona (sebbene, paradossalmente e poichè immagine di Dio, ogni essere sia anche l'umanità tutta intera; ogni parte di un tutto ricostruisce questo tutto; la legge dell'olistico oggi è ben nota).

Andare dall'immagine alla somiglianza significa realizzare questo potenziale nello sposalizio maschio-femmina, intendendolo a quel secondo livello che abbiamo detto sopra. Queste nozze ancora del tutto ignorate dai nostri esegeti saranno oggetto dello studio che intraprendiamo insieme.

Alla luce di questa lettura, l'albero della conoscenza piantato in mezzo al giardino dell'Eden, non è quello della conoscenza "del bene e del male". 
Queste due ultime parole qualificano rispettivamente la luce e la tenebra, cioè, nell'interiorità dell'uomo, la coscienza e ciò che non è ancora cosciente e che costituisce il potenziale di cui ho appena parlato.

Questo albero è l'uomo stesso (uomini e donne) nei suoi due lati cossciente e incosciente, relativi ai due rispettivi poli maschile e femminile, e che l'ebraico chiama compiuto e incompiuto."


Annick de Souzenelle - L'Egitto Interiore  



LO SPECCHIO AFFUMICATO



“Tremila anni fa, c’era un essere umano come voi e me che viveva vicino a una città circondata di montagne. Studiava per diventare un uomo della medicina. Voleva imparare la conoscenza dei suoi antenati, ma non era totalmente d’accordo con le cose che studiava. Sentiva nel cuore che doveva esserci qualcosa di più.

Un giorno, mentre dormiva in una grotta, sognò di vedere il proprio corpo addormentato. Uscì dalla grotta in una notte di luna nuova. Il cielo era sereno e c’erano milioni di stelle. Poi gli accadde qualcosa che trasformò la sua vita per sempre. Si guardò le mani, sentì il proprio corpo e udì la propria voce dire: “Sono fatto di luce. Sono fatto di stelle”.

Guardò di nuovo le stelle e  si rese conto che non sono le stelle a creare la luce, bensì è la luce che crea le stelle. “Tutto è fatto di luce”, disse, “e lo spazio tra le cose non è vuoto”. Seppe che tutto ciò che esiste è un unico essere vivente e che la luce è la messaggera della vita, perché è viva e contiene ogni informazione.

Quindi si rese conto che, benché fosse fatto di stelle, lui non era le stelle. “Io sono ciò che è tra le stelle”, pensò. Allora chiamò le stelle “tonal”  e la luce tra le stelle “nagual”; seppe che ciò che crea l’armonia e lo spazio tra loro è la Vita, o Intento. Senza vita, il  tonal e il nagual non potrebbero esistere. La vita  è la forza dell’assoluto, è il supremo, il Creatore che crea ogni cosa.

Ecco ciò che scoprì quell’uomo: tutto ciò che esiste è una manifestazione del’essere vivente unico che chiamiamo Dio. Inoltre, arrivò alla conclusione che la percezione umana è luce che percepisce altra luce. Vide che la materia è uno specchio (ogni cosa è uno specchio, che riflette la luce e crea immagini di quella luce) e il mondo dell’illusione, il Sogno, è come fumo che non ci permette di vedere ciò che siamo veramente. “Il nostro vero sé è puro amore, pura luce”, disse.

Questa scoperta cambiò la sua vita. Ora sapeva chi era veramente e, guardando gli altri uomini e la natura, restò stupito di vedere sé stesso in ogni essere umano, in ogni animale, in ogni albero, nell’acqua, nella pioggia, nelle nuvole e nella terra. Vide che la Vita mescolava il tonal e il nagual in modi diversi, creando miliardi di manifestazioni viventi.  

In quei pochi momenti comprese tutto. Era molto eccitato, ma il suo cuore era pieno di pace. Non vedeva l’ora di comunicare al suo popolo quello che aveva scoperto. Ma non c’erano parole con cui potesse spiegarlo. Ci provò, ma gli altri non lo capirono. Potevano vedere che qualcosa in lui era cambiato, che i suoi occhi e la sua voce irradiavano bellezza. Notarono che non giudicava più nulla e nessuno, e che era diverso.

Quell’uomo capiva tutti, ma nessuno capiva lui. Credettero che fosse un’incarnazione di Dio. Lui sorrise e disse: “E’ vero, io sono Dio. Ma  anche voi lo siete. Noi siamo la stessa cosa. Siamo immagini di luce. Siamo Dio”. La gente però continuava a non capire.

Aveva scoperto di essere uno specchio per gli altri, uno specchio in cui poteva vedere sé stesso. “Tutti siamo specchi”, disse. Vedeva sé stesso in tutti, ma nessun atro vedeva sé stesso in lui.
Allora si rese conto che tutti erano immersi in un sogno, ma senza consapevolezza, senza sapere ciò che erano veramente.

Non potevano vedersi in lui, perché tra gli specchi esisteva un muro di nebbia, composto dalle interpretazioni delle immagini di luce che costituiva il Sogno degli esseri umani.
Allora seppe che presto avrebbe dimenticato ciò che aveva imparato. Tuttavia voleva ricordare le visioni che aveva avuto e si diede il nome di Specchio Affumicato, in modo da sapere sempre che la materia è uno specchio e il fumo che separa gli oggetti è ciò che ci impedisce di sapere chi siamo.

Disse: “Io sono lo Specchio Affumicato, perché vedo me stesso in tutti voi, ma non possiamo riconoscerci a causa del fumo che ci separa. Questo fumo è il Sogno e lo specchio siete voi: i sognatori.”
(Don Miguel Ruiz - I Quattro Accordi)


LA NATURA DELLA COMPASSIONE
"Quando andate oltre gli opposti creati dalla mente, diventate come un lago profondo. 
La situazione esterna della vostra vita, qualunque cosa vi accade, è la superficie del lago. Alcune volte calma, altre volte ventosa e increspata, secondo i cicli e le stagioni. Ma in profondità il lago è, comunque, sempre indisturbato.
Voi siete tutto il lago, non soltanto la superficie, e siete in contatto con la vostra propria profondità, che rimane completamente tranquilla.

Non resistete al cambiamento afferrandovi mentalmente ad ogni situazione. 
La vostra pace interiore non dipende da questo. 
Voi dimorate nell'Essere - immutato, senza tempo, senza fine - e non dipendete più dalla realizzazione o dalla felicità che proviene dalle forme costantemente fluttuanti del mondo esterno. Potete godere o giocare con quelle, creare nuove forme, apprezzare la bellezza di tutto questo. 
Ma non vi sarà nessuna necessità di attaccarvi a nessuna di quelle. 

Fintantochè siete inconsapevoli dell'Essere, la realtà degli altri esseri umani vi sfuggirà, perchè non avete trovato la vostra. Alla vostra mente piacerà o dispiacerà la loro forma, che non è solamente il loro corpo, ma anche la loro mente. Una vera relazione diviene possibile quando vi è consapevolezza dell'Essere.

Venendo dall'Essere, percepirete il corpo e la mente dell'altra persona solamente come uno schermo, al di là del quale potete sentire la loro vera realtà, come sentite la vostra. Così che quando siete di fronte alla sofferenza o al comportamento inconsapevole di qualcun altro, starete presenti e in contatto con l'Essere, e perciò capaci di guardare al di là della forma, sentendo l'Essere radiante e puro dell'altra persona attraverso il vostro. 

Sul piano dell'Essere, ogni sofferenza viene riconosciuta come un'illusione. 
La sofferenza è dovuta all'identificazione con la forma. 
Grazie a questa realizzazione, a volte accadono miracoli di guarigione, per il risvegliarsi della consapevolezza dell'Essere negli altri, se sono pronti.

La compassione è la consapevolezza del profondo legame fra voi e tutte le creature. La prossima volta che dite: "Non ho nulla in comune con questa persona", ricordatevi che avete parecchio in comune: da qui a qualche anno - due o settanta non fanno molta differenza - entrambi sarete diventati corpi in decomposizione, e poi mucchietti di cenere, e poi niente del tutto.
Questa è una comprensione pura, semplice ed umile che lascia poco spazio all'orgoglio. 

E' un pensiero negativo? No, è un fatto. Perchè chiudere gli occhi davanti a ciò? In questo senso vi è una totale uguaglianza fra voi ed ogni altra creatura."
(Eckhart Tolle - Come mettere in pratica il Potere di Adesso)


LA GIOIA E IL DISPIACERE

"Allora una donna disse: Parlaci della Gioia e del Dispiacere
Ed egli rispose:
La vostra gioia è il vostro dispiacere mascherato.
E lo stesso pozzo dal quale si leva il vostro riso,
è sovente colmato dalle vostre lacrime.
E come potrebbe essere altrimenti?
Quanto più il dolore incide in profondità nel vostro essere,
tanta più gioia potrete contenere.
La coppa che tiene il vostro vino non è forse
la stessa coppa che è stata scottata nel forno del vasaio?
E il liuto che calma il vostro spirito non è forse
il legno stesso scavato dai coltelli?
Quando siete felici guardate nelle profondità del vostro cuore
e scoprirete che ciò che ora vi sta dando gioia
è soltanto ciò che prima vi ha dato dispiacere.
Quando siete addolorati guardate nuovamente nel vostro cuore
e vedrete che in verità voi state piangendo
per ciò che prima era la vostra delizia.

Alcuni di voi dicono: "La gioia è superiore al dolore"
e altri dicono: "No, il dolore è superiore".
Ma io vi dico che essi sono inseparabili.
Giungono insieme e quando uno siede con voi alla vostra mensa,
ricordatevi che l'altro giace addormentato nel vostro letto.

In verità siete sospesi tra dolore e gioia come bilance.
Solo quando siete vuoti siete immobili ed equilibrati.
Quando il tesoriere vi solleva per pesare l'oro e l'argento,
la vostra gioia o il vostro dolore
devono necessariamente alzarsi o cadere."

(Kahlil Gibran - Il Profeta)

IL PRISMA, IMMAGINE DELL'UOMO


"Il prisma ci mostra che la luce bianca si scompone in sette colori.
Il fenomeno della scomposizione della luce che atraversa il prisma è basato su tre numeri ricchi di significato: 1, 3 e 7.

Il numero 1 rappresenta il fascio luminoso che cade su una delle tre facce del prisma; il numero 3 rappresenta il prisma stesso con le sue tre facce, e il numero 7 rappresenta i colori scomposti del prisma.

Simbolicamente è possibile stabilire una corrispondenza fra i tre lati del prisma e i tre principi che reggono il comportamento del'uomo: l'intelletto, il cuore e la volontà.

Per poter irradiare armoniosamente i sette colori, quel prisma che è l'uomo deve essere trasparente ed equilatero: ciò significa che l'intelletto, il cuore e la volontà devono essere sviluppati nell'uomo in egual misura.

Occorre che sia intelligente, buono e capace di realizzare i suoi pensieri ed i suoi sentimenti. In quella condizione, tutto in lui è armonioso... 
Ma, naturalmente si tratta di casi molto rari, infatti il prisma equilatero rappresenta l'Iniziato, il Saggio, il Grande Maestro.

Nella maggior parte dei casi, gli uomini sono dei triangoli dai lati disuguali. Taluni hanno una volontà molto più sviluppata:ciò significa che, quasi sempre, si accontentano di realizzare i progetti altrui.

Altri, per contro, hanno l'intelletto e il cuore molto più sviluppati della volontà: ciò vuol dire che quelle persone riflettono e analizzano molto, che sono molto sensibili, ma che, quando si tratta di agire e realizzare, attendono che altri lo facciano al loro posto, e via di seguito.

Esistono tantissimi casi... ma l'essenziale è di comprendere che dobbiamo fare ogni sforzo per diventare noi stessi dei prismi equilateri, per poter proiettare i sette colori, cioè per irradiare le sette virtù. 

La luce non dobbiamo fabbricarla noi, esiste già, pronta ad attraversarci per produrre i suoi effetti; siamo piuttosto noi a non essere preparati, siamo noi a non essere ancora nè sviluppati, nè purificati.

Sì, Dio è pronto a penetrare nell'essere umano per manifestarsi in tutto lo splendore dei sette colori, per trasmettergli tutte le virtù e tutte le potenze, ma l'uomo è opaco, privo di equilibrio o cagionevole, per cui Dio può manifestarsi tramite suo soltanto in maniera non perfetta.

Quindi la prima cosa da fare è di ristabilire l'equilibrio in sè stessi: se, per esempio, fino a quel momento si era svilupppato soltanto il proprio intelletto, occorre trovare le condizioni opportune per sviluppare il proprio cuore, e poi lavorare e fare degli esercizi per rinforzare la propria volontà.

Quando il triangolo cuore, intelletto e volontà si sarà sviluppato in modo perfetto, l'uomo si renderà conto che la luce penetrerà in lui automaticamente, e da lui scaturirà scomposta nei sette colori."

(Omraam Mikhael Aivanhov - La luce, spirito vivente)




IL PERSONALE E L'UNIVERSALE



"Visitatore:Come posso non avere paura, se sono circondato da un mondo pieno di misteri e di pericoli?
Maharaj:Anche il tuo piccolo corpo è pieno di misteri e di pericoli, ma non ti spaventi perchè pensi che sia tuo. Quello che non sai è che l'intero universo è il tuo corpo, e quindi non hai bisogno di temerlo. Potresti dire di avere due corpi: uno personale e uno universale. Quello personale va e viene, l'altro è sempre con te. L'intera creazione è il tuo corpo universale. Sei talmente accecato da ciò che è personale, che non vedi l'universale. Questa cecità non scompare da sola, deve essere disfatta deliberatamente e abilmente. Quando comprendi tutte le illusioni e le abbandoni, raggiungi uno stato di perfezione, libero da errori, in cui non esistono più distinzioni tra il personale e l'universale.
Visitatore: Io sono una persona, e quindi sono limitato nello spazio e nel tempo. Occupo un piccolo spazio e duro solo qualche istante. Non riesco neppure a concepire di essere eterno e onnipervadente.
Maharaj: Eppure lo sei. Quando ti immergerai profondamente dentro di te in cerca della tua vera natura, scoprirai che soltanto il corpo è piccolo e solo la memoria è corta, mentre il vasto oceano della vita è tuo.
Visitatore: "Io" e "Universale" sono parole contraddittorie, una esclude l'altra.
Maharaj: No, non si escludono. Il senso di identità pervade l'universale. Cerca e troverai la Persona Universale, che è te e infinitamente di più. In ogni caso, comincia a renderti conto che il mondo è in te e non il contrario.
Visitatore: Come può essere ? Io sono solo una parte del mondo. Come potrebbe una parte contenere il mondo intero, se non per riflesso, come in uno specchio?
Maharaj: Quello che dici è vero. Il tuo corpo personale è una parte in cui tutto viene magnificamente riflesso. Ma hai anche un corpo universale. Non puoi neppure dire di non conoscerlo, perchè lo vedi e lo sperimenti in continuazione. Solo che lo chiamo "il mondo" e ne hai paura.
Visitatore: Conosco e percepisco il mio corpo fisico, ma quello universale lo conosco solo tramite la scienza.
Maharaj: Il tuo corpo è pieno di misteri e meraviglie che non conosci. Anche in questo caso la scienza è la tua unica guida. Sia l'anatomia che l'astronomia ti descrivono.
Visitatore: Anche se accetto la tua teoria del corpo universale come ipotesi, in che modo posso verificarla e a che mi serve?
Maharaj: Riconoscendoti come uno che risiede in entrambi i corpi, non disconoscerai nulla. Ti interesserai all'intero universo, amerai ogni essere vivente aiutandolo con la massima tenerezza e saggezza. Non ci sarà conflitto di interessi tra te e gli altri. Cesserà definitivamente qualsiasi forma di sfruttamento. Ogni tua azione sarà benefica e ogni gesto una benedizione.
Visitatore: E' molto allettante, ma come devo procedere per realizzare il mio essere universale?
Maharaj: Hai due modi: puoi darti anima e corpo alla ricerca di te stesso, oppure accetti le mie parole sulla fiducia e agisci di conseguenza. In altri termini: o ti occupi totalmente di te stesso o te ne disinteressi totalmente. L'importante è il "totalmente": Per raggiungere il Supremo, devi essere estremo.
Visitatore: Come posso aspirare a tali altezze, piccolo e limitato come sono?
Maharaj: Renditi conto di essere l'oceano della coscienza in cui tutto accade. Non è difficile. Un pò di attenzione, di concentrata osservazione di te stesso, e vedrai che niente accade al di fuori della tua coscienza.
Visitatore: Il mondo è pieno di avvenimenti che non appaiono nella mia coscienza.
Maharaj: Anche nel tuo corpo accadono cose che non appaiono nella tua coscienza, ma ciò non ti impedisce di considerarlo tuo. Tu conosci il mondo esattamente come conosci te stesso: attraverso i sensi. E' la mente che ha separato il mondo in esterno ed interno alla tua pelle e ha messo i due in opposizione. Ciò ha creato paura, odio e tutti i tormenti della vita."

(Sri Nisargadatta Maharaj - Io sono Quello)


LA RICERCA DEL SE'

Il corpo non dice "io". Nel sonno profondo nessuno dice "io non sono". Quando nasce l' "io" tutto nasce. Scopri, con mente acuta, da dove nasce questo "io".

"Sappiamo che ogni consuetudine empirica ruota intorno all'ego. E' questo ego che normalmente chiamiamo "io"; ma che cos'è questo "io" in realtà? Qual'è la sua natura? Da dove viene? Qual'è la sua fine?

Da questo punto inizia la ricerca dell' "io" che è essenziale per comprendere il Vedanta. L'enfasi di Sri Ramana su questo metodo è così grande che possiamo giustamente considerarlo il profeta della ricerca del Sè.

Non ci vuole molto a distinguere l' "io" dal corpo, anche se spesso il corpo fisico viene indicato con il termine "io, come quando si dice "io sono grasso", "io sono magro". Il corpo di per sè non può dire "io", perchè è inerte. 

Dal momento che anche la persona più ignorante capisce l'implicazione dell'espressione "il mio corpo", il pericolo dell'identificazione occasionale dell' "io" con il corpo non è grave.

Non così l'identificazione del' "io" con l'ego (ahamkara). Non è difficile scoprire la sovrapposizione dell'idea "io" al corpo fisico, ma è difficile sradicare la sua sottile sovvrapposizione all'ego.

La mente che ricerca è l'ego, che dunque per rimuovere la sovrapposizione deve pronunciare contro di sè una sentenza di morte. Ciò non è facile. Per questo si dice che la più grande forma di sacrificio è l'offerta dell'ego (atmanivedana) nel fuoco della saggezza.

Un minimo di discernimento rivelerà che l'ego non è tutto. Possiamo averne una prova analizzando l'esperienza del sonno profondo. In quello stato un uomo non dice: "io non sono", anche se l'ego è uscito.

Nel sonno l'ego non opera; ciononostante rimane l' "io" a testimoniare l'assenza dell'ego e degli oggetti. Se l' "io" non fosse lì, al risveglio l'individuo non potrebbe dire: "Ho dormito bene, non ricordo nulla".

Ci sono quindi due "io": lo pseudo-"io" che è l'ego, e l' "io" reale che è il Sè.
L'identificazione dell' "io" con l'ego è così forte che raramente vediamo l'ego senza la sua maschera. Per di più, tutte le nostre esperienze relative ruotano intorno all'ego. 

Al risveglio, con il sorgere dell'ego nasce il mondo intero. Per questo l'ego sembra così importante e inattaccabile, ma è una fortezza di cartone. Una volta iniziata la ricerca, lo si vedrà cadere e dissolversi.

Per intraprendere la ricerca bisogna avere una mente acuta - molto più acuta di quella richiesta per districare i misteri della materia. La verità si può vedere solo con l'intelletto concentrato (drsyate tu argyaya buddhya). 

E' vero che l'intelletto dovrà dissolversi al sorgere della saggezza finale, ma fino ad allora esso dovrà ricercare - e ricercare implacabilmente. Di certo la saggezza non è per gli indolenti!"

(L'insegnamento di Sri Ramana Maharshi - Ed. Vidyananda)


 
MUTAMENTO E PERMANENZA 
 

"L'essenza del Tempo è ovviamente il cambiamento.
Nessuno di noi è esattamente la stessa persona di ieri, nè quella di un'ora fa. Tutt'intorno a noi i processi di crescita e decadimento sono evidenti ad ogni livello dell'esistenza terrena. 

Anche simboli di permanenza come rocce e montagne vengono infine divorati dal Tempo dalla loro esposizione alle intemperie. Le linee di costa avanzano e recedono: città come Is e Cantre'r Gwaelod si trovano oggi sul fondo del mare, con le case sommerse tra la Cornovaglia e Scilly a dimostrarci che tale leggende si fondano su una base di verità. 

 Le parabole di nazioni, lingue, percezioni estetiche e sistemi di credenza  subiscono simili alternanze di vigore ed eclissi. Come osservò Eraclito, panta rhei, tutto scorre, niente è immobile, nulla mantiene la propria forma a lungo.

Eppure, per quanto riconosciamo i cambiamenti che ciascun giorno apporta alle nostre esperienze del mondo, pensiamo ancora di possedere un'unica, continua identità. L'albero che si ergeva nudo e senza vita tra le nevi invernali esplode di boccioli col disgelo primaverile e ben presto è verde e in crescita come l'anno prima. Le erbe dell'anno scorso sono morte, ma i loro semi crescono replicandole fedelmente. Ogni ciclo annuale è diverso, ma al tempo stesso uguale.

La cultura celtica è sempre stata affascinata da questa tensione  tra mutamento e permanenza, temporale ed eterno. E' un'espressione della dualità fondamentale che, come abbiamo visto, dà vita all'esistenza manifesta.

Tutte le cose sono possibili nell'Altromondo; ma non hanno alcun impatto sulla nostra realtà a meno che non si pieghino alle leggi del Tempo. Poichè, anche se il Tempo apre la strada all'entropia e alla perdita, senza il Tempo non vi potrebbe essere azione. 

Perciò, se prendiamo l'immaginario della coppia Dio-Dea come radice del nostro simbolismo, il Dio rappresenta la volontà attiva che applica sè stessa attraverso la dimensione del Tempo, mentre la Dea è colei che garantisce la persistenza e la continuità dell'esperienza - in ultima analisi l'Altromondo, oltre le leggi dello Spazio e del Tempo, irriducibile nella propria eternità.

Tutti gli esseri umani esistono nel punto di contatto di questi due principi. 

Per noi è facile comprendere cosa comporta il cambiamento come sequenza lineare di eventi, dato che le nostre percezioni sono condizionate dall'esperienza del Tempo. Ma come comprendiamo il principio che sta dietro alla continuità? Cos'è che resite al cambiamento operato dal Tempo?

Se osserviamo gli esempi di permanenza e continuità nel nostro ambiente, giungeremo alla conclusione che ciò che perdura è una determinata struttura riconoscibile. Le cellule del nostro corpo muoiono tutte e tutte vengono sostituite, ma restano organizzate nel medesimo modo.
Man mano che le foreste vengono abbattute compaiono i deserti, ma i rapporti funzionali tra i diversi elementi del'ambiente restano gli stessi: le "leggi della Natura"che conosciamo da sempre.

Questa permanenza di struttura che esiste nel Tempo, ma è in qualche modo indipendente da esso, è una della principali caratteristiche del regno della Dea. Potremmo in termini generali collegarla allo Spazio, ma il suo principio, se può essere espresso attraverso Spazio e Tempo, li precede entrambi, e si può semplicemente chiamare Forma.

In questo senso, la Forma è lo schema dell'Altromondo da cui traggono origine gli eventi. Il volere del Dio, orientato verso il Tempo e che induce il cambiamento viene applicato all'interno delle strutture mantenute dalla Dea."
(Alexei Kondratiev - Il tempo dei Celti)



LA COSCIENZA NELL'UNIVERSO 
E LA COSCIENZA NELL'ESSERE UMANO


"IN PRINCIPIO ERA IL VERBO, E IL VERBO ERA CON DIO, E IL VERBO ERA DIO. 
ESSO ERA AL PRINCIPIO CON DIO, TUTTE LE COSE SONO STATE FATTE PER MEZZO SUO 
E NULLA DI CIO' CHE E' STATO FATTO, E' STATO FATTO SENZA DI LUI.
IN LUI ERA LA VITA, E LA VITA ERA LA LUCE DEGLI UOMINI, 
E LA LUCE BRILLO' NELLE TENEBRE."
       (Giovanni, 1, 1-5)

"Il verbo eterno, essenza della Parola, è la potenza virtuale dell'Assoluto; potenza che, incarnandosi nella Vergine Cosmica, Saggezza o Coscienza Cosmica, diviene Verbo-Parola, autore di tutte le cose mediante la propria incarnazione.

Tutto ciò che entra nel Divenire è dunque incarnazione del Verbo-Parola. Ogni incarnazione è gestazione che, in principio, è tenebra. E' detto che in queste tenebre brillò la Luce, questa "luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo" (Giov. 1,9).

Questa Luce è Coscienza. Ogni cosa esistente, essendo una manifestazione del Verbo, un ritmo del Verbo, un verbo del Verbo, è una coscienza specificata. Questa coscienza è la coscienza essenziale o innata della specie, veicolata dal seme, arricchita nell'essere umano dalla coscienza permanente delle sue precedenti esperienze.

La cosceinza innata, che plasma tutti i regni della Natura, diviene la coscienza istintiva nel regno animale; è assopita nell'uomo dalla sua educazione artificiale che orienta tutta la sua attenzione verso le testimonianze dei sensi e della sua intelligenza razionale.

Ciò che l'uomo chiama volgarmente "coscienza" è la sua coscienza cerebrale, che non è che uno specchio riflettente pensieri o deduzioni basate sull'associazione di idee o impressioni o di emozioni, delle quali è incapace di discernere la provenienza e la realtà.

Per dirla altrimenti, la coscienza cerebrale è una proiezione mentale di ciò che l'uomo crede di essere, di ciò che egli crede di volere o fare, ma che effettivamente subisce perchè ignora quelle influenze esteriori o interiori che determinano le sue azioni o gesta, perchè la sua coscienza cerebrale non è più in contatto con i suoi stati di coscienza reale di quanto lo siano due ricetrasmittenti sintonizzate su frequenze diverse.

L'uomo che non conosce sperimentalmente i suoi diversi stati di coscienza, subisce delle pulsioni: il suo libero arbitrio è illusorio. 
E' questa tragica illusione che fa dell'essere umano, per intelligente che sia, un burattino irresponsabile rispetto al proprio destino, questa illusione è causa di errori così disastrosi che essa è il primo ostacolo da eliminare, per trovare il vero scopo della nostra esistenza e per non morire completamente."
(Isha Schwaller de Lubicz - L'apertura del cammino)




LA QUARTA DIMENSIONE


"Diciamo che ognuno di noi quando nasce porta con sè un piccolo anello di potere. Questo piccolo anello è messo in uso immediatamente. Perciò ognuno di noi è già agganciato fino dalla nascita e i nostri anelli di potere sono uniti a quelli di tutti gli altri. In altre parole, i nostri anelli di potere sono agganciati al fare del mondo per fabbricare il mondo"
       (Carlos Castaneda, Viaggio a Ixtlan)

"Tre tipi di uomini camminano oggi sulla Terra. Ognuno di essi esprime qualcosa che sfugge al singolo individuo e al sociologo, perchè questo qualcosa ha significato solo per ciò che vive in un'altra dimensione della Vita. 

Un tipo d'uomo è quello che, seguendo le scoperte della scienza e della tecnica, è convinto che l'umanità è al culmine del suo sapere. 

Un altro tipo d'uomo è quello che, analizzando i riultati dei diversi rami della scienza, si convince sempre di più che l'uomo non conosce quasi nulla del creato, e si accorge sempre di più che, a ogni nuova scoperta, invece di restringersi, si allargano i nostri orizzonti, soltanto per farci provare lo smarrimento della nostra impotenza.

Ma c'è un terzo tipo d'uomo, quello che ha intuito che i sensi umani sono limitati, e che perciò non possono farci percepire completamente  la realtà che ci circonda nella sua pienezza. 
Per questo tipo d'uomo ciò che conta è vivere la propria vita in armonia con le cose che lo circondano, lasciandosi guidare dalle giuste leggi della natura, senza chiedersi mentalmente il perchè delle cose, ma lasciando che le cose gli insegnino a vivere, a espandere la propria coscienza. Questa è la giusta via di mezzo.

Questo tipo d'uomo è stato delineato, recentemente, anche da calcolatori elettronici. Nel 1972 fu tenuta una conferenza all'Università dello Stato della Pennsylvania per verificare le risposte che i grossi computer americani avevano dato riguardo la vita e il comportamento umano.

I grossi cervelli elettronici hanno risposto che ciò che conta non è lo sterile sapere dei ricercatori, ma è il vivere che fa intuire le altre dimensioni della vita. Gli strani silenzi dei computer hanno indicato le censure dei nostri sensi, le cose che esistevano in altre dimensioni del cosmo e che sono tuttora ignorate dalla nostra cultura. Un libro è stato pubblicato su questa conferenza.

Questo terzo tipo d'uomo, oggi, non insegna nelle università, non fa politica attiva, non si agita per far denaro o per farsi conoscere. E' il tipo d'uomo che vive cercando di essere buono e comprensivo e, come fanno intuire le strane risposte e i silenzi dei computer, cerca di superare le illusorie barriere dello spazio e del tempo per vivere nella quarta dimensione, quella che ci dà la sensazione della reale esistenza dello spirito."

(Bernardino del Boca - La Quarta Dimensione)


 
LA GIOIA DELL'ESSERE


 "Per rendervi conto se vi siete lasciati sopraffare dal tempo psicologico, potete utilizzare un semplice criterio:

DOMANDATEVI: vi sono gioia, facilità e leggerezza in ciò che sto facendo?
Se non ve ne sono, allora il tempo sta nascondendo il momento presente, e la vita viene percepita come fardello o come lotta.
Se non vi sono gioia, facilità e leggerezza in quello che state facendo, ciò non significa necessariamente che dovete modificare ciò che state facendo.

Può essere sufficiente modificare il come. Il "come" è sempre più importante del "che cosa".
Vedete se potete prestare molta più attenzione al fare che non al risultato che volete ottenere attraverso il fare. Dedicate la massima attenzione a ciò che offre il momento presente. Questo implica che accettiate completamente ciò che è, perchè non potete dedicare la vostra massima attenzione e allo stesso tempo opporvi resistenza.
Non appena onorate il momento presente, ogni infelicità e ogni sforzo si dissolvono, e la vita comincia a scorrere con gioia e facilità.
Quando agite sulla base della consapevolezza del momento presente, qualunque cosa facciate si impregna di un senso di qualità, di sollecitudine e di amore, anche l'azione più semplice.
NON PREOCCUPATEVI DEI FRUTTI DELLA VOSTRA AZIONE, limitatevi a prestare attenzione all'azione in sè stessa. I FRUTTI VERRANNO DA SOLI. Questa è una potente patica spirituale.

Quando lo sforzo compulsivo di allontanarsi dall'Adesso viene meno, la gioia dell'Essere fluisce in ogni cosa che fate. Nel momento in cui la vostra attenzione si rivolge all'Adesso, avvertite una presenza, una tranquillità, una pace.
Non dipendete più dal futuro per trovare appagamento e soddisfazione, non guardate più al futuro per trovare la salvezza.

Pertanto non siete attaccati ai risultati. Nè il fallimento nè il successo hanno il potere di modificare il vostro stato interiore dell'Essere. Avete trovato la vita dietro la vostra situazione di vita.

In assenza di tempo psicologico, il vostro senso del sè è tratto dal'Essere, non dal vostro passato personale. Pertanto il bisogno psicologico di diventare qualunque cosa diversa da ciò che siete non esiste più. 

Nel mondo, a livello della vostra situazione di vita, potete effettivamente diventare ricchi, acquisire conoscenza, avere successo, liberarvi da questo e da quello, ma nella dimensione profonda dell'essere siete completi e integri adesso."

(Eckhart Tolle - Come mettere in pratica Il Potere di Adesso)


IL LAVORO ALCHEMICO

 "Concentrando i propri sforzi sulla trasformazione della materia, gli alchimisti avevano una comprensione del lavoro spirituale migliore di molti sedicenti spiritualisti, i quali fanno di tutto per rifuggire dalla materia e per separare il corpo dallo spirito.

L'alchimia non taglia l'uomo in due: uno spirito, il solo che sia degno della nostra attenzione, e un corpo che si debba ignorare, disprezzare, maltrattare. Lo spirito e la materia, lo spirito e il corpo hanno un lavoro da fare insieme.

Il corpo non è la tomba dello spirito. O, più esattamente, il corpo è la tomba dello spirito soltanto per chi non abbia compreso il significato del primo versetto della Genesi: "In principio Dio creò il cielo e la terra". Sì, non soltanto il cielo, ma il cielo e la terra. Per "cielo" bisogna intendere lo spirito, e per "terra bisogna intendere la materia, e se Dio ha creato l'una e l'altra, significa che essi hanno qualcosa da fare insieme.

Separare il corpo dallo spirito equivale a separare una casa dal suo tetto: esposta alle intemperie, la casa si sgretola. E cosa ne sarebbe del tetto, se non avesse le quattro mura su cui appoggiare?
Soffermiamoci su questa immagine della casa. Schematicamente, una casa è un quadrato sormontato da un triangolo. Il triangolo sta sopra il quadrato: il 3 sta sopra il 4.

Il 3 equivale ai tre principi - intelletto, cuore e volontà - per mezzo dei quali si manifesta in noi la Trinità divina: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Il 3 rappresenta dunque il mondo spirituale. E il 4 rappresenta i quattro elementi (o i quattro stati della materia) e le quattro direzioni dello spazio, vale a dire il mondo fisico.

E' sui tre principi e sui quattro elementi che gli alchimisti hanno fondato la propria scienza e il proprio lavoro. I tre principi sono lo Zolfo, il Mercurio e il Sale, e i quattro elementi sono la Terrra, l'Acqua, l'Aria e il Fuoco.
Sommando insieme il 3 e il 4 si ottiene il 7, simbolo dell'unione dello spirito e della materia. 
(......)
Ed ora, usciamo dallo spazio a due dimensioni (quadrato e triangolo) per entrare nello spazio a tre dimensioni (il cubo sormontato da una piramide).
Il cubo - che rappresenta nel campo dei volumi ciò che il quadrato rappresenta nel campo delle superfici - per la sua forma compatta ha ancora di più la capacità di rappresentare la materia, la sua solidità e la sua stabilità.

Sì, ma la materia deve questa stabilità soltanto al lavoro dello spirito, simboleggiato dalla piramide formata dai quattro triangoli che sormontano il cubo.Infatti, quando la materia non è animata e vivificata dallo spirito, essa si sgretola.

La piramide è formata da quattro facce triangolari, che rappresentano i due principi psichici (il cuore e l'intelletto) e i due principi spirituali (l'anima e lo spirito). Cuore, intelletto, anima e spirito lavorano sulla materia del corpo fisico (il cubo).

Per sfuggire alle limitazioni della materia, bisogna uscire dal 4 ed entrare nel 3, lo spirito. Finchè si rimane nella materia, finchè ci si aspetta di avere dalla materia sviluppo personale, soddisfazione e salute, è impossibile uscire dalle proprie dificoltà e dalle proprie debolezze; si è limitati, imprigionati.

Uscire dal 4 per salire fino a 3 è la sola via d'uscita nel momento delle prove. Il 3 è il tetto, ed è là che bisogna salire e che bisogna restare, qualunque cosa accada!

Questo è il senso delle parole di Gesù: Quando vedrete l'abominio della desolazione annunciata dal profeta Daniele, colui che è sul tetto non scenda per prendere qualcosa che è nella sua casa..." Non scendere dal tetto.... Questa raccomandazione deve evidentemente essere compresa sul piano spirituale. 
(....)
Nel lingaggio eterno dei simboli il tetto è lo spirito, dove si è sempre al sicuro, nella pace. Il consiglio di Gesù concerne dunque la vita psichica. Quando scoppiano dei disordini nel mondo o dentro di sè, non si deve mai cercare aiuto in basso, ma bisogna sforzarsi di salire il più in alto possibile, e di restare là, in cima; in altre parole bisogna riflettere, ragionare e legarsi a Cielo, per trovare la pace e la luce.
Solo allora s vedrà chiaro, e si toveranno i mezzi per agire e salvare sè stessi e gli altri.

(Omraam Michael Aivanhov - La pietra filosofale)


DELL'ANIMA E DELLA COSCIENZA

 "La confusione causata dall'abitudine a usare impropriamente le parole "anima" e "coscienza" è aggravata dall'imprecisione del loro significato, abitudine che atrofizza la "comprensione" di colui che parla come di colui che ascolta.

In tempi nuovi occorre un linguaggio nuovo, non fosse altro che per rendere alla parola il suo "spirito" originale, il suo Verbo vivente, esauritosi per la ripetizione abitudinaria. La parola giusta è una parola magica per l'orecchio attento al suo significato essenziale, ma l'alterazione di essa minaccia di distorcere, con la sua deformazione, tutto il comportamento dell'uomo.

Poche parole hanno causato, con la loro alterazione, conseguenze così funeste come le espressioni "anima" e "coscienza", perchè le realtà che esprimono sono gli elementi base di ciò che costituisce l'uomo non mortale e che può illuminarlo sullo scopo della sua esistenza.

Ogni volta che un insegnamento iniziatico è stato soppiantato dai dogmi usciti dalle dispute teologiche, il senso delle parole "anima" e "coscienza" ha subito delle varianti, conformi alle dottrine religiose o ai saggi filosofici aventi autorevolezza in quell'epoca.
Ne
i primi secoli del cristianesimo si parlava del "ternario": corpo, anima e spirito. San Paolo non temeva di insegnare che mentre il corpo del Cristo stava nella tomba, la sua anima discese "agli inferi", mentre il suo spirito fu "deposto nelle mani del Padre". Le discussioni di Origene con Eraclide riguardo al ternario umano - corpo, anima e spirito - non sono che un episodio delle innumerevoli dispute teologiche che hanno, alla fine, portato all'oscura semplificazion e del catechismo cattolico: la composizione binara dell'uomo, un'anima e un corpo.  

Che si tratti di Origene o di altri teologi, i cui testi parlano dell'anima impura o cattiva o visiozza, essi non hanno potuto in questo modo qualificare la "scintilla divina" che è l'anima spirituale...

Non si può nemmeno identificarla con "l'anima veicolata dal sangue", che Mosè proibisce di mangiare con la carne degli animali (anima che appartiene dunque anche agli animali). In un altro testo in cui si parla "dell'anima che, posta a metà strada fra la carne e lo spirito", può indirizzarsi sia verso la carne che verso lo spirito, si ritrova sempre corpo, anima e spirito. Confermando questa idea, la Qabala ebraica differenzia nephesh (anima sensitivo-vegetativa portata dal sangue), da ruach, lo spirito o anima immortale. 

Tutte le tradizioni iniziatiche hanno dato agli stati non materiali dell'uomo dei nomi che determinano le loro qualità di sottigliezza e d'immortalità, differenziando così questi stati psico-spirituali, che il cattolicesimo confonde con un'unica parola pericolosamente globale: l'anima.

Ognuna di queste tradizioni ha scelto, per esprimerle, delle parole e dei simboli convenienti all'evoluzione e al "genio" particolare di ogni razza e di ciascun Tempo. Volerle trasporre è esporsi ad una interpretazione errata.
Dunque è pericoloso l'oblio di due concetti essenziali:

a.  il passato non può imporre la sua legge al momento attuale: solo il momento   presente apporta alla coscienza umana l'esperienza che le conviene

b.  la Saggezza può essere applicata al miglioramento delle masse, ma la sua instaurazione diretta per trascendere un essere umano, non può che realizzarsi individualmente.

Da queste leggi bisogna inferire: 

-  il dovere di differenziare delle realtà essenziali, secondo che si indirizzi alle masse o agli individui;
-  la necessità di adattare i termini impiegati alle possibilità ricettive dei contemporanei. 

L'impiego del senso esatto delle parole decresce in proporzione diretta alla cultura democratica, la cui istruzione superficiale volgarizza tutte le nozioni, distrugge il rispetto del gesto e della parola essenziali e degrada il discernimento mediante l'abitudine al pressapochismo.
Il discernimento non può essere coltivato senza risvegliare il senso del REALE e del RELATIVO; ciò che è reale non può essere conosciuto che da ciò che nell'uomo è reale, vale a dire indistruttibile.
I differenti stati dell'essere non mortale possono essere definiti attraverso la sola parola "Coscienza", la quae deve ancora essere compresa nella sua essenza."

(Isha Schwaller de Lubicz - L'apertura del cammino)


                                        LA MEDITAZIONE DELLA LUCE


Anni fa, quando ero ancora un giovanissimo discepolo presso il Maestro Peter Deunov, gli avevo posto questa domanda: "Qual'è il mezzo più efficace per sviluppare le facoltà spirituali e trovare Dio?". 

Egli mi aveva risposto soltanto: "Bisogna pensare alla luce, concentrarsi sulla luce che penetra tutto l'universo".
Ho lavorato a lungo sull'immagine della luce, e ho imparato molto. 

Dio non è la luce, è infinitamente più di questo, e non Lo si può conoscere, nè tantomeno immaginare; ma essendo la luce la prima emanazione divina, essa contiene tutte le qualità, tutte le virtù di Dio. 

Non si può dunque conoscere Dio, non ci si può legare a Lui e non Lo si può amare se non attraverso la luce.
Ogni giorno possiamo quindi fare questo lavoro con la luce, possiamo concentrarci ogni giorno sulla luce, berla, mangiarla, risposarci in lei, fonderci in lei, impregnarcene, e sentire che l'universo intero è colmo di luce. (....)

Ogni mattina, prima di immergervi in qualunque altra preoccupazione, rivolgete il vostro pensiero alla luce, come se tutto dipendesse da lei, come se la vostra vita dipendesse da lei
Fate come se fosse giunto il vostro ultimo istante, immaginate di essere sul punto di dover lasciare la terra e che soltanto la luce vi possa salvare. Vi concentrate allora sull'immagine della luce che compenentra tutto l'universo e apporta tutte le benedizioni. Per un momento, non deve contare niente altro.

Quella luce potete immaginarla viola, blu, indaco, blu, verde, gialla, arancione o rossa, ma è preferibile concentrarsi sulla luce bianca, che è una sintesi di tutte le altre, poichè riunisce le virtù del viola, dell'indaco, del blu, del verde, del giallo, dell'arancione e del rosso.

Quando sarete riusciti a concentrarvi sulla luce, e la sentirete come un oceano che vibra, che palpita, che freme, dove tutto è gioia e armonia, comincerete a sentire che quella luce è un profumo e una musica, quella musica cosmica che viene definita "la musica delle sfere", il canto di tutto ciò che esiste nell'universo.

Se prendete l'abitudine di consacrare ogni giorno un lungo momento alla luce, la attirerete e la introdurrete in voi; così facendo tutte le vecchie particelle del vostro corpo fisico, astrale e mentale saranno a poco a poco sostituite da particelle più pure e luminose. (....)

Potete fare questo esercizio con la luce coordinandolo con il respiro. Inspirate, pensando di attirare la luce, ed espirate pensando di proiettarla su voi stessi, sui vostri organi, sulle vostre cellule. Inspirate di nuovo....e poi espirate. Ben presto potrete constatare come questo esercizio agisca favorevolmentee su di voi, apportandovi uno dei tesori più preziosi: la pace interiore.

Una volta che avete attirato in voi la luce, potete fare un secondo esercizio: inspirate la luce, e quando la espirate, immaginate di proiettarla sul mondo intero. 

Naturalmente non è possibile praticare in maniera efficace questo secondo esercizio se non dopo aver a lungo praticato il primo, e sostituito dentro di sè molte delle particelle opache e malaticce con particelle di luce. (...)

Ora aggiungerò che, per sostenere questi esercizi di meditazione sulla luce, affinchè si rivelino realmente fruttuosi, non li si deve circoscrivere ai momenti in cui ci si siede per meditare. Non appena avete un momento libero, chiudete gli occhi e concentratevi sulla luce. (....)

Se riuscirete a fare della luce la vostra preoccupazione costante, trasformerete la vostra vita. Quando sentite che la vostra anima è ottenebrata da un dispiacere, da una difficoltà o da un dubbio, dirigetevi verso la luce e parlatele. Ditele: "O luce, tu che sei la più saggia, entra in me, vieni a illuminare il mio cuore e il mio cervello". E la luce viene e vi illumina. 

Se volete aiutare una persona in difficoltà, mandatele attraverso il pensiero dei raggi luminosi, penetratela con quei raggi. (...) 

Prima di entrare in una casa, raccoglietevi qualche istante, pensando che quella casa e i suoi abitanti siano immersi nella luce. Come potrebbero allora non essere felici di accogliervi?"

(Omraam Mikael Aivanhov - Cercate il Regno di Dio e la sua Giustizia)

 CHE COS'E' IL RITO


  Rito è l'arte di prendersi una pausa. 
Una pausa dal sentiero battuto della vita quotidiana, 
ci diamo il tempo di vedere dove stiamo camminando. 
Ritardiamo il viaggio per guardarci  intorno, per contemplare, 
per esaminare e confermare la nostra direzione, 
per renderci conto della straordinaria bellezza 
e potenzialità del mondo intorno a noi. 
E' un'esperienza. Un'azione profondamente personale
anche quando è condivisa;
il rito ricondiziona la nostra prospettiva. 
E' la pratica di ricordare a noi stessi
del valore e del potere della vita.
E' quel momento in cui ci fermiamo e, guardandoci intorno,
comprediamo che la vita è sacra.
Percepire il mondo come semplice materia, come energia fisica senza uno scopo,
come reazioni chimiche, non toglie niente dal miracolo della sua meccanica,
ciò che è notevole è tutto intorno a noi, pulsa dentro di noi.
Non abbiamo bisogno di camminare su sentieri sgombrati di un'antica religione 
o di studiare una spiritualtà per rispettare i poteri della natura.
Ma spostare il nostro punto di percezione per vedere l'energia vivente
di ogni creatura, di ogni aspetto della creazione, 
trasforma il nostro mondo e il modo in cui rispondiamo ad esso.
Questo punto di vista animistico, che ci dà insegnamenti sulla forza vitale 
e permette alla forza vitale di insegnare a noi, 
riconosce che tutto è fatto essenzialmente di spirito.
Spirito è la forza vitale, l'energia della creazione.
E' il punto centrale di qualsiasi realtà, 
la fonte serena e il fuoco intangibile.
In qualunque misura il flusso di quella energia venga dalla capacità di sentire,
qualunque siano i livelli di consapevolezza e di scopo inconscio,
la forma fisica di ogni essere 
è l'espressione creativa della sua essenza spirituale.
Il fiore della clematide, che danza purpureo nel sole, 
ci rivela la bellezza della sua natura spirituale,
l'energia che brilla al suo interno ne contiene anche la forma.
I colori trasparenti e setosi del pitone, 
che si muove con tale facilità concentrata, 
riflettono la concentrazione del suo spirito.
Il calabrone, l'ostrica, la quercia, tutti ci mostrano facce dello spirito,
l'energia della vita che scorre attraverso la creatività.
Fare una pausa, spostarsi da un lato, nell'arte del rito,
per vedere più chiaramente il nostro viaggio 
e il sentiero su cui stiamo camminando; 
così impariamo a vedere l'essenza dello spirito.
E' in quell'essenza che risiede il potere della vita.

(Emma Restall Orr - Rituale)

L'INTERNO E L'ESTERNO 
DELLE COSE


"Ciò che è in basso eguaglia ciò che è in alto

e ciò che è in alto eguaglia ciò che è in basso,
per compiere il miracolo di una sola cosa"
(La Tavola di Smeraldo)

Ermete Trismegisto (il tre volte grande) sigilla ne "La Tavola di Smeraldo" 
una chiave d'oro, che faremo nostra nel tentativo di penetrare il mistero 
che ci sembra essenziale, quello che ci cattura proprio quando 
non cerchiamo di catturarlo, che contemporaneamente 
si impone e si sottrae al nostro intelletto impotente: 
il mistero dell'uomo. 
Fino ad oggi, nell'attuale civiltà, abbiamo provato ad afferrare
il mondo e i suoi misteri con lo strumento dell'intelletto.
Abbiamo in tal modo osservato il mondo 
come un bambino guarda un giocattolo meccanico,
del quale smonta tutti gli ingranaggi per carpirne i segreti.
Abbiamo posto l'uomo e il mondo come due oggetti eterogenei,
come due entità estranee l'una all'altra,
considerando colui che conosce (l'uomo) e l'oggetto da conoscere (il mondo)
come irriducibili l'uno all'altro.
E quando l'oggetto da conoscere si chiama "scienze umane"
arriviamo all'assurdo che l'uomo ha studiato l'uomo
senza sapere per definizione di quale strumentazione
disponeva per operare, per conoscersi.

"Conosci te stesso e conoscerai l'universo e gli déi" 
dice ancora la sapienza ermetica.
E questa chiave non ci invita forse a considerare, da un lato,
l'uomo nel mondo e, dall'altro, il mondo nell'uomo, 
come il diritto e il rovescio di una medaglia, d'una medesima realtà segreta, legando così insieme i due aspetti palesi dall' "interno"?
L'interno e l'esterno delle cose non hanno qui nulla di spaziale;
si tratta dapprima di una "scorza" che appartiene 
all'ambito della manifestazione; 
poi d'una "polpa" che ci conduce fino al "nocciolo.
(.....)
La scorza, di cui abbiamo appena parlato, non coincide con il "basso"
e il nocciolo con l' "alto" che il divino Ermete 
distingue tra loro ma  non separa?
Ermete, l'uomo che partecipa "dall'alto", distingue
l'uomo "dal basso" separa e finisce per negare ciò da cui è separato.
Rimasto solo in questo "basso", urta contro il non-senso della sua vita
che diviene inumana a forza di essere soltanto umana,
per quel tanto che si possa dire "umano" il troncone
che è la scorza separata dal nocciolo"

 (Annick de Souzenelle - Il Simbolismo del Corpo Umano)

I BAMBINI DAGLI OCCHI DI SOLE

Ho visto i luminosi pionieri dell'Onnipotente
al confine dove il cielo si volge verso la vita,
scendere le scale d'ambra della nascita;
i precursori di una Divina moltitudine.
Essi venivano sul Sentiero della Stella del Mattino,
nella piccola stanza della vita mortale.

Li ho visti attraversare la penombra di una età
i bambini dagli occhi solari
portatori di una meravigliosa Aurora,
i grandi creatori dal calmo aspetto.

Li ho visti gli abbattitori delle barriere del mondo
i lottatori contro il destino nato dalla paura.
Li ho visti i lavoratori della Casa degli Dei,
i messaggeri di ciò che non può essere comunicato,
gli architetti dell'immortalità.

Li ho visti cadere nella sfera umana,
con i volti ancora luminosi della gloria immortale,
con voci che ancora parlavano con i pensieri di Dio,
con corpi resi splendenti dalla Luce dello spirito.

Portavano la Magica Parola, il Mistico Fuoco,
la dionisiaca Coppa della Gioia.

Li ho visti, i bambini che rendono l'uomo migliore,
coloro che cantano uno sconosciuto inno dell'Anima.
Ho sentito l'eco dei loro passi nei corridoi del tempo.
Ho visto gli alti sacerdoti della Saggezza,
della dolcezza, della Potenza e della Felicità Celeste,
i rivelatori delle vie solari della Bellezza,
i nuotatori delle acque tempestose dell'Amore,
i danzatori che aprono le porte d'oro del Nuovo Tempo.

Sono qui.
Camminano fra noi per mutare la sofferenza in gioia,
per giustificare la Luce sul volto della Natura.

Sri Aurobindo  


LA POTENZA DELLA PAROLA


"Dai tempi più remoti, gli Iniziati conoscevano la potenza della parola. 
Ecco perchè la benedizione ha ancor oggi una così grande importanza 
nei riti religiosi. La parola "benedire" significa: 
dire cose buone, nel senso di pronunciare parole che portano bene. 

La vera benedizione è quindi un gesto di magia bianca. Certo, per compiere quell'atto di magia bianca l'uomo deve essere disinteressato, 
puro e in grado di dominare sè stesso. 
Quanto a colui che riceve tale benedizione, è necessario che sia almeno ricettivo, 
desideroso di evolvere e di lavorare per il bene. 

Se queste premesse non esistono, la benedizione rimane senza effetto. Comunque, malgrado tutto, è sempre bene conservare il rito della benedizione, con la speranza che un giorno, prendendo l'umanità coscienza del suo significato, divenga una parola e un gesto efficace.

Anche voi dovete prendere l'abitudine di dire parole benefiche. 
Quando toccate la testolina del vostro bamabino o le sue manine e i suoi piedini, e anche quando stringete tra le braccia l'essere che amate, perchè non benedirlo, affinchè gli angeli vengano a fare di lui un essere meraviglioso?

Si deve benedire tutto, tutto ciò che toccate, gli oggetti, 
il nutrimento e le creature. 
Si deve parlare con amore e con dolcezza non soltanto agli esseri umani, 
ma anche ai fiori, agli uccelli,  agli alberi e agli animali, 
poichè questa è un'abitudine divina.

Colui che sa dire parola ispiratrici, che vivificano, 
possiede una bacchetta magica nella sua bocca. 
Egli non si pronuncerà mai invano, perchè c'è sempre nella natura 
uno dei quattro elementi: la terra, l'acqua, l'aria, il fuoco, pronto, attento, 
in attesa di partecipare alla realizzazione di tutto ciò che viene espresso. 

Può darsi anche che la realizzazione avvenga in un luogo molto lontano 
da colui che ha donato i germi, e che non la si possa quindi vedere; 
sappiate tuttavia che il fatto avviene.
Come il vendo porta lontano il polline e i semi, 
così le vostre buone parole vanno a produrre 
lontano dai vostri occhi risultati meravigliosi.

Per parlare alle pietre, alle piante, agli animali, 
bisogna sapere dove si trova la loro entità. 
Non si trova comunque sul piano fisico, come per l'uomo. 
L'uomo possiede la coscienza poichè la sua entità è discesa sul piano fisico. 
L'entità dell'animale si trova nel piano astrale; 
quella delle piante nel piano mentale; 
ecco perchè sono estremamente limitate nelle loro manifestazioni.

Quanto all'entità delle pietre, quella si trova molto, molto lontano, 
nel piano causale, ed è questa la ragione per cui appaiono prive di vita, 
ma, anche se la loro vitalità è molto tenue, in realtà sono vive. 
Prendete un sasso in mano e ditegli delle parole dolci: 
quelle parole verranno registrate. 
Parlate anche ai semi, ai fiori e alle erbe 
prima di metterle nella terra: cresceranno meglio. (.....)

Le parole sono potenti, e dovete imparare a servirvene 
per trasformare tutto intorno a voi, e per trasformare anche voi stessi. 

Quando avete freddo e vi sentite soli e abbandonati, 
quando avete l'impressione che nessuno vi ami, 
pronunciate la parola "amore", 
una, due volte, dieci volte, e nelle manierre più svariate: 
scatenerete così le potenze cosmiche dell'amore 
e non vi sentirete più soli nè abbandonati... 

Quando vi sentite immersi nelle tenebre, 
come se foste caduti fino in fondo ad una voragine, 
pronunciate le parole "saggezza" e "luce", 
affinchè vibrino e cantino in tutte le cellule del vostro corpo. 
In quell'istante tutto si chiarirà in voi...

Quando invece vi sentite tormentati, limitati e turbati, 
pronunciate la parola "libertà". 

(Omraam Mikael Aivanhov - Il Libro della Magia Divina)


ESPLORARE I RITMI INTERIORI



"La trasformazione della coscienza umana e la trasformazione del pianeta sono intimamente connesse; l'umanità influenza ed è influenzata dal pianeta.

C'è un continuo scambio di energia tra il corpo della terra e il corpo dell'umanità; l'uno non potrebbe esistere senza l'altro, perchè ognuno è creato e sostenuto dall'altro.

Nel corso della storia sia il pianeta che l'umanità hanno continuato a cambiare. La vita in tutte le sue forme crea e trasforma continuamente sé stessa. 

Non vi è nulla di statico nell'universo. Tutto è in costante stato di moto.

Il pianeta è un riflesso del livello della coscienza collettiva degli individui che lo abitano in ogni tempo. 
Se la coscienza si trasforma, anche il pianeta si trasforma.

Nella storia dell'insediamento umano sul pianeta, l'effetto cumulativo dei cicli di crescita e di trasformazione ha dato come risultato una spirale nella coscienza umana e planetaria.

In ogni ciclo di trasformazione completo l'energia procede attraverso tre stadi principali che creano un effetto circolare.
In ogni ciclo di trasformazione l'energia parte da uno stato di integrazione e va verso uno stato di disintegrazione che culmina in seguito alla reintegrazione dell'energia.

Con la reintegrazione dell'energia il ciclo è completo, ma l'energia si è intensificata in senso vibratorio creando così una spirale.
Questo rappresenta un nuovo livello di integrazione, comprensione e presa di coscienza ottenuto grazie all'esperienza.

Questo, per l'individuo, si traduce nella sensazione di arrivare sempre al punto di partenza, ma ogni volta che ricominciamo dall'inizio, portiamo con noi un nuovo punto di vista, una nuova consapevolezza."

(Christa Faye Burka - La coscienza del sè)


LA MEDIAZIONE DEL CUORE


"Essa consiste nel concentrare tranquillamente l'attenzione sul cuore  sulla regione situata fra il cuore e il plesso solare, poichè è la sede fisica del Cuore spirituale.
E' il vero tabernacolo della Presenza Divina di cui il corpo umano è il tempio.
Là deve essere concentrata la nostra attenzione vigile, per ascoltarvi i suggerimenti del nostro Testimone spirituale e per custodire il Fuoco animatore. 
Il sentimento di questa Presenza è la forza che permette di superare gli ostacoli, se è costantemente intensificata dalla mediazione. Questa mediazione deve cominciare con un intenso sforzo di identificazione del nostro cuore con il Cuore Cosmico, che è la nostra sorgente di vita e di luce, centro e principio di ogni affinità.
Dobbiamo lasciarci penetrare dalla potenza pacificante del nostro Cuore totale, sia fisico che spirituale, renderlo pienamente efficace con la nostra certezza.
Non si tratta affatto di autosuggestione nè di immaginazione, ma di una "fusione", cioè di comunione con una Realtà.
Bisogna infine abbandonare ogni sensazione  di ansia, pessimismo o sentimento di rancore, che impedirebbero questa  comunione. (.......)
La prima difficoltà della Via del Cuore è la sua semplicità, perchè per la nostra mentalità moderna abituata alla complessità, la semplicità di un mezzo sembra incompatibile con la sua efficacia. (.......)
Tuttavia semplicità non vuol dire facilità, ma ingenuità di intenzioni e di procedimenti. La semplice intenzione richiede la chiarezza dello scopo, con la soppressione di giravolte superflue e di ostacoli inutili.
La semplicità di pensiero è l'eliminazione di tutte le idee estranee alla natura del soggetto.
La semplicità del cuore è il distacco da ciò che non è essenziale relativamente allo scopo che si persegue, disttacco dalle precedenti acquisizioni cerebrali, dai pregiudizi, dalle opinioni e dalle credenze, al fine di partire alla ricerca del Reale, con l'ingenuità di un bambino che guarda il mondo con degli occhi nuovi."

(Isha Schwaller de Lubicz - L'apertura del cammino)  


IL CREDO DEL GUERRIERO

Non ho genitori: ho fatto dei cieli e della terra i miei genitori
Non ho casa: ho fatto della consapevolezza la mia casa
Non ho vita nè morte: ho fatto dei flussi del respiro la mia vita e la mia morte
Non ho poteri divini: ho fatto dell'onestà il mio potere divino
Non ho messi: ho fatto della comprensione il mio messo
Non ho segreti magici: ho fatto del carattere il mio segreto magico
Non ho corpo: ho fatto della pazienza il mio corpo
Non ho occhi: ho fatto dei lami di luce i miei occhi
Non ho orecchie: ho fatto della sensibilità le mie orecchie
Non ho arti: ho fatto della prontezza i miei arti
Non ho strategia: ho fatto della "liberazione dall'offuscamento" la mia stategia
Non ho progetti: ho fatto dell' "afferrare al volo l'opportunità" il mio progetto
Non ho miracoli: ho fatto della giusta azione il mio miracolo
Non ho principi: ho fatto dell'adattabilità a tutte le circostanze il mio principio
Non ho tattiche: ho fatto della pienezza e della vacuità le mie tattiche
Non ho talenti: ho fatto dell'intelligenza pronta il mio talento
Non ho amici: ho fatto della mia mente il mio amico
Non ho nemici: ho fatto della noncuranza il mio nemico
Non ho armatura: ho fatto della benevolenza e della rettitudine la mia armatura
Non ho castello: ho fatto della mente inamovibile il mio castello
Non ho spada: ho fatto dell'assenza dell'ego la mia spada

(Anonimo Samurai, XIV secolo)






"L'inizio della libertà è la realizzazione 
che voi non siete l'entità che vi possiede,
colui che pensa.
Saperlo vi consente di osservare tale entità.
Nel momento in cui cominciate 
ad osservare colui che pensa,
si attiva un più elevato livello di coscienza...
Allora cominciate a rendervi conto che vi è 
un vasto regno di inteligenza al di là del pensiero,
che il pensiero è solo 
un aspetto minuscolo di tale intelligenza.
Vi rendete conto, inoltre, 
che tutte le cose veramente importanti
(bellezza, amore, creatività, gioia, pace interiore)
sorgono al di là della mente.
Incominciate a risvegliarvi."
(Eckart Tolle - Come mettere in pratica Il Potere di Adesso)

"Albero, amico mio
mio simile
così carico di musica
sotto le dita del vento
che ti sfogliano
come una fiaba,
albero che come me 
conosci la voce del silenzio
che  dondoli
il fondo dei tuoi ciuffi verdi
il fruscio delle tue mani vive,
albero amico mio tutto mio
perduto come me
perduto nel cielo
perduto nel fango
laccato di luce danzante
dalla pioggia
albero
eco della pena del vento
della gioia degli uccelli,
albero svestito dall'inverno
ti guardo per la prima volta"
(M. Dronet - 8 anni - in "La Danza degli Alberi" di Marcus Parisini)


Camminerò

Con il cuore colmo di vita e di amore camminerò.
Felice seguirò la mia strada.
Felice invocherò le grandi nuvole cariche d’acqua.
Felice invocherò la pioggia che placa la sete.
Felice invocherò i germogli sulle piante.
Felice invocherò polline in abbondanza.
Felice invocherò una coperta di rugiada.
Voglio muovermi nella bellezza e nell’armonia.
La bellezza e l’armonia siano davanti a me.
La bellezza e l’armonia siano dietro di me.
La bellezza e l’armonia siano sotto di me.
La bellezza e l’armonia siano sopra di me.
Che la bellezza e l’armonia siano ovunque, sul mio cammino.
Nella bellezza e nell’armonia tutto si compie.

Tratto dal canto della Notte dei Navaho






"Con l’avvento di un’epoca ecologica, apparirà evidente che il rifiuto, gli scarti non esistono, nulla muore, tutto continua a vivere, assumendo però altre forme e questa non è una filosofia religiosa, è un dato di fatto.
 Forte di una concezione errata, quella del giudizio universale e della resurrezione, la gente crede ancora, come gli antichi egizi, che conservando una persona nel suo aspetto fisico, essa risorgerà il giorno dei giudizio universale giovane com’era in vita. 
Ma è una vera assurdità. Oggi i morti vengono seppelliti in modo particolarmente antiecologico. La salma imputridisce in una cassa ermeticamente chiusa sotto quattro metri di terra. In questo modo le radici degli alberi non possono operare il processo di rigenerazione.
Inoltre una lastra di cemento e fiori artificiali separano il morto dal cielo e alla terra. Un essere umano dovrebbe essere sepolto soltanto a mezzo metro dalla superficie. Poi sulla tomba si dovrebbe piantare un albero. La cassa dovrebbe potersi decomporre in modo che la sostanza organica dei defunto possa essere utile all’albero che vi cresce sopra. 
Esso accoglierà in sé qualcosa del morto, lo trasformerà in sostanza vegetale. 
Quando ci si recherà alla tomba, non si farà visita ad un morto, bensì ad un essere vivente che si è trasformato in albero, che continua a vivere nell’albero. 
Si potrà dire: «Questo è mio nonno, l’albero cresce bene, stupendamente». Si può piantare un bosco magnifico, più bello del solito bosco perché gli alberi avranno radici nei sepolcri. Il bosco potrà estendersi nel circondario e, poiché sicuramente non abbiamo abbastanza boschi, permetterà allo stesso tempo di mantenere, anzi di accrescere il patrimonio forestale. 
Sorgerà un parco, un luogo di cui ci si potrà rallegrare, in cui si potrà vivere e persino andare a caccia. Un luogo fantastico in cui si potrà restare in contatto ininterrotto con la vita e con la morte. Non credo che una qualsiasi autorità possa avere qualcosa in contrario. 
I morti dovrebbero essere sepolti dappertutto, anche nel proprio giardino. I luoghi dei morti saranno contemporaneamente anche le foreste della vita. 
Gli alberi segneranno le tombe. Le persone sceglieranno alberi diversi, per cui non ne risulterà una monocultura, ma un bosco incredibilmente variegato. Questo luogo si trasformerà in un paradiso, nel giardino dell’Eden... "

Hundertwasser, pittore architetto e filosofo del 1900